PERUGIA - Una lenta e difficile rimessa in moto dell'economia regionale umbra: e' quello che annunciano le indagini della Banca d'Italia, riscontrando lievi segnali di ripresa del sistema economico regionale, con livelli di attivita' che rimangono al di sotto di quelli registrati prima della crisi. Il rapporto di Bankitalia sull'economia umbra, relativo al 2010, e' stato presentato questa mattina a Perugia nella Scuola di automazione per dirigenti bancari.

''Anche se non forte - ha affermato il direttore della filiale di Perugia, Paolo Pasca - la ripresa e' in atto, innescata dal commercio internazionale ritornato ai livelli del 2008''. Le indagini della Banca d'Italia segnalano che nell'industria la produzione e gli ordinativi sono aumentati, con la crescita del fatturato che pero' e' stata limitata alle imprese esportatrici, mentre e' cresciuto in misura molto contenuta il fatturato delle imprese del commercio e del turismo.

Nell'edilizia invece i livelli produttivi hanno continuato a ridimensionarsi. Si sono poi progressivamente rafforzati i segnali di ripresa del mercato creditizio regionale, con l'occupazione che infine e' rimasta pressoche' stazionaria, mentre la disoccupazione colpisce principalmente i giovani.

Le indagini della Banca d'Italia contenute nella pubblicazione ''L'economia dell'Umbria'' segnalano un aumento dell'1,5% del Pil regionale, sostanzialmente in linea con il dato nazionale e considerando comunque le stime piu' pessimiste: il prodotto interno lordo regionale era sceso del 6,1% nel 2009 e dell'1,3% nel 2008.

''Oltre al clima economico generale - ha sottolineato ancora il direttore Pascia l'economia regionale sconta ancora fattori di ritardo strutturale responsabili del calo della produttivita' media del lavoro osservato nell'ultimo decennio e riconducibili, tra l'altro, ai modesti investimenti in ricerca e sviluppo delle imprese regionali''.

A presentare nei dettagli il rapporto e' stato il ricercatore della Banca d'Italia Riccardo Bonci, cui ha fatto seguito una tavola rotonda con i rappresentanti delle associazioni di categoria, con intervento finale della presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini.

Per quanto riguarda l'industria, in base ai risultati delle indagini condotte dalla Banca d'Italia su un campione di imprese manifatturiere regionali, la produzione e gli ordinativi sono aumentati, con la crescita del fatturato (+12%) che pero' e' stata limitata alle imprese esportatrici, che hanno potuto beneficiare della ripresa degli scambi internazionali.

Dopo la forte contrazione registrata nel 2009 (-22,3%), nel 2010 le esportazioni regionali sono tornate a crescere con un +18,5%, che scende pero' al 10% se si eliminano le imprese dei metalli. In presenza di margini inutilizzati di capacita' produttiva ancora elevati, la spesa per investimenti e' stata poi inferiore (-20%) a quella, gia' modesta, del 2009.

Alla debolezza degli investimenti ha contribuito la dinamica negativa della redditivita' aziendale, con circa la meta' delle imprese che ha chiuso l'esercizio in perdita. Nell'edilizia, invece, i livelli produttivi hanno continuato a ridimensionarsi, mentre, sempre secondo il rapporto della Banca d'Italia, e' cresciuto il fatturato delle imprese del commercio e del turismo, ma in misura molto piu' contenuta rispetto all'industria.

Pressoche' stazionaria e' rimasta l'occupazione, con un tasso di disoccupazione fermo al 6,7% (2009) e con il crescente ricorso alla Cassa Integrazione guadagni (soprattutto in deroga) che ha contribuito a contenere l'impatto sul mercato del lavoro dei livelli ancora bassi dell'attivita' economica. I giovani tra i 15 e i 34 anni continuano ad essere la categoria piu' colpita.

Si sono poi progressivamente rafforzati i segnali di ripresa del mercato creditizio regionale. Infatti, la domanda di prestiti da parte delle imprese e' moderatamente cresciuta, aiutata dall'attenuato inasprimento delle condizioni di accesso al credito. Cresciuti anche i mutui concessi per l'acquisto delle abitazioni (+7%), con le nuove erogazioni, avvenute in un contesto di quotazioni immobiliari stabili, che sono state effettuate in gran parte a tasso variabile. Diminuiti invece del 2,9% rispetto al 2009 i depositi bancari delle famiglie.

Nel rapporto di Bankitalia, infine, viene anche analizzata la qualita' del credito, che ha continuato a risentire della debolezza congiunturale, soprattutto per i prestiti alle imprese. Il suo deterioramento, pur in rallentamento, non si e' ancora arrestato. Nel 2010, infatti, l'ammontare dei prestiti a sofferenza e' cresciuto di circa un terzo, con l'incidenza sui crediti complessivi che ha raggiunto il 5.9%. 
 

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