Difendere la sanità pubblica: un motivo in più per votare Rivoluzione civile
di Roberto Gramiccia
Le elezioni politiche e regionali sono alle porte. Si avvicina l’ora fatidica. E’ il tempo di affilare le armi della convinzione per conquistare consensi. Mai come in questa circostanza bisogna essere concreti. Soprattutto se ci si rivolge a interlocutori non particolarmente politicizzati. E allora, le note che seguiranno hanno lo scopo di fornire un ottimo argomento per votare Rivoluzione civile a chi (e crediamo siano tanti) è ancora indeciso. Questo argomento riguarda la difesa della Sanità pubblica. Si tratta di un tema a cui tutti sono potenzialmente sensibili per motivi intuitivi. Posto, quindi, che la Salute pubblica e la sua difesa-promozione rappresentano il più prezioso dei beni comuni, non sarà difficile dimostrare ciò che la gente comune sta già sperimentando sulla propria pelle. E cioè che è in atto un vero e proprio disegno di smantellamento del sistema sanitario di cui, in un recente passato, Mario Monti ha avuto la sfacciataggine di farsi paladino, adducendo la scusa della insostenibilità dei costi ad esso correlati.
Allora, il primo punto da chiarire al nostro occasionale interlocutore è che la Sanità pubblica universalistica, per come l’abbiamo conosciuta finora, è sotto attacco e rischia di esserci definitivamente sottratta, a favore di quella privata e del sistema delle assicurazioni. Per essere convincenti, volete qualche numero? Eccoli. 30 miliardi di euro di tagli nei prossimi tre anni. 20.000 posti letto cancellati dal 2009 ad oggi. Oltre 9 milioni di persone che abbandonano le cure perché non in grado di sostenere il costo dei tickets (dati Censis). Può bastare? Crediamo di sì.
Ma passiamo ai motivi diciamo così contabili, o supposti tali, di tale aggressione. Si dice che la Sanità pubblica ha costi insostenibili. Ora, se è vero che è sicuramente necessaria una razionalizzazione dei costi lievitati a dismisura, guarda caso, proprio a causa del mix perverso fra corruzione politica e aziendalizzazione affermatosi dagli anni Novanta in poi, è altrettanto vero che non è possibile sostenere che spendiamo più degli altri paesi. Chi lo fa mente spudoratamente. La percentuale di Pil che noi impieghiamo, infatti, in Sanità è pari infatti al 7,1, mentre quella europea è del 9,2. E allora, come si fa a sostenere che spendiamo tanto di più degli altri?
Ma non basta. L’obiettivo della riduzione dei posti letto nella misura di 3,7 posti ogni mille abitanti, che è quello perseguito dal governo Monti, come si concilia con la media europea che è di 5,5, rapporto che sale ulteriormente in Germania e nei paesi del Nord Europa? Non spendiamo di più, quindi, e non abbiamo più posti letto del resto dell’Europa, anzi ne abbiamo molti di meno. Ma allora perché mentire? Perché sostenere che i nostri costi complessivi sono folli? Semplice. Per giustificare il ricorso alla sanità privata.
E’ questa la chiave di volta del montismo, servo fedele del sistema delle banche: tagliare i salari e le pensioni, distruggere i diritti e lo stato sociale, incrementare a dismisura l’intervento del privato. Volete sapere di quanto è aumentato negli ultimi dieci anni il fatturato delle cliniche private? E’ aumentato del 25,5% (dati Censis). Un fenomeno in continua crescita che Monti e i suoi professori vorrebbero ulteriormente implementare, fino a mettere il piede, trionfalmente, sul cadavere della sanità pubblica.
A questo punto, se è in buona fede, dovreste aver suscitato almeno qualche dubbio nel vostro interlocutore. Ma ancora vi potrebbe obiettare che, secondo lui, il privato è meglio del pubblico. E allora tenete a mente due cosucce per convincerlo definitivamente che non è vero.
Ricordategli, ad esempio, del caso della clinica Santa Rita che nella civilissima Milano esplose qualche anno fa. Si trattò di uno scandalo paradigmatico che fruttò al primario di quella clinica una condanna, confermata in appello, a 15 anni e mezzo di reclusione a causa di truffa e di molte decine di casi di lesioni gravi in relazione all’esecuzione di interventi inutili (e quindi dannosi) eseguiti per gonfiare i rimborsi del Sistema sanitario nazionale (Corriere della sera, 26 marzo 2012).
Ma se ancora il nostro indeciso non fosse persuaso, informatelo sul fatto che mentre l’Oms (Organizzazione mondiale della sanità) considera la percentuale plausibile dei parti cesarei oscillante fra il 10 e il 15% del numero totale, la percentuale che si registra nel nostro paese è superiore al 38%, con punte massime in ambienti privati e in regioni come la Campania e la Sicilia dove clientelismo, corruzione politica e mafie la fanno da padroni. L’indeciso elettore vi potrà chiedere il perché. E voi potrete tranquillamente rispondere: perché soprattutto nel privato un parto cesareo rende molto di più di un parto spontaneo. Ma a voi piacerebbe se vi sottoponessero o sottoponessero vostra moglie o vostra figlia a un taglio cesareo non necessario per fare cassa? Crediamo di no. E allora fate in modo che resti qualche ospedale pubblico aperto. Difendete la Sanità pubblica dove almeno non esiste la “variabile del lucro” che mina alla radice qualsiasi sostanziale fiducia.
Ma, alla fine, ogni ragionamento va concluso. E allora, se sarete riusciti a conquistare la fiducia del vostro incerto amico, ditegli pure che l’unica garanzia per essere sicuri di poter difendere il Sistema sanitario nazionale, e quindi la salute nostra e dei nostri cari, è tenere il più lontano possibile dal futuro governo il signor Monti (di Berlusconi nemmeno parliamo). Bersani purtroppo vuole allearsi proprio con Monti dopo le elezioni, lo ha detto più volte. Senza contare le esperienze non proprio incoraggianti di molte giunte di centrosinistra dominate dal Pd che, in passato, non hanno esattamente eretto un argine contro il privato favorendo, invece, il perverso intreccio fra sanità, corruzione e cattiva politica. Non resta che Rivoluzione civile. E il ragionamento, ci sembra, non faccia una grinza.
Fonte: rifondazione.it
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