Il cedimento di una porzione della diga di Montedoglio, causato secondo le prime notizie di stampa dal crollo del muro vicino al canale che raccoglie le acque eccedenti del fiume, ha provocato un’onda di piena sul Tevere a valle dell’invaso, che ha reso necessaria l’evacuazione di alcune centinaia di persone e causato danni alle cose ed ai luoghi non ancora quantificabili.
L’evento pone ancora una volta inquietanti interrogativi sulla sicurezza di strutture come quella di Montedoglio e sulla loro influenza sulla dinamica fluviale dei corsi d’acqua interessati.
E’ bene richiamare l’attenzione sul fatto che in Umbria esiste un’altra diga gemella di quella di Montedoglio, la diga sul fiume Chiascio presso Casanuova di Valfabbrica, costruita negli stessi anni secondo un progetto simile e presumibilmente con tecniche e materiali del tutto analoghi.
Tale diga non è mai stata riempita nonostante siano trascorsi circa vent’anni dalla sua ultimazione, a causa di un imponente movimento franoso verificatosi da tempo sul fianco destro dell’invaso presso lo sbarramento; giova a questo proposito ricordare che la progettazione e la realizzazione della diga sul Chiascio, costata ad oggi più di 150 milioni di euro, fu accompagnata da pesanti proteste delle Associazioni ambientaliste e di taluni Enti locali, che tra l’altro evidenziavano con forza la propensione ai dissesti franosi della zona interessata dall’invaso, ma nonostante ciò i lavori proseguirono fino all’ultimazione della diga, tuttora inattiva a causa appunto di un dissesto franoso.
A parere del WWF, l’evento di Montedoglio solleva inevitabilmente dubbi anche sulla sicurezza della diga sul Chiascio, posta tra l’altro in una zona fortemente sismica, e sull’opportunità di rinunciare una volta per tutte all’invasamento dei 180 milioni di metri cubi previsti, restituendo così i territori del bacino alla loro naturale vocazione agricola e turistica.
L’evento di questi giorni richiede inoltre che vengano fornite alle popolazioni a valle della diga di Valfabbrica tutte le informazioni sugli effetti di un crollo del tipo di quello verificatosi a Montedoglio, in una valle – quella del Chiascio appunto – che tra l’altro non ha le caratteristiche di ampiezza di quella del Tevere, in grado di accogliere onde di piena rilevanti, mentre per contro il volume di invaso è addirittura superiore a quello del bacino toscano.
 

Condividi