PERUGIA - Domenica scorsa si è svolta una manifestazione / escursione nei territori Appenninici interessati dal passaggio del Gasdotto Brindisi Minerbio, organizzata dal CAI (Club Alpino Italiano) Sezione di Pesaro “Lino Liuti” e Sezione di Città di Castello.
L’iniziativa, che ha visto una folta partecipazione di escursionisti provenienti dal pesarese e da tutta l’Umbria, ha percorso un tratto di dorsale appenninica a cavallo tra le due regioni, prodiga di meravigliosi scorci panoramici e di vastissimi paesaggi.
Erano presenti anche attivisti della rete “No Tubo” e soci di diverse associazioni, tra cui Mountain Wilderness e WWF Umbria.
L’iniziativa voleva rimarcare l’appoggio del CAI (Tam – tutela ambiente montano) al vasto movimento che si oppone a questa “opera”, (ormai da molti definita “ecomostro”) che se realizzata avrebbe conseguenze durature e anche irreversibili sull’ecosistema, sul paesaggio e sulla stabilità idrogeologica del territorio e sulla circolazione delle acque.

Sono le dimensioni “dell’opera” davvero colossali e la delicatezza dei territori attraversati (il crinale dell’appennino e le valli più alte, dove spesso il territorio è ad uno stadio quasi primordiale, con la completa mancanza di vie di penetrazione, una vera wilderness nel cuore di uno dei paesi più densamente popolati del mondo) a destare perplessità e preoccupazioni.
Tutti si chiedono se davvero non esistano situazioni più adeguate ad un’opera industriale di queste proporzioni, piuttosto che le aree ecologicamente più integre che ancora ci rimangono.

Ed è proprio di questi giorni la notizia secondo la quale anche la Provincia di Pesaro Urbino ha dato mandato ai legali del Gruppo di Intervento Giuridico per il ricorso straordinario al Capo dello Stato. Un segno tangibile della volontà di un'altra Amministrazione di volersi schierare con i cittadini, a difesa dei valori del territorio.
Il ricorso si aggiunge a quelli presentati dalla Provincia di Perugia, dal Comune di Gubbio, dal Comune dell’Aquila, dal Comune di Sulmona e da molti comuni della Valle Peligna, nonchè dalle associazioni ambientaliste (WWF, Federnatura, Mountain Wilderness, LAC), appoggiati dai comitati di cittadini della rete interregionale No Tubo.
 

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