Digitale terrestre. Difficoltà ed opportunità. Le mosse dell’Umbria
Procede con estrema lentezza il passaggio dall’analogico al digitale terrestre, ancora in bilico il 30% del paese. Ma il problema non è tanto, o per meglio dire non è solo, la lentezza. I problemi sono diversi e complessi. Tant’è che le emittenti locali sono sul piede di guerra. Problemi, per esempio, e di non poco conto, vengono dalle scelte del governo, dell’Agcom e dei consorzi per il digitale terrestre, che, come sostiene Aeranti Corallo (associazione nazionale che rappresenta 320 emittenti locali), stanno seriamente minando la sopravvivenza dell’intero comparto delle tv locali.
Problemi emergono dalle dichiarazioni e conseguenti raccomandazioni dell’Ocse, che nel Rapporto appena pubblicato “Going for Growth”, sostiene che nel sistema televisivo italiano non c’è sufficiente pluralità, così com’è, dominato da società statali e da una società privata. E continua dicendo che “gli interessi dei consumatori non sono sempre la priorità nelle politiche sulla concorrenza”. Insomma, per dirla con tre autorevoli docenti universitari, autori del testo “Un dividendo difficile da incassare” (Cambini, Sassano, Valletti), “caos e bassa qualità” i connotati del settore radiotelevisivo italiano. Il digitale terrestre dovrebbe quindi decollare in una situazione a dir poco caotica, che è quella che finora ha caratterizzato l’utilizzo delle frequenze, portando di fatto all’esclusione di nuovi operatori.
Ma la questione che si pone oggi all’attenzione è anche il rischio di esclusione di una parte dell’emittenza locale che resterà senza frequenze. Delle 27 in origine assegnate ne sono state tolte 9, che con la finanziaria 2011, saranno messe in gara e destinate alla banda larga mobile per la telefonia, prevedendo di ricavarne 24 miliardi di euro. Ma queste 9 frequenze sono attualmente occupate da tv locali che non hanno nessuna intenzione di rinunciarvi.
Nel contempo, su richiesta dell’Europa, ci si appresta a distribuire gratuitamente altre frequenze ad alcuni soggetti televisivi nazionali vecchi e nuovi (tra cui Rai e Mediaset). Per quest’ultima assegnazione è prevista una gara che sarà impostata come “beauty contest”. In pratica come un concorso di bellezza che valuterà la qualità della copertura di rete e dell’offerta. Su questo vengono addirittura dalla Rai voci che parlano di vero scandalo. E in effetti un po’ curioso è. L’esecutivo, invece di vendere frequenze e ripianare i debiti, le regala alla Rai e a Mediaset. Ma deve incassare la partecipazione alla gara anche di Sky. Si è infatti ormai sgretolata l’opposizione a Murdoch. Il Ministro Romani e Mediaset avevano ostacolato fortemente la partecipazione di Sky al beauty contest. Ma il Consiglio di Stato ha ormai chiuso i giochi.
Torniamo sul fronte Emittenza locale. Che dopo tutto sembra la vera emergenza. La realtà dei fatti è che il Ministro Romani non assicura una frequenza per ogni tv locale e pensa a “curiose” forme di consorzio. I piccoli dovranno quindi sloggiare dalle frequenze che saranno vendute alle compagnie telefoniche e trasformarsi in fornitori di contenuti (decreto omnibus, 23 marzo). Aggiungiamo che la Legge di Stabilità obbliga le aziende tv ad un’attività esclusivamente locale, revocando anche la possibilità di vendere la capacità trasmissiva ad operatori nazionali. Ecco quindi che le emittenti locali, attraverso le loro associazioni minacciano di ostacolare la realizzazione del completo swich-off, avendone tutte le possibilità (usando l’arma dei ricorsi contro gli espropri) e chiedono un ripensamento del piano di assegnazione. La prossima riunione del Cnid (Comitato Nazionale Italia Digitale) dovrebbe offrire qualche risposta. O almeno così ci auguriamo.
Passando al contesto umbro, anche in questa regione la situazione non è semplice. L’ultima ipotesi che viene dal Ministro Romani di anticipo del switch-off per Umbria e Toscana, significherebbe solo un gran caos. Non si può che essere contrari ad una ipotesi simile.
L’assessorato alle infrastrutture tecnologiche immateriali è da tempo ormai impegnato nell’affrontare tutte le problematiche inerenti. Sono di queste ultime settimane tutta una serie di incontri con i soggetti dell’emittenza privata, che hanno permesso di mettere a punto un quadro completo della situazione. Alla Regione è stato chiesto un impegno a tutela del sistema televisivo umbro che in questa delicata fase di passaggio è chiamato ad un grande sforzo, sia per la trasformazione tecnologica, sia per l’incremento delle produzioni che, nel momento dell’avvenuto passaggio al digitale, si renderà necessario, con la moltiplicazione dei canali. Unica strada, questa, per evitare il rischio di calo di ascolti, come già avvenuto nelle regioni già digitalizzate.
Per far fronte alle tante questioni emerse ed assistere le emittenti televisive locali ed i fornitori di contenuti, nei mesi a venire, in Umbria è stata istituita la “Commissione regionale sull’emittenza radiotelevisiva” . Avrà come compiti principali: supportare le emittenti in questo delicato passaggio dall’analogico al digitale, sostenere gli utenti (con particolare attenzione alle fasce deboli, in questo caso in particolare gli anziani) e definire una legge che rimetta ordine al sistema delle tecnologie dell’informazione. A queste si aggiunge una necessaria ridefinizione delle regole anche per i fornitori di contenuti e con questo obiettivo verrà istituito un apposito tavolo di confronto regionale.
Il passaggio dal vecchio sistema analogico, al nuovo digitale, impone un ripensamento del fare televisione. E in quest’ottica vanno rivisti i rapporti tra i titolari delle frequenze e le agenzie che forniscono contenuti. Indispensabile che si formi un fronte comune, che si creino reti. Scongiurando così il pericolo “Sardegna” e la crisi dell’intero settore.
Le difficoltà del momento, la delicatezza del passaggio, dovute in gran parte alla poca chiarezza normativa nazionale e alla scarsità delle risorse messe in campo, nonché alla sottrazione delle frequenze (come già detto), non devono comunque offuscare l’opportunità che l’avvento al digitale rappresenta. L’innovazione tecnologica è un’occasione di crescita, una opportunità di qualificazione per l’emittenza locale e l’Umbria non se la lascerà sfuggire.
Stefano Vinti
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