PERUGIA - "Non sfugge di certo che il declassamento del rating della Regione Umbria risente di un contesto negativo piu' generale, come si evince dalla triste compagnia nella quale si ritrova la nostra regione, ma proprio perche' l'elenco comprende alcuni enti e non altri, e' evidente la responsabilita' anche della classe dirigente locale".

Cosi' il capogruppo dell'Udc in consiglio regionale, Sandra Monacelli che con "estrema preoccupazione" parla della decisione dell'Agenzia Standard & Poor's di abbassare il rating della Regione Umbria da 'A+' ad 'A', evidenziando che "dopo il giudizio sul debito italiano e su quello delle grandi banche del paese, ha riconsiderato anche quello relativo ad 11 enti locali italiani, tra cui la regione Umbria, declassandone la valutazione a lungo termine sui titoli emessi con scadenza al 2017, 2018 e 2019".

Per Monacelli "alcuni interrogativi alla Giunta regionale si impongono, dettati non soltanto dal declassamento odierno, ma soprattutto dalla bonta' o meno dei titoli sui quali poggia il relativo indebitamento. Perche' chiede - si e' abbassata la fiducia del mercato internazionale nei confronti della Regione Umbria per l'adempimento del suo debito? Quanta 'sporcizia' ha acquistato o venduto, in termini di prodotti finanziari? Quante e quali sono le relative esposizioni finanziarie? In sostanza, quanto e' avvelenata la finanza umbra?".

"L'urgenza di avere risposta a queste domande rimarca Monacelli - e' dettata dalla preoccupazione per la maggiore difficolta', a seguito del declassamento odierno, che la Regione incontrera' da parte del mercato ad acquistare i propri prodotti o comunque dall'aumento dei costi degli stessi. Le conseguenze conclude - peserebbero ulteriormente sul bilancio regionale, con tutte le implicanze sulle varie voci e quindi in sostanza sui servizi al cittadino".
 

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