“CNA non rinuncia al confronto con il Governo, ma se non arriveranno risposte concrete in tempi congrui siamo pronti a organizzare il fermo dei trasporti al fianco delle imprese.”

A lanciare l’allarme è Marina Gasparri, responsabile regionale della CNA per il settore trasporti, che interviene sullo stato di agitazione delle imprese del settore e sulle motivazioni che lo hanno generato.

“Premettiamo che CNA non si riconosce nella piega violenta assunta in qualche caso dalle azioni di protesta in corso – esordisce Gasparri -, però facciamo nostre senza indugi le motivazioni che hanno prodotto le proteste. Innanzitutto l’escalation insostenibile del costo del carburante che, paradossalmente, ha penalizzato soprattutto chi ha investito in mezzi green alimentati a metano, ma che non ha risparmiato nessuno. Da una stima CNA, con l’attuale costo del gasolio alla fine dell’anno le imprese pagherebbero 13 mila euro in più a mezzo rispetto al 2021. Maggiori costi che gli operatori non riescono a ribaltare sulla committenza e che finiscono per erodere del tutto i già risicati margini di profitto delle imprese. Come associazione abbiamo chiesto provvedimenti a sostegno della categoria sotto forma di credito d’imposta per i maggiori costi fin a qui sostenuti per il carburante e la riduzione dell’incidenza delle accise che vi gravano, le più alte d’Europa. Ma soprattutto è indispensabile introdurre definitivamente un meccanismo di adeguamento automatico del costo del carburante. Senza una risposta concreta e immediata del Governo sarà difficile fermare l’onda di protesta in tutta Italia, considerate anche le ripercussioni che verranno dallo scenario mondiale, con la deflagrazione del conflitto tra Russia e Ucraina.”

Oltre al caro carburante sulla crisi del trasporto incidono anche altri problemi.

“Si tratta di problemi strutturali che vanno affrontati adesso – aggiunge Gasparri -. Primo tra tutti, le tariffe: bene la decisione della vice ministra Bellanova di aggiornare e ripubblicare i costi indicativi di esercizio, fermi da novembre 2020. Ma non basta, dobbiamo trovare il modo di renderli un riferimento obbligatorio nella definizione dei contratti tra committente e trasportatore. Perché quei costi di esercizio stanno a significare soglie tariffarie minime sotto le quali legalità e sicurezza sulle strade non possono essere oggettivamente garantiti. Come è possibile che questa non sia una priorità per il Governo? Serve un tavolo di confronto permanente per rivedere tutte le regole del settore: costi di esercizio troppo elevati, pressione fiscale da allentare, semplificazione burocratica, ma anche impatto delle nuove norme comunitarie in tema di accesso al mercato, che rischiano di penalizzare chi ha investito negli anni. Infine, c’è da affrontare la carenza cronica di autisti: in Italia mancano 5.000 conducenti all’anno, e la stima è destinata a crescere con l’exploit dell’economia che tutti ci aspettiamo nel post-pandemia. Dobbiamo ridurre i costi in ingresso alla professione, a partire da patenti e abilitazioni, con provvedimenti del Governo a sostegno di chi intraprende questa professione. Bene quindi la previsione nel DL Milleproroghe del voucher patenti, ma senza un’azione di riabilitazione di questo settore e della professione del conducente non servirà a risolvere il problema. E si deve anche agire sul cuneo fiscale del lavoro, per dare più valore alle retribuzioni. “

Nel frattempo la trattativa con il ministero delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibile è in corso. “CNA non rinuncia al confronto – conclude Gasparri - ma se non arriveranno risposte concrete in tempi congrui siamo pronti a organizzare il fermo dei trasporti al fianco delle imprese.”

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