di Claudio Dionesalvi e Silvio Messinetti

Ma quant’è bella la Secca di Amen­do­lara, ti vien da dire spor­gen­doti dalla barca che dal porto di Schia­vo­nea ci porta fin qui ad ammi­rare una delle perle del golfo di Taranto. "In realtà nelle car­to­gra­fie è cono­sciuto come banco di Amen­do­lara", pre­ci­sano gli abi­tanti che di que­sti fon­dali menano vanto. Se uno poi va a ritroso nel tempo sco­pre che sin dal 1600 le carte nau­ti­che ripor­tano in que­sto lembo di mar Jonio una vera e pro­pria isola deno­mi­nata Insule Febrae. Alcuni sto­rici attri­bui­scono alla secca l’identità dell’isola di Ogi­gia, dimora della ninfa Calipso, dove Ulisse in viag­gio verso Itaca approdò dopo un nau­fra­gio, altri nar­rano che nel 377 a.c. la flotta di Dio­ni­sio il Vec­chio qui affondò.

Ma que­sto patri­mo­nio di mito­lo­gica bio­di­ver­sità marina, indi­vi­duato anche come Sito di impor­tanza comu­ni­ta­ria, ha un alto grado di vul­ne­ra­bi­lità a causa della pesca a stra­scico, per l’inquinamento da sca­ri­chi fognari, per l’ancoraggio non su boe fisse. Basta allon­ta­narsi di qual­che chi­lo­me­tro, spor­gersi nell’entroterra, per imbat­tersi nelle ferite chi­mi­che inferte al ter­ri­to­rio dalla pre­senza di cen­trali Enel e dalle sco­rie pro­ve­nienti dai siti indu­striali cro­to­nesi. E oggi un altro spet­tro, ben più peri­co­loso, aleg­gia sulle acque di Cala­bria: le tri­velle delle mul­ti­na­zio­nali del petrolio.

Il governo Renzi con lo "Sblocca Italia-Italia Fos­sile" ha di fatto san­cito la libe­ra­liz­za­zione delle estra­zioni petro­li­fere e la pri­va­tiz­za­zione di mari e fon­dali. Ogni infra­strut­tura legata agli idro­car­buri (gas­si­fi­ca­tori, stoc­caggi di gas nel sot­to­suolo, sfrut­ta­mento di gia­ci­menti) è con­si­de­rata stra­te­gica. Le norme di tutela pae­sag­gi­stica potranno essere bypas­sate in nome del supe­riore inte­resse delle cor­po­ra­tion del petro­lio. Il titolo con­ces­so­rio sarà unico, e non duplice come era stato sinora (per­messo di ricerca e con­ces­sione di col­ti­va­zione). Le mul­ti­na­zio­nali si fre­gano le mani: indi­vi­duato un gia­ci­mento, potranno recla­mare un diritto acqui­sito.

D’altronde, tutta la pro­ce­dura di Valu­ta­zione impatto ambien­tale (Via) è stata accen­trata nelle mani del governo. Le acque del golfo di Taranto sono quelle nel mirino delle com­pa­gnie petro­li­fere. Ad oggi le istanze di per­messo di ricerca estrat­tiva sono ben 16 insieme a una richie­sta di pro­spe­zione e a un’istanza di con­ces­sione. E coprono un immenso spec­chio di mare, dal Salento alle acque di Cro­tone. Il mini­stero dell’Ambiente ha respinto solo un paio di istanze. Per il resto si tratta di pro­ce­di­menti in attesa di Via o in fase di appro­va­zione. Le mul­ti­na­zio­nali si chia­mano: Eni, Nor­thern Petro­leum, Shell, Enel Lon­ga­nesi, Appe­nine Energy, Glo­bal Med Llc, Schlum­ber­ger Ita­liana, Ionica gas.

Glo­bal Med Llc è il colosso petro­li­fero che ha otte­nuto (con decreto di con­fe­ri­mento mini­ste­riale del 9 giu­gno 2014) un per­messo di ricerca nelle acque anti­stanti Amen­do­lara. Entro tre anni par­tirà la per­fo­ra­zione per il pozzo esplo­ra­tivo. La popo­la­zione è in allarme, "le tri­velle agi­ranno sulla secca e andreb­bero a sol­le­ci­tare un’area costiera sog­getta a lique­fa­zione e ad ero­sione come evi­den­ziato dalla rela­zione geo­lo­gica del Piano strut­tu­rale asso­ciato della Siba­ri­tide dalle cui carte risulta molto ele­vato il rischio inon­da­zione".

La secca è a forte rischio e chi se ne importa se sia tra le aree più apprez­zate dai subac­quei di mezza Europa, una pra­te­ria di posi­do­nia ocea­nica ricca di bio­di­ver­sità, una grossa fonte di cibo per i pesci. «Qui si rischia una tra­ge­dia come quella del golfo del Mes­sico», si infer­vora Felice San­tar­can­gelo ani­ma­tore dei comi­tati NoTriv. Il rischio è lo sver­sa­mento in mare di petro­lio capace di cau­sare un disa­stro eco­lo­gico. Ma i primi gravi danni all’ecosistema deri­vano dalle inda­gini pre­li­mi­nari del sot­to­suolo e dalla air-gun, mici­diale tec­nica ispet­tiva basata sul bom­bar­da­mento del fon­dale marino con potenti spari di aria com­pressa che pro­du­cono onde riflesse le quali, impat­tando con i rifiuti depo­si­tati sul fon­dale, ne deter­mi­nano lo spar­gi­mento per chilometri.

"Se per­fo­re­ranno i fon­dali listerò a lutto la ban­diera blu che ogni anno Goletta verde di Legam­biente ci con­se­gna", sbotta Anto­nio Cimi­nelli, sin­daco di Amen­do­lara, e pro­ni­pote della bri­gan­tessa Sera­fina Cimi­nelli che lungo le val­late del Lao e del Mer­cure spa­dro­neg­giava con la Banda Franco a metà del 1800. Il governo sostiene che per­fo­rando i fon­dali, e attin­gendo dai gia­ci­menti, si rispar­mie­reb­bero 62 miliardi. "Un’inezia rispetto ai danni pro­dotti all’ecosistema", rispon­dono ambien­ta­li­sti e comi­tati civici.

Due par­te­ci­pati con­ve­gni si sono tenuti nell’ultimo mese sul lito­rale jonico. Nel primo, pro­mosso dalla Rete Asso­cia­zioni Siba­ri­tide e Pol­lino in Auto­tu­tela, nutrita è stata la dele­ga­zione di atti­vi­sti lucani NoTriv. Il geo­logo Vin­cenzo Laschera ha espo­sto i risul­tati delle sue ricer­che, denun­ciando l’impennata nel tasso di tumori regi­strati in Basi­li­cata, regione sot­to­po­sta da anni a tri­vel­la­zioni. La Rete ha riba­dito "la neces­sità dell’applicazione del prin­ci­pio di pre­cau­zione, un’arma ancora non impu­gnata dai sin­daci in quanto tutori della salute pub­blica". Il por­ta­voce della Rete, Tul­lio de Paola, invoca "una difesa del ter­ri­to­rio da ogni ten­ta­tivo di spe­cu­la­zione e stu­pro rispon­denti alla logica del pro­fitto e a disca­pito delle popolazioni".

All’inizio di marzo, in una con­fe­renza pro­mossa ad Amen­do­lara dal comune, l’Unione Medi­ter­ra­nea e l’associazione Dia­moci una Mano, auto­re­voli esperti hanno sot­to­li­neato "la scelta neo­co­lo­nia­li­sta del governo e delle mul­ti­na­zio­nali". I sin­daci pre­senti hanno riba­dito che la ferma oppo­si­zione al pro­getto deve essere con­vo­gliata in una mobi­li­ta­zione di tutte le popo­la­zioni cala­bresi, lucane e pugliesi. Il 28 marzo a Cori­gliano Cala­bro asso­cia­zioni, comi­tati e sin­daci daranno vita a un cor­teo che si pre­an­nun­cia mas­sic­cio. La parola passa al pre­si­dente cala­brese Oli­ve­rio. Entro marzo dovrà dire da che parte sta: con le popo­la­zioni o con il governo Renzi. Ovvero il segre­ta­rio del suo partito.

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