Comincia la scuola. Tra proteste e classi pollaio: "Sveglieremo il Governo"
PERUGIA - A partire da domani prenderà il via il nuovo anno scolastico: in una settimana saranno 7 milioni 830 mila alunni a tornare sui banchi di circa 9.500 istituti. Dietro le cattedre ci saranno circa 800mila insegnanti, di cui 30mila neo-assunti, che saranno coadiuvati da oltre 250mila amministrativi, tecnici ed ausiliari. Domani 12 settembre la prima campanella suonerà in Calabria, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Molise, Piemonte, Umbria, Valle d'Aosta, Veneto e delle province autonome di Trento e Bolzano.
In Campania e Toscana l'anno scolastico vedrà il suo battesimo due giorni dopo, il 14, mentre in Puglia, Sardegna e Sicilia le lezioni inizieranno giovedì 15. Gli ultimi a cominciare saranno gli iscritti negli istituti scolastici di Abruzzo, Basilicata ed Emilia Romagna, che riprenderanno solo lunedì 19 settembre.
Sarà un primo giorno di scuola, comunque, contrassegnato dalle proteste studentesche, questa è la promessa dei rappresentanti della Rete degli studenti medi che domani, quando suonerà la prima campanella si posizioneranno davanti agli istituti superiori armati di calcolatrici, scontrini e striscioni.
"Sveglieremo questo governo - spiega la coordinatrice nazionale Sofia Sabatino presentandogli il conto, per mostrare che l'Italia che conta non è quella di Berlusconi, Bossi e Tremonti. Noi siamo l'Italia che conta, loro l'Italia che non sa contare. Saremo noi a dare i numeri per una volta, mostreremo i danni che questo Governo moribondo sta continuando ad arrecare al nostro paese,alle nostre scuole, alle nostre vite, al nostro futuro".
"In tre anni di governo Berlusconi - continua Sabatino - abbiamo subito solo tagli con effetti devastanti: edifici fatiscenti che ci crollano in testa, classi pollaio da 30 studenti, mense chiuse, trasporti e libri sempre più cari, nessun servizio per gli studenti, programmi scolastici uguali da 50 anni, nessuna innovazione didattica e tecnologica, laboratori fatiscenti, il diritto allo studio che è diventato un privilegio".
La rappresentante dell'associazione studentesca sostiene, inoltre, che "tutto è coronato dalla politica Gelminiana del finto ‘rigore e merito’ che altro non vuol dire che togliere servizi e diritti e aumentare le penalizzazioni per lasciare indietro chi non ha le possibilità economiche, facendo aumentare l'abbandono scolastico e gioendo per le bocciature che ogni anno aumentano".
Per la Rete degli studenti quella di domani sarà solo la prima tappa di un percorso di proteste fatto di flash mob, assemblee e manifestazioni che culminerà, il 7 ottobre, nella prima data nazionale di mobilitazione studentesca a cui hanno già aderito diverse altre associazioni.
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