PERUGIA - L'Associazione Gylania esprime soddisfazione dopo per aver appreso che alcuni ospedali umbri hanno ricevuto da Onda (Osservatorio Nazionale sulla salute della donna) il riconoscimento dei bollini rosa, valido per il biennio 2018-2019. Così l'Umbria sembrerebbe davvero un'isola felice, una regione particolarmente attenta alla salute delle donne e alla medicina di genere. Ma se andiamo a esaminare la realtà nel profondo ci rendiamo conto che non è proprio tutto oro ciò che luccica. Intanto il bollino rosa è sato assegnato, appunto, solo ad alcuni ospedali, facendo del territorio umbro una medicina di qualità ma distribuita a “macchia di leopardo” (e non solo per quanto riguarda la salute delle donne), nel territorio regionale.

Riteniamo che la Regione Umbria, per storia politica e amministrativa e le potenzialità che ha, deve fare di più, perché ci sono tanti temi relativi alla salute delle donne ignorati che andrebbero invece affrontati e risolti.

Ad esempio, come è stato sottolineato più volte, a quasi 40 anni dalla storica approvazione della legge 194 del 1978, in Umbria  il diritto all’aborto è fortemente messo in discussione perché c'è un numero elevato di ginecologi obiettori che non permettono di garantire il livello di servizi minimi essenziali previsti dalla legge stessa, affinché ogni donna riceva le cure di cui ha bisogno, senza discriminazioni per credo etico o religioso da parte del medico deputato ad effettuare l'intervento.

Poi non c'è (o meglio c'era ma è stata bloccata) la sperimentazione della pillola RU486. Qualche mese fa proprio la nostra Associazione ha lanciato una petizione sulla piattaforma www.change.org “Somministrare la RU486 in consultorio anche in Umbria come nel Lazio” che ha raccolto quasi 7000 firme. L'iniziativa prendeva spunto dalla sperimentazione fatta nel 2017 dalla Regione Lazio, in cui le donne potevano accedere all'aborto farmacologico e assumere la pillola RU486 anche nei consultori familiari, fuori dagli ospedali, che mirava alla de-ospedalizzazione dell’aborto. Questo era anche un modo utile e necessario per valorizzare e rilanciare il ruolo dei consultori familiari, presenti nel territorio umbro e per garantire la piena attuazione della legge 194/78.

La petizione corredata dalle firme è stata inviata alla Giunta regionale, nelle persone della Presidente Marini e dell'Assessore Barberini, con la richesta di seguire l'esempio del Lazio. Ovviamente non solo non è stato seguito l'esempio del Lazio ma non è stata data nessuna risposta, a dimostrazione della poca sensibilità sul tema.

E ancora. La Regione Umbria, nel 2016, ha approvato la legge quadro “Norme per le politiche di genere e per una nuova civiltà delle relazioni tra donne e uomini” che vede poco sviluppati gli articoli relativi alla medicina di genere. Ci auguriamo almeno che sarà uno dei temi centrali affrontati da prossimo Piano Sanitario regionale, che proprio oggi ha iniziato il proprio percorso.

Inoltre, poi, per quanto riguarda la violenza di genere è assolutamente indispensabile una maggiore rappresentanza ed efficienza della rete antiviolenza umbra, a cominciare dalla valorizzazione e implementazione dei punti di ascolto territoriali.

Ecco, come vediamo anche in Umbria c'è ancora molta strada da fare in materia di diritti delle donne alla salute, di politiche di genere e pari opportunità.

Associazione Gylania 

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