La crisi sta martoriando i consumi, e questo è noto. Meno noto è “chi” nel settore delle vendite vede sempre meno clienti entrare dalle porte del proprio negozio. Si sono porte, quelle di botteghe, piccoli negozi e medie strutture a soffrire la lenta ripresa. I dati forniti da Uniocamere parlano di una perdita di fatturato del -1,7% nel primo trimestre del 2011, se potesse sollevare gli animi la media nazionale si stima intorno al -1,9%.
Per chi credesse che i generi alimentari sono quelli dove non si sbaglia mai, e che non possano registrare il segno meno, è del tutto fuori strada. Perché? La riposta è semplice, i consumatori hanno meno potere d’acquisto; tradotto, con gli stessi soldi del pre crisi si fanno meno compere. Oppure si cambiano. Se la grande distribuzione continua a crescere vanno a picco i venditori del fresco. Dagli ortolani ai macellai passando dai pescivendoli.

Dai dati del rapporto si nota come nella terza e quarta settimana del mese ci sia una flessione delle vendite intorno a questo tipo di prodotti. Tutto confermerebbe il minor potere d’acquisto delle famiglie che invece di spendere nei prodotti freschi, si rifugiano in acquisti di “primo prezzo”, generalmente offerti dalla grande distribuzione. "Ora si risparmia anche sull'acquisto di prodotti di prima necessità", ha commentato Sandro Gulino, presidente di Confesercenti regionale, osservando che "in tre anni le famiglie dell’Umbria hanno tagliato del 11 % i propri consumi con punte del -15-20 % nel settore dell'abbigliamento e calzature. Ma ora ad essere colpito è anche quello alimentare che negli anni scorsi aveva tenuto". Proprio ieri il Presidente del Consiglio ha parlato di riduzione delle aliquote Irpef e della loro incidenza ma da quanto detto dal Ministro dell’Economia, tale riduzione dovrà essere compensata da un aumento dell’Iva.

Ma su questo il presidente Gulino, risponde picche adesso serve "una riduzione della pressione fiscale sul lavoro e sulle imprese e un contrasto deciso alla contraffazione e al sommerso", mentre "le ipotesi di riforma del prelievo fiscale che prevedrebbero un aumento dell'Iva, come conseguenza di un alleggerimento dell'Irpef, dimostrano tutta la loro pericolosità e trovano Confesercenti nettamente contraria".
Un passo di questo genere andrebbe a penalizzare quasi esclusivamente i ceti più deboli, proprio quelli che potrebbero favorire la ripresa dei consumi e che stanno maggiormente soffrendo in questo momento.
Da qui la richiesta anche ai Parlamentari umbri di non appoggiare un’ipotesi del genere ma anzi di contrastarla in tutti i modi possibili; ne va del futuro di centinaia di aziende della nostra regione
 

Condividi