CITTA’ DI CASTELLO - Lunedi 28 maggio, durante la riunione della commissione Consiliare Permanente, Assetto al territorio, del Comune di Città di Castello sulla vicenda Color Glass, abbiamo assistito all’ennesima giravolta di posizioni circa la valutazione dei pericoli per la popolazione di Trestina e dell’intera zona Sud del nostro Comune.

Nello stigmatizzare  l’assenza dei rappresentanti dell’azienda, che con uno scarno comunicato hanno deciso di non partecipare ai lavori della commissione,  atteggiamento “ictu oculi” in palese contrasto con le ripetute manifestazioni di apertura, della stessa, ad incontri con le istituzioni e con la popolazione, vorremmo sottolineare la crescente preoccupazione che fa seguito alle affermazioni fatte, in un recente passato, circa la natura delle emissioni in atmosfera. 

Tuttavia, tornando ai lavori della commissione,  molti degli interventi che si sono succeduti hanno sorvolato, di fatto, sia il problema delle responsabilità relative ai mancati controlli da parte delle amministrazioni e degli Enti sia la genesi delle preoccupazioni che la popolazione di Trestina aveva sollevate sin dal giugno 2016 e rappresentate al Comune attraverso una petizione firmata.

C’è voluta una forte presa di posizione del Comitato Salute Ambiente Calzolaro Trestina Altotevere Sud che con diverse iniziative, anche di carattere scientifico, ha riportato al centro dell’attenzione un problema addirittura a molti sconosciuto.

Sono passati diversi mesi dalla “ visita guidata” in azienda dove addirittura è stata fatta una seduta della Commissione Assetto al Territorio, seduta che invece non si è voluta fare, al CVA di Trestina, nell’ultima occasione; della serie, se chiama il “potente di turno” ci si prostra, mentre se sono i cittadini a chiedere la stessa cosa ci si indigna addirittura per lesa maestà.

L’ordinanza del Sindaco di Città di Castello, circa la sospensione dell’attività, che fa seguito tra l’altro alla comunicazione della stessa azienda di autosospendere il ciclo produttivo, se da una parte, è un atto dovuto per le risultanze dell’Ispezione di Arpa e successiva comunicazione dell’USL, dall’altro rappresenta comunque una tardiva soluzione che denota una sorta di tentativo di salvare tutti e tutto.

Insomma,  se ci sono delle ispezioni che rilevano dei valori fuorilegge, e per di più si è consapevoli che finora non si è fatto niente per controllare e verificare il rispetto dei protocolli produttivi, crediamo che, senza ulteriori indugi, si debba procedere alla REVOCA delle autorizzazioni alla produzione e alla chiusura dell’attività.

In effetti, tra le prese d’atto relative alla determinazione Dirigenziale Regionale n. 4932 del 17/05/2018 con la quale si diffida la ditta Color Glass S.p.a. e si sospende l’autorizzazione alle emissioni in atmosfera così come rilasciata dalla Provincia di Perugia con D.D. n. 8750 del 04/10/2013  e D.D. N. 8085 del 27/10/2014 , al punto 3 si precisa quanto segue: “Il superamento, per l’emissione E1 del valore di monossido di carbonio autorizzato (valore rilevato 149 mg/Nm3, valore autorizzato 100 mg/Nm3), che può rappresentare un parametro indicatore sul controllo del processo e la presenza di

PCDD (diossine preoccupanti dal punto di vista tossicologico )
PCDF (banditi dal lontano 1985 a causa della loro tossicità e della loro tendenza a bioaccumularsi)
IPA  (Alcuni IPA hanno dimostrato in test di laboratorio di essere in grado di causare il cancro per inalazione (ai polmoni), per ingestione (allo stomaco) e per contatto dermico (alla pelle). Secondo l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) sono probabili cancerogeni per l’uomo )
e Titanio (già vietato in Francia perché cancerogeno, in Italia proposto come sospetto cancerogeno)

 parimenti non previsti nell’autorizzazione e per i quali viene richiesta la valutazione di competenza dell’USL;”

E ancora,  lo studio circa l’analisi delle emissioni commissionato dalla stessa Color Glass all’Università di Perugia mette in evidenza quanto segue: “ I soli parametri che sono risultati al di sopra  dei futuri limiti previsti sono il CO  (in media ca. 120 mg/Nm3 contro un limite di 50 mg/Nm3) e i TVOC  (70 mg/Nm3 contro un limite di 10 mg/Nm3 ) ….. Tutto ciò lascia intravedere la possibilità concreta che nel sistema si possano formare composti organo clorurati persistenti afferenti alla famiglia dei PCDD/PCDF (Diossine). …….. Per tutti questi fattori (elevate concentrazioni di cloro, presenza di rame, e IPA, regime termico del calcinatore) l’ipotesi di un’eventuale presenza di diossine nelle emissioni provenienti dal forno essiccatore  (E1) risulta, a nostro avviso, essere estremamente probabile.”

Alla luce di simili affermazioni, fatte da dirigenti regionali, professionisti di Arpa e Usl, scienziati universitari, l’unica azione possibile per la tutela della salute dei cittadini ribadiamo con forza debba essere soltanto la revoca definitiva delle autorizzazioni ad oggi rilasciate e la chiusura dell’opificio.

La delocalizzazione, vista la criticità della situazione emersa, non appare più risolutiva.

Il comitato, unitamente al WWF, non si fermerà dunque fintanto che questo obiettivo non sarà raggiunto  riservandosi iniziative, in ogni sede, volte ad accertare fatti e responsabilità penali e risarcitorie.

CSA CALZOLARO TRESTINA ALTOTEVERE SUD

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