Partono le firme contro l’inceneritore e cercano adesione a livello regionale - “Agli importanti quesiti sulla chiusura del ciclo dei rifiuti inviati ad Ati, Comune, Regione ed Asl, non è stata data risposta", ha riferito Anna Rita Guarducci, presidente del Circolo di Legambiente di Perugia. "Saremo noi -ha aggiunto- a fornire risposte plausibili che saranno divulgate attraverso comunicati”.

L’annuncio davanti alla gremita sala del Cva di Madonna Alta, che venerdì sera ha ospitato la seconda assemblea di Cittadini in rete, è anche quello di una petizione popolare per dire no all’inceneritore e sì a scelte che “hanno come priorità la prevenzione di tutte le forme di inquinamento, la salute e il reale interesse di cittadini”. E sul tema “Bruciare i rifiuti non è la soluzione” è stata articolata una serata che, oltre agli interventi di esperti in vari campi, ha riservato ampi spazi al pubblico per commenti e domande.

La salute al primo posto - Con i nuovi inceneritori, anche se a recupero energetico, non è scongiurato il rischio diossina –comunque presente– e quello delle emissioni delle polveri sottili non intercettabili da nessun filtro, secondo il dottor Giovanni Vantaggi, referente dell’Associazione di medici per l’Ambiente” Isde”. E quanto incida il fattore polveri sottili sulla salute delle persone lo si può riscontrare anche in Umbria in zone interessate dal fenomeno. “A Gubbio la Asl 1 ha registrato la massima incidenza di tumori”, ha riferito il medico.

I conti non tornano - "Bruciare non elimina i rifiuti, ma li trasforma in gas", ha riferito Claudio Santi, professore dell’Università di Perugia. Anche sul recupero energetico, promesso dagli inceneritori di nuova generazione, è stato chiaro il professore. L’energia prodotta è di gran lunga inferiore a quella impiegata nell’intero ciclo per produrre e smaltire il rifiuto. Ergo, invece di produrre occorre pensare in termini di risparmio energetico. Il massimo si ottiene, appunto, solo con il riuso, tutto il resto –direbbe Califano– è solo noia.

Ecomafie attirate dagli inceneritori - Se i cittadini preoccupati per la propria salute e gli ecologisti professano il rifiuto come risorsa, le ecomafie lo praticano da un pezzo, a modo loro. Si chiama girobolla e in un attimo trasforma l’identità dei rifiuti permettendo di incenerire quello che altrimenti andrebbe smaltito come rifiuto tossico. Dei pericoli legati a questo “ vizietto mafioso” ha parlato in un video messaggio, l’avvocato Emma Contarini, referente per l’Umbria nella stesura dell’annuale rapporto di Legambiente sulle Ecomafie.

Meno indifferenziata e più leggera la bolletta - Non un’utopia ma il successo di un progetto umbro che ha portato per 3200 tifernati virtuosi uno a pagare 20 euro in meno in bolletta. Sui 41.372 abitanti di Città di Castello ben 22.377 sono state le utenze servite lo scorso anno dal porta a porta e, grazie anche agli incentivi del progetto regionale Di.do -che ammontano a 146mila euro- i risultati hanno superato le aspettative aprendo le porte ad una chiusura del ciclo dei rifiuti che non danneggia l’ambiente, ha dichiarato Marco Montanucci, referente umbro di Inceneritori zero. Il risultato è che ogni abitante ha prodotto una media di 75,92 chilogrammi all’anno di rifiuti indifferenziati, contro la produzione a livello umbro che è di 388,34 chilogrammi.

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