Cultura, in Umbria 1,12 mld di euro di valore aggiunto e 20mila 728 occupati
La dichiarazione
Il presidente della Camera di Commercio dell’Umbria, Giorgio Mencaroni: “Oggi le industrie culturali e creative sono tra i settori più strategici per facilitare la ripresa economica e sociale italiana. Non solo perché i numeri dell’ultimo decennio dimostrano che parliamo di una fonte significativa di posti di lavoro e ricchezza, ma anche perché sono un motore di innovazione per l’intera economia e agiscono come un attivatore della crescita di altri settori, dal turismo alla manifattura creative-driven, ossia quella manifattura che ha saputo incorporare professionisti e competenze culturali e creative nei processi produttivi spesso orientati alla sostenibilità, traducendo la bellezza in oggetti e portando il made in Italy nel mondo. Bellezza e cultura, quindi, sono parte del Dna italiano e umbro e sono alla base delle ricette made in Italy per la crescita del benessere economico e sociale. Il rapporto ‘Io sono cultura’ annualmente quantifica il peso della cultura e della creatività nell’economia nazionale e delle varie regioni. I numeri dimostrano che la cultura è uno dei motori della nostra economia; lo studio propone numeri e storie ed è realizzato grazie al contributo di molte personalità di punta nei diversi settori. Tutti temi su cui Unioncamere, che peraltro è tra i curatori di ‘Io sono cultura’, e la Camera di Commercio dell’Umbria, sono molto attivi a tutti i livelli”.
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Il Sistema Produttivo Culturale e Creativo (SPCC) dell’Umbria nel 2023 ha prodotto 1,12 miliardi di euro di valore aggiunto e 20mila728 occupati. Su base provinciale, Perugia conta 896 milioni di euro di valore aggiunto e 16mila 045 occupati, Terni 224 milioni di valore aggiunto e 4mila 682 occupati. Il SPCC rappresenta il 4,8% del valore aggiunto dell’economia umbra (la media nazionale è del 5,6%) e il 5,5% dell’occupazione regionale (la media nazionale è il 5,9%).
Le imprese del SPCC nella regione ammontano – sempre nel 2023 – a 3mila 882.
Emerge dal rapporto “Io sono Cultura 2024” – e dall’elaborazione che di vari di questi dati ha fatto la Camera di Commercio dell’Umbria - realizzato come ogni anno (è giunto alla 14esima edizione) da Fondazione Symbola, Unioncamere, Centro Studi Tagliacarne e Deloitte, con la collaborazione dell’Istituto per il Credito Sportivo e Culturale, Fondazione Fitzcarraldo, Fornasetti e con il patrocinio del Ministero della Cultura. “Cultura e bellezza – affermano i curatori - in Italia sono tratti identitari radicati nella società e nell’economia. Da qui il titolo del rapporto ‘Io sono cultura’, e grazie alla loro forte relazione con la manifattura hanno dato vita ad una delle più forti identità produttive del mondo, il made in Italy”.
Il Sistema Produttivo Culturale e Creativo si suddivide in Attività Core Cultura (Industria creative, industrie culturali, patrimonio storico-artistico, performing arts) e Creative driven, ossia attività che, pur non facendo parte della filiera Cultura, impiegano contenuti e competenze culturali e creative per accresce il valore dei propri prodotti (grafici o illustratori, designer, architetti, comunicatori, fotografi, sviluppatori videogame, registi, autori/scrittori, storyteller, attori/performers, musicisti, videomaker, artisti, organizzatori di eventi).
Per quanto riguarda le Attività Core Cultura, il valore aggiunto prodotto nel 2023 in Umbria è pari a 537 milioni di euro, che rappresentano il 2,3% del totale dell’economia umbra, mentre le attività Creative driven presentano un valore aggiunto di 582 milioni di euro, il 2,5% del totale dell’economia regionale. In altre parole, degli 1,12 miliardi di euro di valore aggiunto realizzati in Umbria dal Sistema Produttivo Culturale e Creativo, il 47,9% è riconducibile alle Attività Core e il 52,1% a quelle Creative driven.
Per quanto riguarda l’occupazione, sempre nel 2023 in Umbria le attività Core contano 10mila 967 addetti e quelle Creative driven 20mila 728. La situazione nella regione si inverte, quindi, rispetto a quanto visto per il valore aggiunto: nelle attività Core l’occupazione rappresenta il 52,9% di quella totale del Sistema Produttivo Culturale e Creativo e le attività Creative driven il 47,1%.
Di conseguenza, la produttività del lavoro per addetto (è data dalla divisione tra valore aggiunto e numero di occupati ed è importante perché è il principale indicatore del livello di benessere del settore ed è fattore determinante per il livello delle retribuzioni) nel 2023 in Umbria è più alta nelle attività Creative driven (59mila 625 euro per occupato) che in quelle Core (48mila 965 euro). In entrambi i casi, tuttavia, la produttività del lavoro in Umbria è inferiore a quella media nazionale del 24,9% nelle Attività Core e del 15% in quelle Creative driven. Complessivamente, per quanto riguarda l’intero Sistema Produttivo Culturale e Creativo, nel 2023 la produttività del lavoro nella regione è di 54mila 033 euro per addetto, contro i 67mila 316 euro della media nazionale. Il divario a sfavore dell’Umbria è, quindi, di 13mila 283 euro annui, il che significa -19,7%.
L’Umbria, tuttavia, è la sesta regione per crescita del valore aggiunto del SPCC tra il 2022 e il 2023 e la quarta regione per aumento dell’occupazione, a dimostrazione di come, benché sia ancora indietro in termini di valore aggiunto e, in parte minore di occupazione, nel Sistema Produttivo Culturale e Creativo, stia crescendo da qualche anno più della media nazionale, recuperando terreno.
Ed è da considerare l’importanza del SPCC per lo sbocco occupazionale dei laureati, che rappresentano il 47,7% degli addetti (51,9% nelle Attività Core e 40,8% in quella Creative driven), contro il 25,5% dell’intera economia. Si tratta, in valori assoluti, di 9mila 911 addetti laureati su un totale di 20mila 728.
Come va osservato che cresce il ruolo dei giovani, in tutti i settori culturali sia nella produzione che nella fruizione. Emerge tuttavia una certa precarietà, concentrata in specifici comparti con quote di lavoratori con contratto a termine rilevanti nelle performing arts e arti visive (30,8%), attività di valorizzazione del patrimonio storico e artistico (23,9%) e nel settore dell’architettura e design (20,2%)
Infine è da evidenziare come, sul totale della spesa turistica, quella legata a consumi culturali rappresenti in Umbria la percentuale più alta in Italia dopo quella del Lazio (in quest’ultima regione la spesa turistica legata ai consumi culturali supera l’80% della spesa turistica totale, segue appunto l’Umbria tra il 75% e l’80%).
I curatori del rapporto “Io sono Cultura” rilevano come “La Regione Umbria sperimenta dal 2022 bandi sul ‘welfare culturale per la crescita sociale’ per promuovere la cooperazione intersettoriale e multicanale dei musei e di altri luoghi della cultura, favorendo lo sviluppo di reti con enti del terzo settore e con il mondo della sanità, per il contrasto della marginalizzazione e dei disagi dei soggetti più vulnerabili. Nel 2022 sono stati investiti 160mila euro su dieci progetti, e nel 2023, con risorse del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale – FESR 2021-2027, 400mila euro per finanziare 12 progetti di ICC (Imprese Culturali Creative, ndr), sostenendo le sperimentazioni avviate”.
Qualche riferimento nazionale. Lombardia e Lazio regioni benchmark
L’intera filiera del Sistema Produttivo Culturale e Creativo, composta dalle componenti Core e Creative driven, ha registrato in Italia un aumento rilevante del valore aggiunto, che ha raggiunto i 104,3 miliardi di euro nel 2023, con un aumento del +5,5% rispetto al 2022 e del +12,7% rispetto al 2019. Il settore ha consolidato, pertanto, la propria crescita anche rispetto ai livelli pre pandemia, evidenziando un recupero che ormai si conferma solido e in espansione. Nel complesso, la rilevanza economica del SPCC a livello nazionale si mantiene costante, con un contributo alla creazione di ricchezza sul totale Italia pari al 5,6% (4,8% in Umbria).
In questo contesto, Lombardia e Lazio emergono come le regioni più specializzate nel settore culturale, assorbendo, insieme, circa il 43% della ricchezza prodotta a livello nazionale. La Lombardia, in particolare, si distingue per la capacità di combinare attività culturali tradizionali con una forte specializzazione nei servizi avanzati come architettura, design e comunicazione. Con 29,2 miliardi di euro di valore aggiunto culturale, il territorio lombardo genera il 28% della ricchezza dell’intera filiera culturale nazionale e il 6,9% della ricchezza regionale. In termini di occupazione, la regione impiega 366mila persone, quasi un quarto dell’occupazione nazionale del settore culturale e il 7,3% del totale dell’economia regionale.
Il Lazio, trainato dalla forte attrattività turistica e culturale di Roma, genera un valore aggiunto culturale di oltre 15 miliardi di euro, pari al 14,8% della filiera nazionale e al 7,6% della ricchezza regionale. Il settore impiega 205 mila persone circa, equivalenti al 13,2% del sistema nazionale e al 7,3% dell’occupazione regionale. Il Veneto si colloca al terzo posto come ricchezza prodotta, con un valore aggiunto culturale di 9,4 miliardi di euro che rappresenta il 5,3% dell’economia regionale e un’occupazione di quasi 146 mila addetti, pari al 6,1% dell’economia regionale. Seguono Emilia Romagna (8,7 miliardi di euro, 130 mila addetti) e Piemonte (8,6 miliardi di euro, 125 mila addetti).
Quanto alla produttività per addetto nel Sistema Produttivo Culturale e Creativo, nel 2023 prima è la Lombardia con 79mila 506 euro, seguita dal Lazio con 75mila 162 euro, Quindi Piemonte (68mila 965 euro) e Trentino Alto Adige (68mila 760 euro). L’Umbria segna 54mila 033 euro, il 32% della regione benchmark.
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