di Isabella Rossi

Il racconto della vita scandito dalla forza ipnotizzante del flamenco, in scena venerdì 13 al Teatro Cucinelli di Solomeo. Si muovono a ritmo incalzante le sue zapatos de flamenco, percussioni estatiche ed inesorabili della madre terra.
Terra e cielo E tra terra e cielo si sviluppa la danza portata in scena da Rocio Molina, danzatrice e coreografa spagnola di riconosciuto talento internazionale, in viaggio da tre anni con il suo “Vinatica”. Una ricerca tra mente e corpo, materia e spirito, tra ying e yang quella della danzaora. Che affonda le radici nella tradizione per crescere e sbocciare in orizzonti contemporanei.
Il corpo diviso Da un lato il ritmo, martellante ed ipnotico, solo uno degli stati della coscienza. Dall’altro il sogno che si esprime in sinuosità femminili. In grazia e leggerezza che sfiorano l’oblio. In mezzo il corpo, specchio di un’anima sempre più divisa, teatro di forze contrapposte e di differenti linguaggi.
Nella vita come nel flamenco Ma nel geniale racconto della danzaora le dissonanze - fragilità e violenza, vulnerabilità e forza - sono in equilibrio fra loro. Codici di emozioni sono le espressioni del viso, forse l’elemento più arcaico della sua danza. Ogni elemento è armonico ad un progetto, Vinatica, in divenire ma con qualche risultato già evidente. Nella vita come nel flamenco regna il contrasto tra opposti mondi, tra violenza e pace, tra odio e amore, tra rabbia gitana e desiderio di riconciliazione con una terra improvvisamente ostile. Un contrasto che Molina sembra aver portato alle estreme conseguenze studiando i suoi effetti sul corpo danzante. Il resto è musica e canto. Con  il decisivo contributo di una valente squadra di musicisti e danzatori ed il lavoro di tante professionalità dello spettacolo. A dimostrazione, mai ridondante, che la pluralità fa la differenza.

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