PERUGIA – Come rispondere alle crisi d’impresa? Esiste una via legale che possa aiutare gli imprenditori in difficoltà? Se ne parlerà il 14 settembre prossimo a Trevi, in Umbria, in un convegno intitolato, appunto “Crisi d’impresa: reagire o resistere”. L’iniziativa è delle Camere Civili di Perugia, Spoleto, Terni, Rieti e Viterbo, vede la presenza di illustri professionisti come il Professore e avvocato Matteo Tassi, il Professor Avvocato Paolo Spacchetti. A coordinare i lavori l’Avvocato Marco Bellignacci Presidente Camera Civile di Spoleto

L’avvocato Lucia Baldoni, Presidente della Camera Civile di Perugia, e coordinatrice dell’evento, spiega così il contenuto e le finalità dell’incontro che è riservato alla categoria degli avvocati in particolare, ma anche a tutti gli altri ordini professionali e agli stesi imprenditori: “Il convegno che vedrà anche la partecipazione della Presidente dell’Unione Nazionale Camere Civili Avvocato Laura Jannotta è stato pensato per rivedere e far evolvere il ruolo dell’avvocato nella complessa tematica della crisi d’impresa. Lo sforzo concettuale che la nostra categoria è chiamata a compiere, in funzione della salvaguardia del tessuto economico, messo a dura prova dalla ormai decennale crisi, è quello di farsi promotore di un atteggiamento nuovo. Dalla semplice attività di contrasto alle azioni dei creditori che minacciano l’integrità del patrimonio aziendale si deve necessariamente evolvere verso un ruolo anticipatorio consulenziale, volto ad accompagnare l’imprenditore nella ricerca di strategie che possano consentire il superamento della crisi d’impresa. A questo proposito Paolo Fratini Professore a contratto università di Perugia – dipartimento di economia, ricorda come si sia partiti da una situazione che lui stesso ha definito Darwiniana, nel senso che “la Legge Fallimentare del 1942 – Ricorda il professore - muoveva da una impostazione della eliminazione dal mercato degli ‘individui deboli’” dove la contrapposizione tra le ragioni creditorie e l’interesse dell’imprenditore a proseguire la propria attività veniva risolta, punitivamente, a sfavore di quest’ultimo”.

Una logica aberrante, che non teneva conto dei disastri sociali, occupazionali ed economici, che questa produceva. Poi l’affermarsi di una diversa sensibilità che, “ha portato in anni più recenti – precisa Fratini - ad una mortificazione delle ragioni del ceto creditorio per tentare la salvaguardia delle realtà aziendali, fino all’ultimo approccio basato sulla “prevenzione” con l’innovazione sicuramente perfettibile delle cosiddette procedure di allerta”.

Insomma, deve essere sfruttato il ruolo e la fiducia costruita negli anni con gli imprenditori per aiutarli ad “aprirsi” ad ammettere l’idea stessa che la loro azienda si avvii o si stia avviando ad attraversare una crisi. All’imprenditore che ci chiede di fare opposizione ad un decreto ingiuntivo dobbiamo provare, se non è troppo tardi, ad offrire strategie. La sinergia con esperti che si occupano di consulenza aziendale e gestionale, che siano in grado di cogliere i primi indicatori della crisi, ci aprirebbe la possibilità di operare tempestivamente in ottica di prevenzione”.

Meglio prevenire che curare, anche in questo campo, dicono gli avvocati che si offrono come una sponda per le imprese, ma non solo in chiave “difensiva”, bensì come strumento per trovare la strada per uscire dalla crisi o soluzioni in grado di mitigarne gli effetti devastanti.

L’Umbria, come gran parte delle regioni italiane, ha pagato a carissimo prezzo la crisi che va avanti dal 2008, ha registrato una vera e propria decimazione del tessuto produttivo industriale e artigianale e di quello commerciale e dei servizi. Finora molte aziende hanno cercato di resistere, ora – questo sembra lo scopo del convegno – è il momento di uscire dalla fase della resistenza e sopravvivenza, per reagire e rilanciare…

Renato Casaioli

 

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