Consiglio regionale. Discussione su riordino Province: Interventi Consiglieri
Dopo la comunicazione della presidente della Regione Umbria Catiuscia Marini sul riordino delle Province umbre, sono intervenuti i consiglieri: Stufara (Prc-Fds); De Sio (Pdl); Goracci (Comunista umbro); Dottorini (Idv); Buconi (Psi); Zaffini (Fare Italia); Monacelli (Udc); Brutti (Idv); Lignani Marchesani (Pdl); Luca Barberini (PD); Nevi (Pdl); Cirignoni (Lega Nord); Bottini (PD); Locchi (PD); assessore riforme Rossi.
DAMIANO STUFARA (PRC-FDS): “UN PROVVEDIMENTO DEMAGOGICO CHE CANCELLA LE PROVINCE, SENZA INDICARE L'FFETTIVO RISPARMIO FINANZIARIO - Il nostro è un dibattito kafkiano, perché proprio oggi il Governo, con il Ministro Patroni Griffi, anticipa sul Corriere della Sera la soppressione della Provincia di Terni, irridendo le procedure previste e il ruolo di Regioni e Cal. Il fatto è che con il Governo Monti anche il Parlamento è ostaggio di Palazzo Chigi. Aspetteremo con interesse l'esito del ricorso alla Corte costituzionale contro lo svuotamento dei nostri poteri che avviene nel silenzio di chi sostiene questo governo. E' intollerabile dare in pasto alla opinione pubblica un provvedimento demagogico che cancella enti istituzionali come le Province, senza indicare quale effettivo risparmio finanziario la scelta comporterà, ed è grave che questo lo faccia un esecutivo nazionale non eletto. Stessa cosa per la riduzione del numero dei consiglieri regionali. Viene presentato come un mero adempimento burocratico che si intende far passare anche in Umbria senza obiezioni. Si tratta come molti commentatori giudicano 'svolta autoritaria anche se dolce contro tutti i diritti democratici acquisiti'. Nonostante ciò voteremo a favore del documento elaborato dal Cal che definisce sbagliato predeterminare l'esistenza di una Regione come l'Umbria con una sola Provincia. Siamo convinti che servano due enti per difendere un equilibrio territoriale creatosi storicamente. Nel ricordare la coerenza di Prc-Fds e non dei partiti maggiori che in alcuni enti locali hanno votato differentemente a seconda del contesto, vogliamo augurarci che l'Aula voterà compatta la risoluzione finale del Cal che dovrà prevedere la possibilità di ricorrere alla Corte costituzionale nel caso in cui il Governo confermi quanto anticipato oggi dal Corriere della Sera, salvaguardando la Costituzione”.
ALFREDO DE SIO (PDL): “IL RIEQUILIBRIO FRA PERUGIA E TERNI ORA È UNA CORSA CONTRO IL TEMPO CHE SCONTA ERRORI E RITARDI DEL PASSATO - In effetti è una discussione surreale, perché il Governo avrebbe deciso la soppressione della Provincia di Terni, al termine di un percorso poco chiaro su quali enti sarebbe utile tagliare o mantenere. Diverso sarebbe stato se queste decisioni fossero maturate al termine di un percorso di revisione generale della Costituzione. Ma oggi sono troppi gli organismi che legiferano (Ue, Stato, Regioni) e pochi quelli che amministrano: rimarranno solo i Comuni. Il tema del riequilibrio fra Perugia e Terni è ora una corsa contro il tempo che sconta errori e ritardi del passato. Stiamo solo rincorrendo qualcosa che ci sfugge. Sopravviverà solo la metà delle Province che oggi conosciamo. Scompariranno tutte quelle che oggi confinano con la nostra regione. Questo paradossalmente potrà portare l'Umbria ad aggregare un'area ben più vasta di quella a suo tempo pensata fra Tirreno ed Adriatico sulla quale programmare in futuro interventi ed infrastrutture. Nel merito della proposta il documento del Cal che sostiene le due province, non indica il percorso da seguire e questo preoccupa. Non possiamo limitarci ad inviare a Roma un parere, ma indicare in modo inattaccabile un percorso da seguire e questo presuppone che tutti i comuni ne seguano l'iter e si pronuncino. Su Terni ritengo che la cancellazione della Provincia avrebbe come effetto indiretto di rendere più debole e marginale l'intera Regione. Mi auguro un voto dell'Aula senza furbizie che indichi percorsi ed impegni come prevede la legge”.
ORFEO GORACCI (COMUNISTA UMBRO): “Sì AL CAL MA LA PARTITA VERA SI GIOCA A ROMA DOVE E I DUE PARTITI MAGGIORI, PDL E PD, HANNO L'80 PER CENTO DI DEPUTATI - Fino a pochi anni fa ci battevamo per la terza provincia umbra e nel frattempo ad esempio la Sardegna è passata da quattro ad otto. Ma è grave che su questi assetti istituzionali decida il Governo Monti, il più vecchio per età media e con i ministri più ricchi: quello che è solito usare la mannaia su tutto e che per certi versi riesce far rimpiangere Berlusconi. Nonostante ciò sosterrò il documento del Cal nella convinzione che dovrebbe assicurare il pensiero unitario di tutte le istituzioni che rappresenta e che mi spinge a dire che non potrei votare altrimenti. Sono a favore del documento anche per un altro motivo: non perché il territorio di Terni soffre (sono in tanti nelle stesse condizioni); ma perché dopo le Province, il decisionismo di Monti arriverà alla Regione Umbria. Ricordo nel merito i propositi della Fondazione Agnelli. Non ritengo accettabile che un Governo che nessuno ha scelto possa addirittura fissare il ruolo delle nuove province ridotte, come dovranno essere gestite, con quale esecutivo (solo il presidente?) Nel caso della Regione perché si dovrebbe passare da 30 a 20 consiglieri riducendo la rappresentanza politica dei territori. Se c'è il problema di contenere le spese, basterebbe dimezzare le indennità. Osservo nel merito che negli ultimi 11 mesi (quelli da quando opera questo governo) sono state fatte le scelte più centraliste. Dopo le Province ci diranno che una Regione come l'Umbria con 900mila abitanti non ha ragione di esistere. Voterò a favore del documento del Cal, ma non basterà. La partita più grossa si giocherà a Roma, in Parlamento, e lì tutti sappiamo che i due partiti maggiori, Pdl e Pd, hanno l'80 per cento di deputati”.
OLIVIERO DOTTORINI (IDV): “APPARE INCOMPRENSIBILE IL TENTATIVO DI SPOSTARE COMUNI E TERRITORI COME IN UN RISIKO PER AGGIRARE LE PREVISIONI DI LEGGE - Per l'assetto delle Province ci troviamo di fronte a un quadro di estrema confusione dove ai provvedimenti pasticciati del Governo Monti si risponde con progetti di architettura istituzionale fantasiosi e irrazionali, comunque di difficile se non impossibile attuazione. L'Italia dei Valori ha raccolto 400mila firme per l’abolizione delle Province. In Umbria ne sono state raccolte oltre 4.500, per cui, oggi, la nostra posizione sarà quella assunta di fronte a migliaia di cittadini che hanno fatto la fila di fronte ai nostri banchetti. Inoltre, questo progetto figurava nei programmi elettorali di quasi tutti i partiti per poi ricevere l’applauso da parte di tutti i settori parlamentari. Gli aspetti procedurali individuati dal Governo, per completare il processo di riordino, appaiono confusi e irrazionali. Oggi non sono giustificati i vari tentativi di operare alchimie territoriali mirati a una difesa corporativa dello status quo. A noi appare incomprensibile il tentativo di spostare Comuni e territori come in un Risiko per aggirare le previsioni di legge, si comprende ancora meno l’atteggiamento di chi a Roma ha votato i provvedimenti 'Monti' senza battere ciglio e a Perugia viene a dire che si deve fare di tutto perché L’Umbria mantenga due Province. È impensabile mantenere le Province come enti di secondo livello, i Comuni, le unioni dei Comuni semplici e speciali, gli Ati, il Consiglio delle autonomie locali senza incorrere in duplicazioni che non hanno più ragione di esistere. Ciò che deve essere salvaguardato sono i servizi ai cittadini e le prestazioni della Pubblica Amministrazione. È necessario fare chiarezza su alcune ipotesi campate in aria, come il fatto che scomparirebbe l'Ufficio dogana, i distretti scolastici, addirittura che la stessa Umbria potrebbe scomparire. Le spinte centrifughe campanilistiche o saranno governate in una visione articolata e policentrica dell’assetto generale o porteranno alla compromissione di una identità unitaria non scontata. Quando si parla di riordino delle Circoscrizioni provinciali è necessario fare riferimento alla necessità di rispondere alla riduzione del numero delle Province, non a ridisegnare i territori al fine di mantenerle in vita. Il documento in questione, oltre ad essere discutibile nel merito, appare un tentativo molto artificioso anche nel metodo. Si afferma la coesistenza di due verità, una ufficiale e l’altra ufficiosa: la difesa delle due Province è questione irrinunciabile, la versione ufficiosa, invece, rivela la consapevolezza che questo disegno ha scarse possibilità di arrivare in porto. Crediamo, per questo, che sia più serio continuare a sostenere la nostra posizione originaria, che mira all'abolizione totale delle Province. Immaginiamo un'Umbria che riesca ad organizzare un sistema amministrativo eliminando inutili duplicazioni di funzioni e riducendo la pletora di società agenzie ed enti di secondo livello”.
MASSIMO BUCONI (Psi): “SBAGLIATO CONSIDERARE GLI ORGANISMI A BASE ELETTIVA COME SOGGETTI CHE GENERANO SPRECHI, MALFUNZIONE, MALCOSTUME E PER QUESTO DA SUPERARE O RIDURRE - Le cattive pratiche di cui spesso dà esempio la Pubblica Amministrazione, le Istituzioni, la politica in generale, stanno facendo scivolare questo Paese nel 'buio della ragione. È impensabile e da condannare il fatto che anche i parlamentari non rispettino, in questo caso, leggi vigenti. Capisco che un Governo tecnico applichi la riduzione dei costi cercando di ridurre i centri di costo e credo che proprio da qui sia partita la questione riferita alla riduzione e il superamento delle Province. È sbagliato considerare gli organismi a base elettiva come soggetti che generano sprechi, malfunzione, malcostume e per questo da superare o ridurre. Se in Umbria non dovesse restare un'organizzazione su due livelli provinciali, avremmo un Ente unico con oltre 1.700 dipendenti, con tutte le competenze che resterebbero in capo ad un solo uomo al comando. Il futuro, la ripresa, la crescita, il rilancio dell'Italia non passa per l’abbassamento dei livelli di partecipazione e di democrazia all’interno del nostro Paese. È sbagliato quando si dice che in Europa non c’è livello provinciale, perché esistono comunque livelli di gestione di macroaree. In Italia ci sono leggi che, finché esistono, vanno comunque applicate, per cui bene fa l’Umbria, bene ha fatto il CAL a muoversi nel solco della legislazione vigente. Per quanto riguarda il mio gruppo, ci troviamo d'accordo con quanto esposto dalla presidente Marini ed anche noi abbiamo sottoscritto una bozza di Risoluzione che va in questo senso. Se l’Umbria dovesse vedere modificata non più su due livelli, seppure rivisitati e corretti di riorganizzazione provinciale, la propria struttura organizzativa, per noi risulterebbe intollerabile oltre che inaccettabile. L'auspicio è che le ragioni serie addotte dal CAL, e riportate nella risoluzione, che spero in maniera unitaria possa essere prodotta al termine di questo dibattito consiliare, vengano prese nella giusta considerazione dal Governo italiano, dal Parlamento italiano, perché non sono pretestuose, ma chiedono il rispetto di alcuni principi di democrazia”.
FRANCO ZAFFINI (Fare Italia): “QUELLA DELLA PRESIDENTE MARINI È UNA DIFESA D’UFFICIO DISTRATTA E SVOGLIATA - Quella della presidente Marini è una difesa d’ufficio distratta e svogliata. Un discorso volto al mantenimento di un assetto esistente che la Presidente e la maggioranza sanno perfettamente non essere quello del futuro. Diverso sarebbe stato cogliere l’occasione offerta da un Governo tecnico che si sobbarca il ‘lavoro sporco’, per una vera semplificazione dell’Umbria, unica, reale garanzia per la sua stessa esistenza. L'Umbria per anni si è attardata in questo dibattito, a volte autorevolmente, altre meno. Ed oggi il dibattito viene messo all'ordine del giorno direttamente dal Governo. Un percorso, quello governativo, condivisibile nella sostanza. Caso mai il percorso Kafkiano è quello della Regione, impegnata nel semplificare, o almeno, in alcuni casi prova a farlo, ma non è così per il riordino delle province. Il fatto che non può esistere una sola provincia è pura retorica. La provincia non è un organo di rappresentanza politica, ma amministrativo. Quindi garantire rappresentanza attraverso la Provincia è soltanto una grande bugia. L'esistenza di due Province non rappresenta una risorsa, bensì un doppione, una di serie A (Perugia) e l'altra di serie B (Terni). Allacciandomi alla riforma della sanità, perché dovrebbero starci due cardiochirurgie? Due aziende ospedaliere? Perché sempre 'due di tutto' salvo poi considerare la prima come positiva mentre la seconda come cosa dovuta sennò strillano. È necessaria una semplificazione assoluta. Non capisco poi quale Umbria vede l'opposizione, nel momento in cui prefigura la stessa della maggioranza. Si faceva prima a votare direttamente la Risoluzione della maggioranza. In questo passaggio sicuramente la maggioranza non dà buona prova di sé, ma certamente la peggiore prova è quella della opposizione. Alla maggioranza va riconosciuta l’attenuante assolutamente generica di far quadrare i conti di governo, l'opposizione non ha neanche questa attenuante. Stessa cosa si può dire per il passaggio contenuto nel documento del Cal, quando cioè rinvia il dibattito all'interno dell’assetto delineato dalla Giunta per la sanità. Un riordino che da quarant’anni ci vede impegnati con alterne fortune, lo riduciamo dentro il dibattito della sanità. Non è pensabile che questo faciliti il percorso mettendo, secondo una vecchia tecnica, sul piatto due o tre cosette, di modo che poi... una a te, una a me. È assolutamente sbagliato accoppiare i due dibattiti. L'unica cosa seria che è possibile sviluppare è dare vita ad un’azione di raccordo di territori, che nei tempi necessari permetta agli umbri di poter prevedere una nuova provincia. Oggi i cittadini sono immersi in altri problemi e non gli interessa questo argomento. Ricordo che il PdL, partito di cui facevo parte, prevedeva nel suo programma l'abolizione delle province. Cosa che io condivido ancora”.
SANDRA MONACELLI (Udc): “Alcuni Comuni si sono pronunciati, hanno detto che non ci stanno a essere deportati da un territorio istituzionale a un altro; altri hanno espresso un parere, chiamiamolo pure, condizionato, da barattare con altre questioni che non attengono ai livelli istituzionali della Provincia, ma che riguardano quelli della sanità; mettiamoci sempre sul tavolo anche alcuni aspetti che magari possono apparire di altro livello, però ci sono. La legge 135 /2012 dice che il riordino deve essere effettuato nel rispetto dei requisiti minimi determinati sulla base della dimensione territoriale: è del tutto evidente che di fronte a queste condizioni ci troviamo ad affrontare una mission davvero impossible. La legge parla chiaro. E oggi l’errore più grande che potrebbe fare questa Istituzione sarebbe di accettare i tagli solo quando avvengono fuori dal nostro giardino. Pensate davvero che in un contesto di semplificazione e razionalizzazione del sistema nazionale e dunque regionale ci possano essere gli estremi per garantire la salvezza della Regione? A questo punto non parliamo più di un’improbabile Provincia di Terni ma parliamo della sopravvivenza o permanenza della Regione Umbria. Immaginiamo che il presidente della Provincia abbia sede a Terni invece che come dirimpettaio della Regione a Perugia e già potremmo avere una sorta di riequilibrio territoriale. Questa può essere una delle ipotesi da mettere sul campo. Siamo alle prese con un mutamento epocale che è semplicemente all’inizio. Per un certo periodo ci si è interrogati sul fatto che questa Regione poteva avere non due Province ma addirittura tre, perché quella sorta di equilibrio territoriale che si era venuto a creare tra le due Province in realtà non era un equilibrio ma era una sorta di sbilanciamento. Oggi non sono più questi i tempi, non sono più questi i ruoli, non sono più queste le competenze, ma dobbiamo capire che la situazione è già governata, e allora non si può governare con la testa rivolta all’indietro rispetto a cose che nel passato c’erano e domani non ci saranno più”.
PAOLO BRUTTI (Idv): “TERNI ORMAI PERSA, MA L’UMBRIA NON SPARIRÀ IN SEGUITO A QUESTE TRASFORMAZIONI. Bisogna procedere alla proposta di riassetto organizzativo della Regione, delle Province della Regione, partendo dal dato di fatto che la Provincia di Terni non c’è più. Punto. Questa è la questione. In Umbria dei territori provinciali ce n’è uno solo, bisogna solo stabilire come fare l’accorpamento del territorio all’unica Provincia che resta. Semmai sarebbe interessante ragionare qui di come facciamo e dove collochiamo le varie strutture amministrative che sono connesse con la struttura provinciale. Questa operazione porterà un risparmio ingentissimo, se noi superiamo due questure ne facciamo una, se superiamo due prefetture una e ne facciamo una, se superiamo due camere di commercio e ne facciamo une, se superiamo due uffici di dogana, due motorizzazioni, due uffici provinciali delle imposte dirette.I nostri parlamentari hanno fatto la battaglia l’hanno persa subito nella loro battaglia avevano individuato bene l’argomento, diciamo che tutto si può fare le Province devono essere ridotte alla metà, tranne che nelle regioni in cui ce ne sono due, questa era la battaglia. Ma questa battaglia è stata persa quindi questo significa che il Parlamento italiano ammette in linea di principio che ci possa essere una Provincia una sola provincia dentro alla Regione. Persa la battaglia, tutto il nostro ragionamento rimane abbastanza superfluo, se volessimo proiettarci più avanti potremmo partire da questa situazione per ridisegnare l’impianto della nostra regione che deve confrontarsi con questo. Non è oggi il tempo di dire se vogliamo accedere allo strumento dell’articolo 133 della Costituzione. Nel clima attuale non si può chiedere al Governo di ricostituire un’altra Provincia in Umbria dopo averle sciolte, in modo tale che alcuni Comuni dell’Umbria possano chiedere di entrare in questa nuova Provincia, fino al raggiungimento delle dimensioni dei territori di 350 mila abitanti.Nessuno di noi vorrebbe la sparizione della Provincia di Terni, ma, a parole, ma di fatto sappiamo che questa sparizione è già avvenuta. Stamattina avremmo dovuto guardare oltre, dire che questa battaglia non si può dare su questo terreno, e lavorare su che cosa fare dell’Umbria dopo che questa trasformazione sarà avvenuta. Fare la battaglia di retroguardia, come diceva Dottorini, è molto pericoloso, perdere le battaglie di retroguardia è il modo per lasciare pezzi della nostra forza di qua dalla linea del fiume, dove insomma lì verrà completamente dispersa”.
ANDREA LIGNANI MARCHESANI (PDL): “REGIONALISMO UMBRI SCONFITTO SUL CAMPO - Questo Governo tecnico sta ammazzando la politica a colpi di decreti profondamente contrari alla legge e alla Costituzione. La prossima mossa sarà anche quella di rivedere il regionalismo ed è ovvio che il destino dell’Umbria da questo punto di vista è abbastanza segnato. Il Governo deciderà a prescindere da quella che sarà la risoluzione approvata quest’oggi, ma è di tutta evidenza che quello che sarà il destino dell’Umbria potrà trovare una diversa connotazione se noi avessimo una Provincia sola, cosa che al contrario di tanti non mi scandalizza. Si tratta della sconfitta di tutti coloro che si sciacquano la bocca con quella che è stata la storia del grande regionalismo umbro. In questo contesto ci sarebbe evidentemente una dimensione di natura strategica ed è quella, con tutta la modestia del caso, che il nostro Gruppo ha cercato di fare proponendo una propria risoluzione.Il collega Zaffini che pensa di ergersi in maniera tutt’altro che elegante come paladino dei territori: mentre per anni raccoglieva le firme in piazza, a Foligno a Spoleto per la terza Provincia ora fa il paladino della prima. È in atto un osceno interscambio tra riforma della sanità e riordino delle Province per tacitare questioni interne al PD, per fare in modo che la sede della Asl vada a Foligno in qualche modo tacitando Terni con la Provincia, perché questo è sotto gli occhi di tutti e bisogna tacitare vecchi potentati che ancora riescono a lucrare in importanti manifestazioni di categorie produttive il posto in prima fila.Alcuni Comuni come Gualdo Cattaneo, Spello, Montefalco e Gubbio si sono espressi in maniera contraria al mantenimento delle due Province. Mentre Foligno si è espressa a favore con 11 voti favorevoli, 4 astenuti e 16 assenti. La nostra risoluzione parte da una stella polare che è il rispetto della sovranità dei Comuni che devono decidere liberamente il loro destino, nella risoluzione che voi ci proponete si chiede al Governo di deliberare il riordino senza partecipazione dal basso, e per quanto mi riguarda è assolutamente inaccettabile.Credo che le Province siano superate, ma credo che i territori abbiano il sacrosanto diritto di auto organizzarsi con un procedimento che parte dal basso. Molto diversa sarebbe la proposta al Governo se ad esso arrivasse una proposta di deliberazione dei Comuni interessati. Così invece una operazione di sottopotere che non posso avallare e che voterò contro”.
LUCA BARBERINI (PD): “DOBBIAMO AVERE L’ONESTÀ INTELLETTUALE NEL RICONOSCERE CHE L’ARGOMENTO CHE AFFRONTIAMO OGGI È UN ARGOMENTO ORMAI SUPERATO E DATATO. NON PARTECIPERÒ AL VOTO. Negli anni Settanta con il sopravvento del regionalismo si era avvertita da tanti, da tanti legislatori nazionali, ma anche dalle comunità locali, la necessità, l’esigenza di elaborare una nuova architettura istituzionale, un’architettura istituzionale che proponesse l’abolizione delle Province. Ricordo fra i tanti promotori di questa idea gli onorevoli La Malfa e Berlinguer. Perché arriviamo oggi a queste decisioni? Siamo vivendo un momento nella nostra nazione drammatico, drammatico per la situazione economica, per la situazione sociale, perché per troppi anni abbiamo negato che vi erano evidenti difficoltà. Ora dobbiamo affermare con coraggio che possiamo e dobbiamo riqualificare una spesa pubblica, capire dove ci sono inefficienze e portare all’interno di queste risorse complessivamente disponibili indirizzarle dove servono più sulle velleità al Governo delle tensioni sociali, nella lotta alla disoccupazione, all’attenzione a chi non ce la fa più, quindi probabilmente dobbiamo avere anche il coraggio di dire che l’architettura istituzionale che oggi abbiamo non è sicuramente semplificata, non dà le richieste giuste e nei tempi giusti, e soprattutto costa troppo. Credo comunque che l’unica strada percorribile per la riforma delle Province sia quella della Costituzione, una Costituzione che non possiamo usare a nostro piacimento, una Costituzione che nell’articolo 133 dice in maniera chiara che le popolazioni, le comunità interessate debbono essere ascoltate. E io non ho dubbi che l’ascolto può e deve essere esclusivamente il meccanismo dell’istituto referendario. Dobbiamo riaffermare in questa nuova architettura istituzionale che la chiarezza passa attraverso un riordino complessivo di competenze. Le nuove Province saranno di fatto dei consorzi tra Comuni di gestione per alcune competenze. Competenze peraltro abbastanza limitate, si dovranno occupare esclusivamente di edilizia scolastica peraltro quella superiore, un po’ di viabilità e un pezzo di ambiente, tutto il resto va ridisegnato complessivamente. Non ci vedo assolutamente nulla di male, se anche si riesca a portare avanti anche una Provincia coincidente con il territorio regionale. Lo possiamo fare nel ragionamento della diversa distribuzione e nell’attenzione ai diversi territori che compongono la nostra Regione. La Malfa aveva provato a dire con chiarezza che con il sopraggiungere del regionalismo c’era una duplicazione, una sovrapposizione di competenze che avrebbe portato, probabilmente, a un’esplosione della spesa pubblica incontrollata. Lo stesso Enrico Berlinguer, nel 1974, disse con chiarezza che la proposta di La Malfa era pienamente e totalmente condivisibile. A distanza di quarant’anni noi ancora ragioniamo e portiamo avanti con pervicace resistenza un’architettura basata sulle Province. Per questo motivo io non voterò, uscirò dall’Aula. Mi dispiace, lo faccio anche con un po’ di amarezza, un po’ di sofferenza, perché approvare questa proposta significa in qualche modo riconoscere questa idea che non appartiene non solo a me ma non appartiene sicuramente a gran parte degli italiani e sicuramente degli umbri”.
RAFFAELE NEVI (PDL): “NON SIAMO UN'OPPOSIZIONE CHE DICE NO A TUTTO. SI' A DUE PROVINCE, RISPETTANDO LA COSTITUZIONE - Abbiamo fatto una scelta, quella di non fare opposizione sempre e comunque su tutto ma, come ci viene imposto dalle contingenze del momento di grave crisi, cambiare modo di fare opposizione per arrivare a rappresentare le posizioni che ci sembrano più giuste, nell'interesse della collettività regionale. Fino a qualche tempo fa c'era chi sosteneva che con due sole province non ci sarebbe stata adeguata rappresentatività e dinamicità dei vari territori, per cui si è arrivati a chiederne quattro, ipotesi contro la quale ci battemmo noi del Pdl, che oggi siamo qui a sostenere di mantenerne almeno due, essendo nel frattempo mutato completamente il quadro di riferimento politico ed economico. Ravvisiamo anche la necessità di essere coerenti con la riforma della Sanità che abbiamo intrapreso, con la riduzione delle Asl da 4 a 2, per cui stiamo andando nella direzione del buon senso, senza mortificare alcun territorio, come sta dicendo per motivi di consenso elettorale il consigliere Zaffini che infatti dal Pdl se n'è andato. Dobbiamo costruire un modello più avanzato, basato sui due poli di eccellenza di Perugia e Terni senza depauperare il resto della regione. Questo è, da sempre, il modello del centrodestra. Dunque la nostra proposta è chiara: sì a due province, visto che abbiamo i parametri, rispettando il parere del Cal e quindi l'articolo 133 della Costituzione”.
GIANLUCA CIRIGNONI (Lega Nord): “CON UNA SOLA PROVINCIA TERRITORI ANCORA PIÙ MARGINALIZZATI. SCELTE DA FARE CON I COMUNI - Oggi va in scena la fiera dell'ipocrisia, con esponenti politici che a livello nazionale sostengono il governo e a livello locale cercano di contrastare gli atti che fa. L'assetto istituzionale che abbiamo avuto fino ad oggi, se adeguatamente corretto con l'introduzione del federalismo, avrebbe consentito risparmi certi, invece si è scelto di seguire la strada della spending review di questo governo tecnico non eletto dal popolo, che sembra un centralismo nuovo, che farà prosperare le lobbies e non certo il popolo, infatti mette le mani in tasca ai cittadini senza tanti problemi. Sul tema dico che per la Lega le province sono importanti, e sarebbe assurda una sola provincia, che finirebbe per marginalizzare ancora di più territori che già adesso sono ai margini, loro malgrado. Non si tratterebbe dunque di un risparmio, ma di una perdita di rappresentanza. Ad ogni modo si tratta di scelte che non possono essere fatte a prescindere dai Comuni”.
LAMBERTO BOTTINI (PD): “NON CI SAREMMO SOTTRATTI A UNA DISCUSSIONE PIU' AMPIA, MA OGGI SOSTENIAMO LA POSIZIONE DEL CAL, ORGANISMO COSTITUZIONALE, E DELLA GIUNTA - Sosterremo la posizione del Cal che, ricordo, è a tutti gli effetti organismo costituzionale, e quindi anche la posizione della Giunta regionale, in quanto forza di governo. Si deve concorrere a ridefinire l'assetto istituzionale dello Stato, quindi ci atteniamo al punto di oggi, anche se non ci saremmo sottratti a una discussione più ampia, sul superamento totale delle province, se la competenza fosse stata in capo alle Regioni. Ma oggi dobbiamo attenerci a quanto legifera un Governo che, essendo tecnico, può essere carente a livello politico. Riteniamo quindi che, per la tenuta generale dell'Umbria, essa debba essere definita su due macroprovince, altrimenti non reggeremmo alla pari con le altre realtà regionali. Non possiamo rinunciare a principi democratici fondamentali sanciti dalla Costituzione con l'articolo 133, che rende sovrane le decisioni degli enti locali. Mi rendo conto che non c'è chiarezza sul ruolo e sulla dotazione delle Province, ma non c'è un'altra strada. Oggi possiamo solo attenerci a ciò che il governo ha rimesso al Cal, visto che un'Umbria con due nuove province ridefinite è la migliore soluzione possibile, meglio rispondente alle dinamiche economiche e sociali della regione”.
DICHIARAZIONI DI VOTO
RENATO LOCCHI (CAPOGRUPPO PD): “Quello di oggi è stato un dibattito intenso e chiaro. Rammarico per la non adesione dell'Idv e apprezzamento per la posizione di Goracci (Comunista umbro). La risoluzione della maggioranza ricalca la linea approvata dal Cal. La vicenda del riordino delle Province è stata pasticciata, in alcune parti in spregio dei limiti fissati dalla Costituzione ed anche del buon senso. Il riordino, necessario, delle articolazioni dello Stato non può essere dettato esclusivamente da problemi di spesa. Il Governo nazionale poteva fare meglio, anche sul piano del metodo. Ma oggi la situazione data è questa, dobbiamo quindi partire dalla posizione del Cal che ribadisce la necessità di mantenere due ambiti provinciali, rivisti sia nel territorio che nella popolazione; nessuno mette tra parentesi le possibilità offerte dall'articolo 133 della Costituzione sul mutamento delle circoscrizioni provinciali, tant'è che nella nostra risoluzione viene richiamato, e tutte le decisioni dovranno avere il conforto dei Comuni e delle comunità che rappresentano. Questo è lo spazio di azione che oggi abbiamo e che realisticamente dobbiamo sfruttare”.
ANDREA LIGNANI MARCHESANI (PDL): “Le differenze tra le due risoluzioni sono state espresse nel corso del dibattito. Il Governo, come ha anticipato il Corriere della Sera, è indisponibile a cambiare la carte in tavola. Bisogna però comprendere le esigenze dei territori e delle comunità e per farlo occorre che questi si esprimano. Deve essere rimarcata la possibilità preventiva di tutti gli Enti locali interessati di poter dire positivamente la loro sulla modificazione degli ambiti provinciali, per mantenerne due. Questo nella contingenza attuale ci si dice che non è consentito, ma forse non è consentito perché non è stato utilizzato fruttuosamente il tempo a disposizione, che ce n'era quando questo quadro si era in qualche modo prefigurato. Si può quindi approvare la nostra mozione e far pervenire, se esistente, la disponibilità dei Comuni interessati, con una deliberazione ad hoc, prevista nella procedura dell'articolo 133 della Costituzione, con maggioranza assoluta dei propri componenti. Se questo avvenisse il Governo non potrà non tenerne conto perché la norma costituzionale è sovraordinata rispetto a quella della legge ordinaria. Giusta l'attenzione al policentrismo, ma attenzione a quelle che sono le vere emrgenze regionali. Ma su questo torneremo con nostre proposte di legge nei prossimi giorni ”.
ORFEO GORACCI (COMUNISTA UMBRO): “Voto favorevole alla risoluzione della maggioranza, anche se sarebbe stato auspicabile un maggiore e tempestivo confronto sulla questione”.
GIANLUCA ROSSI (ASSESSORE ALLE RIFORME): “Auspicabile una condivisione più ampia da parte del Consiglio regionale. Una occasione da cogliere dopo che la presidente della Regione ha deciso di delegare il Consiglio regionale ad inviare la proposta al Governo. Le due risoluzioni di maggioranza e minoranza si differenziano in maniera sottile: nella nostra c'è un richiamo all'articolo 133 della Costituzione, ma noi sottolineiamo che la legge di conversione del decreto legge '95/2012' sostituisce la parola soppressione delle Province con 'riordino', ed in virtù di ciò che noi facciamo nostra la decisione del Cal di procedere ad un riordino delle Province umbre mantendone due con caratteristiche geografiche e demografiche diverse. Il richiamo all'articolo 133 non è dirimente rispetto alla questione fondamentale, perché può essere attivato in qualsiasi momento. Per questo noi richiamiamo il deliberato del Cal sul quale si sono espressi 27 consigli comunali”.
DAMIANO STUFARA (PRC-FDS): “Le due risoluzioni sono profondamente diverse: quella del Pdl 'invita' al governo ad attuare quanto previsto dall'articolo 133, mentre la maggioranza 'chiede' di attuare quanto deciso dal Cal dell'Umbria. Voto favorevole alla nostra risoluzione e contrario a quella della minoranza”.
PAOLO BRUTTI (IDV): “Contrari ad entrambe le risoluzioni. C'è anche un profilo di illegitimità dei contenuti: si parla di riordino di un ambito provinciale che in base ai parametri del decreto di luglio non rientra nei requisiti, sia per la popolazione che per il territorio”.
FRANCO ZAFFINI (FARE ITALIA): “Voto contrario ad entrambe le risoluzioni. Non c'è bisogno di due Province; la maggioranza fa la difesa d'ufficio dell'esistente, ma l'Umbria del futuro non è quella delineata dal Governo regionale, e il ruolo dell'opposizione è inadeguato”.
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