“Il futuro è artigiano”. Ne è convinta Cna Umbria, che con l’iniziativa “Ritorno al futuro: alla riscoperta della manualità e del saper fare”, ha presentato ieri (23 ottobre, ndr) alle istituzioni, alle forze sociali, alla scuola, all’università, il progetto per la costituzione in Umbria di poli di formazione delle eccellenze produttive, nei quali formare profili professionali spendibili nel tessuto economico umbro e italiano.

 

“Il lavoro manuale e il saper fare a regola d’arte, uniti alla creatività, sono gli elementi sui quali si è fondata la fortuna economica dell’Italia, diventata non a caso il secondo Paese manifatturiero d’Europa. Noi crediamo che su di essi si debba ancora puntare come risorse preziose per rilanciare il futuro del Paese, oggi così pericolosamente in bilico”. È partita da qui la riflessione di Roberto Giannangeli, direttore provinciale della Cna, che nella relazione introduttiva ha tracciato le linee del progetto. “È ovvio che l’artigiano del futuro sarà molto diverso dallo stereotipo al quale siamo abituati a pensare: sarà un artigiano ‘digitale’, in grado di usare le innovazioni tecnologiche, di parlare le lingue, di internazionalizzarsi, di individuare nicchie di mercato, di coglierne le evoluzioni, di usare le nuove forme di promozione e commercializzazione delle proprie produzioni eccellenti. Ed è a questo tipo di artigiano che devono tornare a guardare le scuole, le famiglie, i giovani”. Per Giannangeli, negli anni la grande sapienza degli artigiani è sembrata diventare qualcosa di serie B e milioni di giovani sono stati spinti a cercare la propria realizzazione professionale al di fuori del settore manifatturiero. “Il risultato di questa politica dissennata è rappresentato dai numeri a due cifre della disoccupazione giovanile. Certo, in questo momento pesa anche la terribile crisi economica internazionale in atto, ma il problema della mancata corrispondenza tra richiesta e offerta di lavoro non risale agli ultimi tre o quattro anni. Le imprese incontrano difficoltà enormi a reperire le figure professionali di cui hanno bisogno. Gli stessi ragazzi che escono dalle scuole tecniche e professionali hanno una preparazione datata. Noi crediamo si debba lavorare su una maggiore contaminazione tra scuola e lavoro, tra preparazione culturale e riscoperta e valorizzazione della manualità. Ecco perché abbiamo elaborato un progetto che prevede la costituzione di poli formativi nei settori produttivi di eccellenza, distribuiti sul territorio, nei quali i giovani possano ricevere una formazione adeguata alle richieste del mondo del lavoro, grazie alla messa a sistema delle migliori risorse espresse dalla scuola, dagli enti formativi, dagli stessi imprenditori”.

Ospite della serata Stefano Micelli, docente alla Ca’ Foscari di Venezia e studioso di trasformazioni del sistema industriale italiano, convinto che il design e la creatività siano i fattori su cui ripensare il vantaggio competitivo delle Pmi italiane. “L’artigianalità - ha asserito Micelli - è un valore da recuperare come avviene altrove, a cominciare dagli Stati Uniti, dove le cosiddette fablab (Fabrication Laboratory), luoghi in cui produrre a metà tra la fabbrica e la bottega, sono una realtà in forte crescita”. Sergio Sacchi, dell’università di Perugia, ha colto la contraddizione tra la necessità di valorizzare la creatività e la concreta difficoltà, per chi vorrebbe poter realizzare un’idea, di trovare le risorse finanziarie per farlo.

 

Una tavola rotonda, coordinata da Paolo Arcelli, direttore di Cna Umbria, ha portato gli ospiti (mons. Paolo Giulietti, vicario generale della Curia arcivescovile di Perugia, gli assessori regionali Carla Casciari e Vincenzo Riommi, il rettore dell’università di Perugia, Francesco Bistoni, Giancarlo Cencetti dell’Ufficio scolastico regionale, il presidente di Unioncamere Giorgio Mencaroni, Ulderico Sbarra in rappresentanza di Cgil-Cisl-Uil e gli imprenditori/dirigenti di Cna, Roberta Datteri e Renato Cesca) a ragionare attorno al progetto.

“I poli - ha affermato Vincenzo Riommi - possono essere un buon punto di partenza per rivedere la riorganizzazione del sistema formativo regionale. Ritengo si possa partire con delle sperimentazioni in quelle realtà territoriali dove esiste una forte vocazione settoriale, come la meccanica di precisione a Foligno o la ceramica a Deruta, mettendo in campo le risorse disponibili”. Per Francesco Bistoni “il futuro è della scienza: chi possiederà le conoscenze scientifiche determinerà i destini del mondo. Ecco perché le risorse vanno indirizzate necessariamente sulla ricerca”.

 

“Bisogna puntare su una forte innovazione, di processo e di prodotto, per poter superare la concorrenza e affermarsi sui mercati” ha dichiarato Renato Cesca, presidente provinciale della Cna e titolare di un’azienda di meccanica di precisione. Per Roberta Datteri, presidente di Ecipa e piccola imprenditrice della ceramica “occorre riuscire a individuare mercati esteri, nei quali ci si può affermare solo proponendo prodotti frutto della nostra sapienza in fatto di design”.

“Da domani – ha concluso Paolo Arcelli – coinvolgeremo nella riflessione tutte le organizzazioni imprenditoriali affinché questa idea dei poli possa partire con delle sperimentazioni e ed essere successivamente messa a sistema”.

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