Conclusa Conferenza regionale cultura/Marini: costruire reazione a tagli governo
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SPOLETO DIC - ''Il dibattito svoltosi in questi tre giorni deve allargarsi a platee piu' ampie, aldila' della cerchia degli addetti ai lavori, e costituire una reazione convinta alla politica del governo, che pensa che in tempi magri si possa tagliare la cultura, ignorando che essa rappresenta un fattore economico in grado di generare una imprenditoria innovativa, un polo attrattore di talenti e investimenti'': lo ha detto la presidente della giunta regionale dell'Umbria Catiuscia Marini, concludendo oggi presso il Teatro Nuovo di Spoleto i lavori della Conferenza Regionale della Cultura.
''L'Umbria - ha continuato la presidente - puo' sperimentare un modello innovativo e differenziato di federalismo facendo perno proprio sulla cultura, e diventare un laboratorio per un diverso modello di sviluppo, basato sulla nascita di 'imprese creative' all'interno di una filiera lunga, che offra ai giovani nuove possibilita' di occupazione. Per fare questo occorre mettere in campo azioni, progetti e strumenti, perche' la strategia produca risultati concreti''.
Se l'Europa alla cultura viene assegnato il ruolo di importante motore dell'economia, su cui puntare per superare la crisi, ''l'Italia - ha affermato la Marini -, per il suo patrimonio e le sue tradizioni, puo' svolgere questo ruolo meglio di altri, e in Umbria dobbiamo percorrere la nostra traiettoria, costruendo azioni e politiche pubbliche, che si uniscano al coraggio imprenditoriale dei privati''.
''Per opporsi al declino, anche ad un 'comodo declino' - ha proseguito la presidente -, bisogna innovare, ed e' la strada che abbiamo decisamente imboccato, non a caso proprio all'inizio della legislatura, con il seminario sul turismo di recente svoltosi a Todi, e oggi qui in questa conferenza regionale della cultura. La cultura deve diventare per tutti un elemento della vita quotidiana, perche' - ha concluso con una battuta - la cultura fa bene sia all'anima che al prodotto lordo''.
Creativita' e ''riconoscibilita''' culturale dell'Umbria, messa a punto di strumenti organizzativi e di una rete per mettere insieme tutte le risorse, strutturazione di una ''filiera'' della cultura, costruzione di una ''strategia dei luoghi della cultura'', crescita della professionalita' di chi e' impegnato nel settore e formazione continua: questi - riassunti dal direttore dell'assessorato alla Cultura della Regione Umbria Ernesta Maria Ranieri - i temi emersi dalle due sessioni dedicate, nel secondo giorno della conferenza, alla discussione sugli istituti e le attivita' culturali in Umbria, che hanno fatto registrare - ha ricordato Ranieri - oltre 50 interventi''.
Un dibattito tutt'altro che concluso - ha sottolineato l'assessore alla Cultura Fabrizio Bracco -, che potra' proseguire 'on line' nel sito della Regione, dove sara' consultabile l'intera registrazione dei lavori, e quindi nei tavoli tematici, che saranno convocati per approfondire i numerosi suggerimenti e proposte, nati dai tre giorni di discussione.
''Ci sono oggi due concezioni della cultura - ha detto nella sua relazione il professor Pierluigi Sacco della Universita' Iulm di Milano -, quella di fruizione passiva di spettacoli ed eventi, riconducibile al puro intrattenimento, che dunque, in quanto tale, si puo' impunemente tagliare, e quella di una cultura 'attiva', collegata strutturalmente con le tecnologie dell'informazione, con il welfare, con la salute, con la coscienza civile dei cittadini in quanto produttrice di 'spazi di significato' dall'alto valore sociale, connessa con la creazione di capacita' e lo sviluppo di una 'imprenditorialita' creativa', come avviene in Gran Bretagna, dove il compito del pubblico e' creare le condizioni, soprattutto per i giovani, per fare impresa basata sulla creativita', mettendo a sistema le risorse. E’ questa la visione che dobbiamo perseguire''.
''La cultura va intesa non solo come conservazione di beni o come allestimento di eventi utili soltanto per le finalita' degli indotti commerciali e turistici - ha detto mons. Vincenzo Paglia, presidente della Conferenza episcopale umbra -, ma come produzione creativa, come cooperazione su un progetto condiviso, come mezzo per costruire le 'citta' creative', pluraliste e aperte all'innovazione imprenditoriale''.
''In passato - ha sottolineato l'assessore Bracco - c'era, in questi dibattiti fra addetti ai lavori, la tendenza a 'piangersi addosso'. Oggi c'e' una spinta in avanti, la volonta' di sperimentare strade innovative facendo diventare l'Umbria un autentico laboratorio della postmodernita'''.
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