LECCE - Stamattina a Lecce è iniziato il processo contro 25 attivisti del movimento NOTAP accusati di manifestazione non autorizzata, di danneggiamento, violenza privata, oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale. Questa è la risposta dello Stato a chi si oppone all'inutile e dannoso metanodotto che, partendo dall'Azerbaigian dovrebbe portare un pericoloso carico di metano sino a Minerbio, in Emilia Romagna, dopo aver devastato le coste salentine di san Foca/Melendugno, attraversato l’appennino passando pericolosamente sopra la faglia sismica abruzzese umbro marchigiana e devastando territori montani per un’opera senza alcuna utilità sociale, che porterà pesanti devastazioni ambientali e sociali e profitto solo alle multinazionali dei combustibili fossili, come SNAM.

Le manifestazioni studentesche del 15 marzo contro il climate change e l’immensa marea del 23 marzo a Roma organizzata dal coordinamento dei movimenti contro le grandi opere inutili e dannose, ha manifestato chiaramente per un altro modello di sviluppo, basato sulle fonti rinnovabili, sul rispetto dei territori, delle popolazioni e della salute pubblica.

Da anni chi combatte contro le devastazioni territoriali, come i nostri fratelli e sorelle NOTAP in Salento o NOTAV in Valsusa, si deve scontrare con la faccia repressiva dello stato che denuncia e tenta di intimidire e reprimere i cittadini, invece di tutelare i valori come i territori, la salute pubblica, la volontà delle popolazioni, garantendo gli interessi economici delle multinazionali.

Il comitato NOSNAM esprime la piena e completa solidarietà con i 25 attivisti NOTAP sotto processo, ribadendo che le lotte sociali e la resistenza delle popolazioni non sono problemi di ordine pubblico e che la disobbedienza civile è un dovere quando le leggi e lo Stato fanno gli interessi di chi devasta il pianeta, l’ambiente e le vite.

La lotta continua e si estende dal Salento all’Appennino!

 

 

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