Come evitare l’uso privato del nostro servizio sanitario?
Le dimissioni dell’Assessore regionale alla Sanità segnalano almeno tre problemi politici di grande rilevanza:
1) l’uso privato del Servizio sanitario pubblico da parte dei partiti politici;
2) la funzionalità della forma azienda a tale uso privato del Servizio sanitario pubblico;
3) la necessità di costruire democrazia nel Servizio sanitario fin da subito.
Per evitare che venga messa in atto una soluzione gattopardesca consistente nel cambiare le persone che lo dirigono, lasciando inalterate le regole e dato che salute e sanità sono dei beni comuni abbiamo deciso di promuovere una ricerca- azione su questi problemi , alla quale hanno finora partecipato i sottoscrittori di questo “documento di intenti” ed alla quale vogliamo garantire inclusione e condivisione di tutte le realtà di base.
Il confronto che si è sviluppato al nostro interno ha permesso, al momento attuale, di raggiungere alti livelli di condivisione sui seguenti aspetti.
1) In base alla nostra esperienza, vi è evidenza dell’uso privato del Servizio sanitario pubblico da parte dei partiti politici, così come in base alla nostra esperienza condividiamo il fatto che:
a) molti altri (industria farmaceutica e dei vaccini, alcuni professionisti dediti alla libera professione, logge di varia espressione e talora anche singoli cittadini) usano il SSR per i propri interessi privati;
b) il modo di gestione privato in sanità non fornisce soluzioni efficaci ed efficienti ai nostri problemi di salute e di assistenza, così come emerge anche da autorevoli studi scientifici;
c) non va confusa la “politica”, di cui riconosciamo il ruolo positivo e necessario nella promozione e tutela della salute, con l’azione dei partiti politici che nella fase attuale, si occupano molto di gestione, producendo molto uso privato del Servizio sanitario.
2) in base alla nostra esperienza vi è evidenza anche della funzionalità della forma azienda all’uso privato del Servizio sanitario pubblico, una funzionalità che:
a) si basa su un sistema di valutazione dei risultati in cui mancano del tutto elementi di terzietà e ancora più a monte su un sistema di assegnazione degli incarichi - che va dalla nomina dei Direttori Generali fino agli incarichi conferiti per mansioni professionali - che predilige la fedeltà al partito/ corrente/ clan territoriale rispetto alla competenza;
b) si accompagna a momenti gestionali in cui la ricerca del pareggio di bilancio sempre più spesso serve a negare il diritto alla salute di soggetti deboli ( es.: salute mentale, sert, anziani, disabili, ecc.) privando i cittadini delle cure efficaci di cui hanno bisogno, mentre sempre più rare sono le azioni organizzative che le aziende sanitarie attivano per recuperare efficienza colpendo i poteri forti.
Si pone quindi il problema di come costruire, nella contemporaneità, forme di gestione democratica e partecipata nel Servizio sanitario fin da subito, con alcune azioni concrete tese a produrre cambiamenti nelle regole del nostro sistema sanitario.
Tra le cose importanti da fare di cui abbiamo condiviso la attivazione assumono priorità:
a) la creazione di una coalizione di realtà di base aperta ed inclusiva che permetta di includere nella discussione, nello sviluppo delle proposte e soprattutto nel supporto effettivo agli strumenti di partecipazione che verranno attivati, associazioni di utenti e pazienti assistiti dal SSR, associazioni civiche, comunità di pratiche, sindacati, associazioni per. tempo libero, società scientifiche, fondazioni, ecc.
b) la attivazione, con azioni di rete sia degli strumenti partecipativi già previsti dalla normativa vigente e - come emerge dai risultati dell’audit civico condotto in Umbria nel 2010 - non attivati (es:: comitati consultivi degli utenti, forme di gestione associata degli URP con le associazioni degli utenti, conferenze annuali dei servizi, applicazione Dlgs 150 /2009 sugli obblighi di trasparenza e comunicazione della pubblica amministrazione, ecc), sia la apertura di spazi di partecipazione (anche sostenendo l’approvazione di nuove leggi) reale, il che per noi vuol dire, dato che siamo noi che paghiamo e subiamo le disfunzioni:
a. scelta condivisa delle priorità su cui lavorano i servizi;
b. valutazione della qualità dei servizi e dell’impatto che hanno sulla salute dei cittadini, effettuata da parte di soggetti terzi rispetto alla amministrazione ed ai professionisti e cioè anche da parte delle nostra coalizione di realtà di base;
c) Garantire alle associazioni ed ai cittadini un regolare flusso di informazioni sulla sanità reale tramite giornali on line, siti delle associazioni, gruppi di discussione e valutazione su face book, ecc, su temi quali: uso privato della sanità; quali priorità vengono scelte, da chi e che conflitti di interesse nascondono; parentele, affinità claniche e affiliazioni alle logge che permettono di leggere nomine e incarichi; episodi di disequità; lunghi tempi di attesa come conseguenza della commistione pubblico privato…..
d) Creare occasioni inclusive e incisive di pubblico confronto, per affrontare il problema dell’uso privato del pubblico e della democratizzazione del nostro Servizio sanitario. Nei prossimi due mesi realizzeremo perciò anche due scadenze pubbliche per dare parola alle associazioni di base ed alla cittadinanza attiva:
a. il 27 gennaio su “L’uso privato del nostro servizio sanitario”;
b. il 24 febbraio su “Come democratizzare il nostro servizio sanitario”;
Invitiamo pertanto le associazioni civiche e/o di base e la cittadinanza a partecipare a questo processo collettivo volto a restituirci il controllo sul nostro SSR e la possibilità di decidere come governarlo, auspicando che iniziative analoghe si sviluppino anche in altri settori, permettendoci di acquisire saperi e esperienza nel governare condiviso dei nostri beni comuni.
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