L’indagine congiunturale del IV trimestre 2012, esposta da Confindustria Umbria, lascia poco spazio alla fantasia.
Le politiche di rigore imposte dall’Europa e accettate supinamente dal governo Monti  e dalla sua maggioranza parlamentare: Berlusconi, Bersani, Fini e Casini, hanno provocato un terremoto, una grave recessione economica, un collasso produttivo dell’industria umbra, della domanda interna, degli investimenti, un calo drastico del reddito delle famiglie, precarietà e disoccupazione.
La politica di Monti e di chi lo ha sostenuto, ha prodotto una desertificazione industriale ed occupazionale senza precedenti.
La Confindustria è stata complice queste politiche miopi ed ancora adesso invoca “stabilità politica”, cioè un voto per il governo Bersani-Monti, che è del tutto evidente non rimetteranno in discussione, né “l’obbligo del pareggio in bilancio” né il “Fiscal Compact”, proseguirà, ineluttabilmente, con le stesse politiche di rigore che hanno prodotto questa catastrofe economica e produttiva.
Confindustria dice agli imprenditori superstiti: resistere, resistere, resistere.
Ma in Europa, in Italia, in Umbria, non esiste possibilità di resistere se non ci sarà una svolta radicale e alternativa alle politiche di rigore economico che sono state protratte fino ad ora, queste politiche sono la causa della crisi non la soluzione.     

Indagine congiunturale di Confindustria Umbria tra le imprese dell’Umbria
IV TRIMESTRE 2012: LA TENACIA DEI SUPERSTITI 

 

1)IL PROFILO DI SINTESI

Gli analisti convergono nel ritenere che l’economia italiana stia toccando, per la seconda volta in cinque anni, il fondo di una dura recessione. Le aspettative lascerebbero intravvedere un possibile rimbalzo congiunturale in grado di restituire un po' di ossigeno alla imprese duramente provate e persino di innescare un percorso di ripresa. Si è convinti che la sfiducia abbia compresso la domanda interna ben oltre quanto giustificato dalla situazione oggettiva dei bilanci familiari e aziendali; che gli acquisti di beni durevoli siano scesi molto più del reddito reale disponibile; che gli investimenti siano ai minimi storici in rapporto al PIL e, nel contempo, siano al minimo anche le scorte di materie prime e semilavorati.
Contemporaneamente sono sembrati allentarsi tre grossi impedimenti alla ripresa: le restrizioni creditizie imposte dalle banche alle imprese (e alle famiglie), la restrizione oltre misura dei bilanci pubblici e il ripiegamento della domanda globale. Se quelli descritti sono i “fondamentali” dello scenario di riferimento, allora appare più che mai necessario ripristinare e mantenere, nel nostro Paese, una cornice di stabilità politica: solamente dentro una cornice di stabilità, infatti, potrà raccogliersi il necessario consenso sulle misure più efficaci per il rilancio dello sviluppo e il miglioramento della congiuntura nei trimestri a venire. Si tratta dunque di fare in modo che non si creino nuove situazioni di sofferenza tali da indurre, in tutti gli operatori, comportamenti prudenti e difensivi fino al punto di spostare su altri soggetti il contagio della crisi, in un giro vizioso senza fine. Al contrario, l'avvio della ripresa può contribuire a migliorare gli umori e i conti economici, ad invertire il segno dei saldi finali dei bilanci di banche e imprese e a dar vita ad una robusta spirale virtuosa.

 

2 – ANCHE IN UMBRIA SI VIVE IN UN DIFFICILE EQUILIBRIO TRA ORIZZONTI DI FIDUCIA E ISTINTI DI DIFESA
La situazione incerta del Paese caratterizza anche l'Umbria, colpita pesantemente, in questi ultimi mesi, dal prolungarsi imprevisto della crisi economica. Come prevedibile, le imprese più fragili - per dimensione, per poca accortezza nel passato, per impreparazione o per eccesso di fiducia - hanno arrancato, si sono sfibrate e, alla fine, hanno gettato la spugna. Il comparto terziario ha drasticamente ridotto il numero dei dipendenti contribuendo, anche se involontariamente, all'avvitamento della recessione. Resistono sul campo, ostinate, le imprese che meglio si sono sapute organizzare perseguendo innovazioni di ogni genere per almeno sopravvivere in attesa di tempi migliori.
Rispetto a quello del precedente terzo trimestre il profilo generale del quarto trimestre per le imprese di Confindustria Umbria (cfr. fig. n. 1) è sintomatico e si riassume in un facile slogan: resistere, resistere, resistere.
L'incidenza delle imprese che confermano i (pessimi) risultati del trimestre precedente si è ridotta di 10,2 punti percentuali (dal precedente 38,8% all'attuale 28,6%) a quasi completo beneficio della quota di imprese che segnalano risultati più incoraggianti ovvero meno pesanti. Solo un modesto 0,4% di imprese, infatti, è andato ad accrescere la quota delle imprese che denunciano peggioramenti congiunturali. In compenso sembrano essersi ridotte le frange di accentuata difficoltà (con flessioni oltre il - 2,5%): erano il 35% del totale e sono ora il 29,7%.

Di equivalente entità, di conseguenza, è l'estensione dell'area delle imprese ancora in difficoltà per quanto di limitate dimensioni (tra il -1% e il - 2,5%): erano il 9,7% e sono diventate il 15,4%.  
Due, in definitiva, sono gli aspetti di rilievo da richiamare:
a) l’affacciarsi di uno spiraglio di allentamento delle difficoltà per un maggior numero di imprese;
b) il permanere di una congiuntura deteriorata che riguarda quasi la metà delle imprese e non è più a lungo tollerabile.

3 – IL DIVARIO DIMENSIONALE SI AGGRAVA ...
Una parziale conferma a quanto detto all'inizio del paragrafo precedente proviene dal confronto, tra le figure n. 3 (sopra) e n. 4 (più avanti) nelle quali sono riportati gli esiti dell'indagine congiunturale a seconda delle dimensioni d'impresa.
Le imprese con più di 20 addetti (fig. n. 3) replicano, con qualche accento positivo in più, il profilo generale già illustrato ma è maggiore la quota di imprese che segnalano miglioramenti vari (29,7% invece del 26,4%).

Le imprese con meno di 20 addetti, invece, mostrano il classico profilo a duna del deserto spazzata da un forte vento (fig. n. 4): una piccola quota nell'area del miglioramento, una particolarmente modesta quota nell'area della stabilità e una più consistente quota confinata nelle aree critiche del disagio con ulteriore riduzione dei livelli produttivi. La metà delle imprese dichiara contrazioni superiori al 2,5% e solo il 15,0% contiene l'arretramento tra il -1% e il - 2,5%.

 

4 - ... QUELLO TERRITORIALE ANCHE
Il mix territoriale degli esiti riscontrati con l'indagine del quarto trimestre appare maggiormente squilibrato rispetto alla precedente rilevazione. Nel terzo trimestre, infatti, i profili delle imprese perugine e ternane viaggiavano di pari passo, con modesti scostamenti, tra le varie classi di risultato. A dichiararsi stabili era, allora, una quota di imprese operanti in provincia di Perugia più alta che in provincia di Terni. In questa indagine, invece, la quota di imprese stabili, cioè che confermano i risultati del precedente trimestre, è assai più alta in provincia di Terni. In questa stessa provincia, inoltre, si hanno quote più alte di imprese in tutte e tre le classi di contrazione della produzione (lato sinistro della figura n. 5).

5 - IL 2012, ANNO HORRIBILIS
Se ai risultati raccolti, oltremodo deludenti, si somma il bilancio occupazionale appare immediatamente evidente quanto l'economia di imprese e famiglie ha lasciato sul terreno dell'economia del settore pubblico, della finanza e dei loro eccessi. I circa due punti percentuali di flessione degli organici, in un anno, in un sistema di imprese da ritenersi particolarmente avvertito e strutturato rendono conto dell'entità dei sacrifici: in attesa di un 2013 che forse non vedrà la ripresa definitiva ma che si spera sia comunque migliore di quello che si è chiuso da poco.

 

FOCUS 1: l’Indicatore di Profilo Evolutivo congiunturale (IPC) e tendenziale (IPT) negli ultimi 12 trimestri
La figura n. 6 rappresenta qui, come al solito, l'andamento negli ultimi tre anni dell’Indicatore di Profilo Evolutivo, ovvero del rapporto tra il numero delle imprese con produzione in espansione e il numero di imprese con produzione in contrazione.
Si coglie un indizio di svolta, poco più di un battito d'ali, nell'andamento congiunturale delle imprese aderenti a Confindustria Umbria mentre rimane stazionario l'andamento di più lungo periodo al termine di un trend di progressiva contrazione: lo si vede anche ad occhio nudo ma la retta (tratteggiata) di tendenza nel triennio lo conferma inesorabilmente con la sua evidente inclinazione negativa.
Tre anni d'apnea, in definitiva, nei quali solo alcuni rimbalzi occasionali hanno dato un po' di respiro alla produzione manifatturiera: troppo poco per pensare alla crescita e troppo per non riflettere sulla urgenza di darsi una politica industriale degna di questo nome e alla stregua di quelle che vari Paesi occidentali si sono date per prepararsi al domani.

FOCUS 2 (le tendenze per settore): clima ancora teso, con ancora troppo pochi fermenti
Come per le precedenti “news”, una sintesi simbolica riepiloga i risultati dell’indagine per ciascuno dei comparti più rappresentativi. Il quadro è, come sempre, di larga massima ed i simboli ripropongono semplicemente una tendenza basata sui valori desunti dall’indagine. Tra parentesi sono inoltre inseriti i valori delle stime relative alla variazione dei livelli di produzione, tanto su base congiunturale, rispetto al precedente terzo trimestre di questo stesso anno, quanto su base tendenziale (ossia rispetto al quarto trimestre del 2011).
Come preannunciato dai risultati della precedente indagine il quadro generale continua ad essere deludente. Alcuni bagliori lo rendono meno fosco: la leggera risalita, ad esempio, del comparto alimentare su base congiunturale e ancor più il recupero, su base congiunturale e tendenziale, del comparto della carta e cartotecnica. Nell'insieme, tuttavia, prevalgono i simboli negativi della moderata flessione o del cedimento più accentuato per i quali spiccano, in modo particolare, il comparto della lavorazione dei minerali non metalliferi (ceramiche e materiali da costruzione), l'insieme delle piccole imprese e la provincia di Terni. Non  mancano, dunque, i motivi di riflessione sul che fare.

 

Variazioni della produzione rispetto a: 
Settori Trimestre precedente Anno precedente (trimestre corrispondente) Variazioni dell’occupazione Prospettive per il I trimestre 2013:
Totale  (- 0,7)  (- 1,4)
Industria meccanica  (- 0,7)  (- 1,2)
Industria alimentare  (+ 0,4)  (- 1,0)
Carta, stampa, editoria  (+ 0,3)  (+ 0,1)
Lavoraz. minerali non metalliferi (- 0,3)  (- 2,2)
Piccole imprese (20 add.)  (- 2,2)  (- 2,3)
Grandi imprese (> 20 add.)  (- 0,3)  (- 0,9)
Perugia  (- 0,6)  (- 1,0)
Terni  (- 0,9) (- 1,6)

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