Le proteste hanno lasciato il segno, ma per il governo cubano hanno rappresentato anche una lezione importante. «Dobbiamo trarne insegnamento e tracciare un’analisi critica dei nostri problemi, per poterli superare ed evitare che si ripetano», ha dichiarato il presidente Miguel Díaz-Canel.

PERCHÉ NON SI PUÒ NEGARE, ha riconosciuto, che ci sono state mancanze da parte delle istituzioni nei confronti delle richieste della popolazione. Anche se «ci sono problemi che non possiamo risolvere», perché sono le condizioni stesse a impedirlo. Quelle create da un embargo «crudele e genocida» che non ha permesso al paese di «avanzare con la velocità sperata». Se fossero stati disponibili i materiali da costruzione, i combustibili, le materie prime, infatti, «avremmo potuto fare molto di più per rispondere a tali insoddisfazioni».

L’accenno di autocritica da parte del presidente è stato in ogni caso accompagnato anche da alcune misure concrete, dirette a far fronte alle proteste dei manifestanti.

Per prima cosa, il primo ministro Manuel Marrero ha autorizzato l’ingresso «senza limiti» nell’isola di generi alimentari, farmaci e prodotti da bagno – tra gli articoli che scarseggiano di più sul mercato nazionale – senza il pagamento di dazi doganali. Una misura in vigore a partire dal prossimo lunedì e fino alla fine dell’anno.

INOLTRE, IL MINISTRO dell’Economia Alejandro Gil ha annunciato un aumento dei salari statali attraverso una profonda revisione della «scala salariale» nelle imprese dello stato, così da concedere loro una maggiore autonomia e migliorare il reddito dei lavoratori.
Dopo tre giorni di interruzioni del servizio, è stato anche ripristinato internet, benché continuino a restare bloccate le reti sociali e le app di messaggistica, ritenute dal governo il principale strumento dei gruppi di dissidenti vincolati alla «mafia cubano-americana» e decisi a realizzare un «golpe soft», secondo «tutti i precetti della guerra non convenzionale». E contro coloro che ne sono responsabili, ha garantito il presidente, le leggi saranno applicate «in maniera giusta e senza abusi».

QUANTO A INTERNET, Díaz-Canel ha ricordato di aver «sempre difeso l’informatizzazione della società», ma con l’obiettivo di «promuovere la cultura e di condividere la conoscenza», e non di scatenare una campagna mediatica carica di odio, a base di fake news e appelli alla violenza.
E se «bisognerà chiedere scusa a chi, in mezzo a tutta la confusione, è stato maltrattato» – che ci siano stati eccessi lo ha riconosciuto anche Joel Suárez Rodes, coordinadore esecutivo del Centro Martin Luther King – è tuttavia «legittimo che una parte del popolo e una parte importante delle forze dell’ordine abbiano cercato di evitare questi fatti e di contrastarli”, salvaguardando quella sicurezza che la gente ha sempre sperimentato a Cuba.

«DOBBIAMO CONTINUARE a rafforzare i sentimenti di solidarietà e rispetto e aumentare gli sforzi per raggiungere maggiori risultati», ha proseguito il presidente, evidenziando tuttavia come, malgrado gli enormi ostacoli all’acquisto di materie prime, il paese abbia ottenuto anche importanti successi in campo sanitario per proteggere la popolazione. A partire dal miracolo dei risultati del vaccino Abdala, con il suo 92,28% di efficacia.

E, proprio al riguardo, Marrero ha ricordato come Cuba superi la media mondiale relativamente al numero di persone – pari al 25% della popolazione – che hanno ricevuto almeno una dose di vaccino, presentando inoltre il tasso più alto al mondo di persone vaccinate quotidianamente per ogni 100 abitanti.

 

il manifesto 16.07.2021

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