Crisi, aumentano i fallimenti: falcidiati trecentomila posti di lavoro
di Fabrizio Salvatori
Dal 2008, cioè dall’inizio dell’attuale crisi, in Italia sono stati persi quasi 300mila posti di lavoro in aziende fallite. Sono i numeri del Cerved Group, secondo il quale nel terzo trimestre dell’anno i fallimenti di imprese sono cresciuti del 6,6% rispetto allo stesso periodo 2010, facendo salire a 14 i trimestri consecutivi con un aumento dei crack aziendali. “L’ondata di fallimenti che ha colpito le imprese italiane - spiega Gianandrea De Bernardis, amministratore delegato di Cerved Group - ha avuto un impatto notevole sui livelli occupazionali: in base alle nostre stime, il numero degli addetti impiegati nelle imprese fallite, dopo lo scoppio della crisi del 2008, è pari a 297mila unità e le procedure fallimentari aperte solo nei primi nove mesi del 2011 coinvolgono oltre 70mila lavoratori”.
La corsa dei fallimenti in Italia è proseguita anche tra luglio e settembre. Con 2.207 default si è infatti in crescita anche su base destagionalizzata: +2,3% rispetto al periodo marzo-giugno. I casi di bancarotta dei primi nove mesi dell’anno ammontano a 9.000 unità, per un incremento del 9,7% rispetto allo stesso periodo del 2010. In aumento anche i concordati preventivi: +4,7% nel terzo trimestre “e gli effetti occupazionali sono ancora più preoccupanti se consideriamo i posti a rischio nelle aziende che richiedono un concordato preventivo: secondo i nostri dati, il totale dei lavoratori delle società che ne hanno fatto domanda raggiunge quota 108mila dall’inizio della crisi e 24mila nei soli primi nove mesi delll’anno”, aggiunge De Bernardis.
A pagare sono soprattutto i lavoratori dell’industria con 95mila posti persi in aziende fallite e 60mila a rischio in società in concordato, seguiti da vicino dal settore dei servizi: 118mila posti già persi e 26mila a rischio. Secondo lo studio Cerved Group, a livello territoriale va male nel Nord Est, dove l’incremento dei fallimenti è stato del 3,4% nei primi nove mesi dell’anno, ma va malissimo in tutte le altre aree del Paese, dove i fallimenti sono in crescita ovunque con tassi a due cifre. I settori che soffrono maggiormente nei primi nove mesi del 2011 sono quello dei servizi (fallimenti +13,3%) e delle costruzioni (+7,7%), mentre controcorrente troviamo l’industria, che da gennaio a settembre fa registrare un calo del 2,8% rispetto allo stesso periodo del 2010.
Fonte: controlacrisi.org
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