Confesercenti:No all'allargamento di Collestrada
Collestrada: si procederà all’ampliamento del centro commerciale nell’area ex Enel, salvo decisioni diverse da parte del Comune di Perugia. Un investimento da 90 milioni di euro per nuovi negozi che lascia senza parole chi deve rappresentare la categoria degli esercenti. Come Giuliano Granocchia, presidente di Confesercenti Umbria: “Esprimiamo davvero stupore che, in una fase come l’attuale in cui la crisi economica e dei consumi è incipiente, in una fase in cui si ragiona anche con convegni per rilanciare il commercio di prossimità, ci siano soggetto che possano considerare fattibile un’operazione urbanistica e commerciale come quella di Collestrada. Siamo oltre l’indignazione. L’operazione non impatta solo su Perugia, ma almeno su tutta la provincia e i suoi equilibri. Sono dimensioni gigantesche per una regione come l’Umbria”. C’è ancora una flebile speranza che il progetto possa essere fermato: “Il Comune di Perugia può ancora vietare la variazione d’uso se non ha terminato le pratiche urbanistiche”.
Nel frattempo, se la crisi pandemica è alle spalle, non tutto luccica: “Il commercio ha due livelli di lettura. C’è quello legato ai flussi turistici, come la ristorazione e altro commercio, che sta andando discretamente bene, possiamo notare effettivamente una sostanziale ripresa dei consumi. Le attività non toccate, però, soffrono una gravissima crisi. Abbiamo problemi nei centri storici anche per colpa della viabilità, le attività non food risentono anche di questo. Si può dire che la ripresa c’è, ma non tocca tutti. E quelli meno toccati sono anche quelli più coinvolti dall’ampliamento del centro commerciale di Collestrada. La situazione non è drammatica come mesi fa, ma resta difficile. Alla crisi economica si sommano le tendenze di mercato, come gli acquisti online che stanno creando grandi problemi al piccolo commercio”.
Altro punto da toccare è quello relativo ai rincari di energia: “Che vanno a toccare i consumi perché le famiglie stanno più attente ed eliminano i consumi che non sono primari. E poi ci sono i costi per le attività artigianali e ristorative che esplodono letteralmente: per molti non sono sostenibili, per altri sì ma abbattendo il fatturato che viene mangiato dai costi fissi. Chi pagherà, ancora una volta, saranno i lavoratori, l’unica voce dove è facile comprimere. Alcuni chiederanno la rateizzazione delle bollette, ma se questa dinamica non dovesse arrestarsi anche l’effetto della rateizzazione verrà meno. Siamo di fronte a un cambio strutturale del mercato per ragioni che non sono legate alla guerra, ma a modificazioni delle regole generali. L’aumento di molte materie prime è scollegato dal conflitto in Ucraina, ma si collega invece a ragioni di scelta di alcuni Paesi. Qui arriviamo al tema delle speculazioni sulle materie prime: ormai si può scommettere come sull’andamento di un’azione in Borsa. Solo che qui si scommette su materie prime essenziali per la vita umana. La politica europea dovrebbe fare una riflessione sul modello di liberismo costruito dagli anni ’90 in poi”.
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