DEFR documento di economia finanza, incontro sindacati-Tesei
Si è riunito il tavolo regionale convocato dalla presidente Tesei per valutare il Defr 21-24. Per la segreteria regionale della Cgil dell’Umbria ha partecipato ai lavori Gianni Fiorucci che ha avanzato una serie di osservazioni di metodo e di merito.
"Abbiamo detto alla presidente che non ci convince né l’uno né l’altro - spiega la Cgil dell’Umbria in una nota - Di certo non si può parlare di concertazione solo perché che ci è stata data la possibilità di presentare alcune osservazioni a un testo già definito anche nei dettagli. In ogni caso abbiamo evidenziato una serie di criticità e proposte, che sono però solo una piccola parte delle nostre rivendicazioni, contenute nella piattaforma unitaria di Cgil, Cisl e Uil dell'Umbria, già inviata alla Regione nell'autunno 2020 e purtroppo mai oggetto di un vero confronto tra tutti gli attori sociali e istituzionali dell'Umbria”.
Nel merito, la maggiore criticità del Defr presentato dalla Regione, secondo la Cgil, sta nella "mancanza di un progetto complessivo di sviluppo per l'Umbria che chiarisca la vocazione strategica della nostra regione dopo la pandemia”. “Intanto - osserva ancora la confederazione - nell’analisi del quadro macroeconomico è necessario porre una maggior attenzione agli effetti “strutturali” della pandemia, soprattutto in termini di allargamento delle disuguaglianze sociali ed economiche. Il minor calo del Pil umbro nel 2020 rispetto alla media nazionale, che viene rimarcato, difficilmente può essere valutato come un indicatore di maggior resilienza e robustezza del sistema produttivo regionale: si osservi, infatti, come tra le regioni che mostrano un calo più accentuato dell’Umbria, ritroviamo Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna e Piemonte, cioè le regioni più dinamiche del Paese. Mentre tra quelle che avrebbero fatto “meglio” abbiamo Sicilia, Campania, Puglia e Molise".
Per quanto riguarda la promozione dello sviluppo economico, nel Defr si parla di un piano di investimenti - presentato come innovativo e di entità senza precedenti (pagg. 28 e seguenti) – che in realtà, al di là della ridenominazione in inglese delle misure, "consiste - osserva la Cgil - in interventi in piena continuità con il passato e con le linee strategiche dei Programmi europei (Fesr ed Fse) dai quali provengono le risorse". Il PNRR è poi trattato in modo abbastanza rapido, ammettendo che “appare evidente - come si legge nel testo della Regione - che l’intendimento del Governo centrale sia quello di destinare le risorse attraverso grandi progetti governativi di respiro nazionale e bandi cui possono partecipare aziende di stato ed amministrazioni locali” e che quindi, “appare ancora ipotetica l’assegnazione su progetti diretti o un riparto, anche parziale, dei fondi su base regionale”. "
Tale constatazione - osserva ancora la Cgil - era palese anche la primavera scorsa, quando, invece, si presentava con gran clamore mediatico un PRRR umbro, basato su un ipotetico riparto di ben 3,1 miliardi, riparto del quale non si trovava traccia alcuna nel PNRR approvato dal Governo. Ci permettiamo di ricordare che lo facemmo notare allora, ma fummo purtroppo una voce fuori dal coro, inascoltata".
Per quanto riguarda la Programmazione europea 2021-2027, cioè quello che è di gran lunga il principale e più concreto strumento a disposizione della Regione per attuare le proprie politiche di sviluppo, balza agli occhi "la mancanza di una roadmap in merito al percorso ed ai tempi di predisposizione delle proposte di Programma”. Permane poi il problema della erogazione “a pioggia dei finanziamenti”, senza un progetto complessivo. Fatto che appare evidente in particolare in riferimento ai bandi per la promozione territoriale dei Comuni e per quanto concerne SmartAttack SMALL e MEDIUM, che prevede piccoli finanziamenti da 25.000 a 150.000 euro.
Infine, la Cgil sottolinea la mancanza nel testo di elementi chiari su una delle principali missioni del DEFR, fin da quando si chiamava DAP, ovvero quella di individuare risorse aggiuntive regionali per cofinanziare i Programmi europei 2021-2027.
“Questi sono solo alcuni degli elementi di criticità che abbiamo riportato nella riunione di oggi - concludono dalla Cgil - e ci auguriamo che se ne tenga conto nella stesura finale, consapevoli del fatto che non sono previsti altri passaggi di confronto con le parti sociali prima dell’approdo della manovra in aula. Di certo, con un metodo diverso e un reale coinvolgimento delle organizzazioni sindacali nell’elaborazione del documento si sarebbe potuto fare molto di più, soprattutto nella direzione della sostenibilità e della giustizia sociale.
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