Nei giorni scorsi l'Istat ha comunicato che la produzione industriale a livello nazionale è crollata del 3,6% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno mentre continua ancora ad allargarsi il fenomeno dei voucher. Quindi meno sviluppo, meno lavoro e sempre più precario: questa è la tanto sbandierata ripresa economica che tutti i giorni ci raccontano Renzi e i suoi ministri. Un fallimento totale che nella narrazione surreale del governo viene regolarmente presentata come un successo.

 
All'interno di questa situazione nazionale l'Umbria costituisce un punto di eccellenza ma tutto in negativo. Infatti, secondo i dati ufficiali dell'Inps nel solo primo trimestre del 2016 i buoni lavoro utilizzati dalle aziende sono arrivati a toccare la rilevantissima quota di 523.223. con un aumento del 44,9%. Una progressione che sembra inarrestabile:  208.177  nello stesso periodo del 2014, 361.170 nel 2015. Lo scorso anno i lavoratori retribuiti con questo strumento sono stati circa 17mila ed è facile prevedere che con un trend di questo tipo nel 2016 si supererà la quota di 20mila.

E bene ricordare per l'ennesima volta che i voucher sono di fatto una forma di indecente legalizzazione del precariato perché il lavoratore viene pagato spesso per meno ore di quelle che realmente svolge, non ha alcuna tutela né dal punto di vista previdenziale, né per quanto riguarda la malattia, la maternità e tanto meno per quello che concerne la disoccupazione.

Il governo Renzi si dice impegnato a limitarne l'uso ma i dati e i numeri rilevati a scadenze periodiche raccontano un'altra storia: l'utilizzo indiscriminato dei buoni lavoro sta dilagando. In Umbria  non interessa più solo i settori del commercio, dei servizi, dell'agricoltura e dell'edilizia ma sta addirittura penetrando nella pubblica amministrazione. Ne è testimonianza tutta la recente vicenda del bando di concorso promosso dall'amministrazione comunale di Assisi dove la destra che governa la città da due decenni ha fatto da apripista.

A livello nazionale si promette adesso di intervenire lavorando sulla tracciabilità. In realtà questa proposta non avrà effetti rilevanti e non serve certo a cancellare l'illegalità che è alla base dello strumento voucher. L unica soluzione risolutiva é quella proposta e già avviata dalla Cgil: raccogliere le firme per un apposito referendum nazionale che ne abolisca  completamente l'uso.

Mario Bravi,
Sinistra Italiana
Comitato Operativo Umbria

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