Diga Chiascio pericoloso gigante dai piedi d’argilla, no ai nuovi lavori
PERUGIA - La diga sul Chiascio è un pericolo per l’intera zona ed i suoi abitanti perché è stata costruita in una zona sismica e soggetta a dissesti idrogeologici. A ciò occorre aggiungere la notizia pubblicata oggi, 27 settembre, su tutti i giornali, secondo la quale la diga di Montedoglio, costruita negli stessi anni dallo stesso Ente Irriguo, secondo la Procura della Repubblica di Arezzo è crollata per il cemento di scarsa qualità.
Pertanto, il sicuro rischio sismico (confermato dai terremoti del 1984 e del 1997), il sicuro rischio idrogeologico (confermato dal dissesto del versante destro) ed il rischio della possibile scarsa qualità del materiale utilizzato per la sua costruzione debbono indurre la Regione Umbria e l’Ente Irriguo Umbro-Toscano a sospendere le procedure per i nuovi lavori.
La diga sul Chiascio è una vecchia diga progettata quasi cinquant’anni fa, costruita dalla Lodigiani negli anni ’80 e abbandonata da più di vent’anni per il dissesto sul versante destro. Una diga in terra e calcestruzzo che, se riempita, dovrebbe avere uno specchio lacustre di oltre 20 km su una superficie di 9.000.000 di mq ed un volume di acqua di 224 milioni di mc. Una diga che non è mai stata sottoposta alla Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), nemmeno per i nuovi lavori.
Negli anni ‘70-80, ad opporsi alla sua costruzione non è stata solo Italia Nostra ma la stessa Regione Umbria, tanto che nel 1981 la Giunta regionale dispose un “divieto generalizzato di esecuzione dei lavori”, rilevando che l’invaso, “per l’imponenza delle sue dimensioni e per il carattere sismico della zona”, poteva determinare gravi pericoli per le persone, per l’ambiente ed il paesaggio. I lavori vennero poi sbloccati con una discussa sentenza del TAR Umbria del 1983 ma, ultimata la sua costruzione, i problemi di instabilità del versante si manifestarono in modo così evidente che nel 1995 l’opera venne abbandonata, nonostante fosse già stata spesa una somma enorme (circa 250 miliardi di lire).
Oggi, senza alcuna valutazione di impatto ambientale che rassicuri i cittadini sul fatto che i problemi denunciati in passato da Italia Nostra e dalla Giunta regionale siano stati risolti, si procede con nuovi lavori finanziati con 43 milioni di euro per tentare di rimediare alla instabilità del versante destro e per riempire ancora di più l’invaso con ulteriori 80-90 mila mc. di acqua. Un pozzo senza fondo di spesa pubblica ed un rischio permanente per l’intera zona che vedrebbe incombere sulla propria testa un pericoloso gigante dai piedi d’argilla.
Italia Nostra e Terra Mater chiedono la sospensione immediata delle procedure per i nuovi lavori, la pubblicazione di tutta la documentazione relativa alla diga sul sito internet dei due enti, come impone il decreto legislativo n.33/2013, e l’avvio di un dibattito pubblico, soprattutto nei territori e con la popolazione interessata.
Italia Nostra e Terra Mater si riservano di denunciare l’intera vicenda alla Commissione europea per la violazione delle norme sulla valutazione di impatto ambientale.
Contro la costruzione della diga si era battuto Pietro Scarpellini, presidente di Italia Nostra di Perugia negli anni ’80, nel cui ricordo, a tre anni dalla scomparsa avvenuta il 28 settembre 2010, Italia Nostra vuole proseguire nell’impegno a tutela del territorio e del paesaggio umbro.
Gianfranco Angeli, Presidente di Italia Nostra Umbria
Franco Raffi, Segretario generale di Terra Mater, Vicepresidente di Italia Nostra Gubbio
Urbano Barelli, Presidente di Italia Nostra Perugia
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