Le prossime ondate di rivolta in Medio Oriente rischiano di arrivare dalla crescente crisi idrica nella regione, dove l'oro blu sta diventando sempre più raro. L'emergenza acqua potrebbe infatti provocare un'ulteriore instabilità, se la questione non sarà affrontata in maniera congiunta dai paesi coinvolti. È lo scenario che emerge dai dati dell'ultimo rapporto «The Blu Peace», presentato questa settimana al Parlamento europeo di Bruxelles. Finanziato da Svezia e Svizzera, lo studio esamina la situazione in sette paesi: Turchia, Siria, Irak, Libano, Giordania, Israele e Territori palestinesi. «Il rapporto - spiega Graham Watson, eurodeputato inglese liberaldemocratico - propone una rete di cooperazione stabile fra i paesi della regione, che tramite una divisione sostenibile delle risorse potrebbe anche aiutare il processo di pace in Medio Oriente».

Secondo lo studio, il flusso dei fiumi in Turchia, Siria, Iraq, Libano e Giordania si sono ridotti dal 50% al 90% fra il 1960 e il 2010. Un esempio è quello del fiume Giordano, fonte di oro blu per cinque paesi, che ha diminuito la sua portata del 90% dal 1960. Per questo si propone l'istituzione di un Consiglio di cooperazione come strumento per stabilire standard comuni per misurare flusso e qualità dell'acqua, per poi adottare obiettivi di gestione sostenibile e strategie regionali per combattere i cambiamenti climatici e la siccità.

Secondo gli scenari dei climatologi, la Siria vedrà nei prossimi 50 anni il 60% del suo territorio minacciato dal fenomeno della desertificazione, che interesserà anche Turchia, Irak e Giordania. Territori palestinesi e Israele saranno i più colpiti dall'emergenza acqua, a causa del calo della risorsa negli ultimi dieci anni. Il Lago Kinneret, in Israele, rischia di diventare salato.

E l'unica strada per fronteggiare il problema, secondo il rapporto, diventa l'istituzione di uno strumento di collaborazione fra le autorità competenti israeliane e palestinesi. Soluzioni tecniche come la desalinizzazione o il riciclo delle acque reflue potranno infatti tamponare le necessità per una decina d'anni, ma poi bisognerà ricorrere a fonti esterne, quindi la cooperazione sarà essenziale.

Anche l'Iraq è confrontato a una riduzione consistente di oro blu: il 90% delle paludi infatti è già scomparso. Il livello del Mar Morto invece è sceso dai 390 metri sotto il livello del mare degli anni '60 ai 420 metri attuali, che si prevede arrivino a 450 metri per il 2040. La prospettiva è che il Mar Morto diventi solo un laghetto entro il 2050.

Da controlacrisi.org

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