Diabete/ “L’industria alimentare può produrre salute”
Ne è certo Massimo Massi Benedetti, diabetologo dell’Università di Perugia, intervenuto, a nome dell’International Diabetes Federation, all’11° congresso europeo sulla nutrizione di Madrid, per cui occorre “creare le condizioni per una evoluzione verso produzioni alimentari in l¡nea con la salute”.
MADRID - Non solo cibo e bevande, l'industria alimentare puo' produrre salute, e sulla base di questo sviluppare nuovi business. Ne e' convinto il diabetologo italiano Massimo Massi Benedetti dell'International Diabetes Federation, la maxi-federazione che raccoglie 208 associazioni in 156 Paesi, che al Fens, 11/mo Congresso europeo sulla nutrizione, ha avviato una collaborazione con l'industria alimentare per, ha precisato il medico dell'Universita' di Perugia, ''creare le condizioni per una evoluzione verso produzioni alimentari in l¡nea con la salute''.
Dopo aver promosso con le Nazioni unite la risoluzione sulla prevenzione e la cura del diabete nel 2006 e lo scorso settembre il convegno negli Usa sulle malattie croniche, in vista del congresso mondiale di dicembre ''siamo interessati a creare progetti con l'industria alimentare attraverso iniziative di sensibilizzazione ma soprattutto progetti comuni, anche di ricerca autonoma, per introdurre nuovi alimenti, informare i consumatori, modificare la distribuzione delle derrate alimentari.
Siamo convinti -ha sottolineato Massi Benedetti - che sia meglio intervenire a monte, sull'offerta dell'industria alimentare, perche' quando ci si rivolge solamente all'industria farmaceutica e' troppo tardi. Mentre il marketing dell'industria alimentare ha dimostrato di poter diffondere qualsiasi alimento, con l'esempio virtuoso dello iodio nel sale per prevenire disfunzioni della tiroide. Diffusione del sale iodato facilitato poi dalla collaborazione della distribuzione moderna, la Gdo.
Il trend della produzione salutistica gia' c'e', ma vogliamo - continua il rappresentante dell'International Diabetes Federation - valorizzarla, e che sia di qualita'. L'approccio tuttavia deve essere plurisettoriale, quindi comprese le politiche agricole. Dove non va demonizzato semplicemente il mondo dell'allevamento per l'impatto ambientale, ma va dato il tempo alla filiera di reintrodurre forme di stato brado e consumi di carne a Km zero'', ha esemplificato Massi Benedetti.
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