COSPITO CONDANNATO A MORTE PER AVER DANNEGGIATO UN MURO…
di Piero Sansonetti
Ieri sera la Corte di Cassazione ha deciso che Alfredo Cospito, anarchico, deve morire. Sono passati più di settantacinque anni dall’ultima volta che una Corte italiana decise che alcune persone condannate per un delitto gravissimo dovessero essere messe a morte. Era il 1947. La fucilazione di quattro presunti banditi avvenne il 4 marzo. I condannati erano stati riconosciuti colpevoli di aver compiuto una strage durante una rapina e di avere ucciso anche alcuni bambini. Alfredo Cospito, no.
È stato condannato non per avere ucciso qualcuno: per avere collocato due ordigni, di notte, in un luogo deserto fuori da una caserma dei carabinieri. Gli ordigni esplosero e danneggiarono il muro. Nient’altro. Ora Cospito aspetta che una corte d’appello decida se affibbiargli l’ergastolo, pena alla quale da almeno mezzo secolo non è stata mai condannata nessuna persona non colpevole di omicidio. Sarà una assoluta innovazione del diritto. Ma forse no: probabilmente Cospito non subirà la condanna perché smetterà di vivere prima. Cospito è in sciopero della fame da 130 giorni. Sta molto male. Chiede una cosa semplice semplice: che gli sia revocato il 41 bis. Cioè il carcere duro.
Per due ragioni. La prima è che il carcere duro è previsto dalle leggi italiane allo scopo dichiarato di spezzare le comunicazioni tra un detenuto e l’organizzazione criminale, mafiosa o terrorista, alla quale il condannato appartiene e della quale è un dirigente. Cospito non comunica con nessuna organizzazione criminale e non è un dirigente di nulla.
La seconda ragione è che il carcere duro non è previsto dalla nostra Costituzione e viola molte norme del diritto internazionale, tra le quali il “Codice Mandela”, adottato dall’Onu e dunque riconosciuto anche dall’Italia.
La prima sezione penale della Corte di Cassazione ieri sera ha deciso di respingere il ricorso di Alfredo Cospito e anche di respingere la richiesta della Procura generale, che aveva proposto di accettare il ricorso. Succede raramente che la Corte respinga una richiesta della Procura favorevole all’imputato, ma in questa vicenda Cospito le anomalie sono moltissime.
È molto grande anche la ferocia mostrata dai rappresentanti di diverse istituzioni. È una giornata triste questo 24 febbraio 2023. Si è scelto di colpire a morte un essere umano e si è scelto di colpire la Costituzione. Che con il suo articolo 27 proibisce trattamenti inumani, e dunque esclude la possibilità del carcere duro. E che ieri sera è stata stracciata dai giudici.
Fonte: Il Riformista
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