CITTA' DI CASTELLO - “Dobbiamo scegliere il bene anche quando significa mettere a repentaglio la propria vita”: questo il messaggio lanciato dal sindaco tifernate Luciano Bacchetta, dal presidente della Comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici, dal vescovo mons. Domenico Cancian durante la cerimonia di messa dimora dell’ulivo in memoria di mons. Beniamino schivo, che durante il passaggio del fronte in Alta Valle del Tevere salvò la famiglia ebrea di origine tedesca dei Korn dalla deportazione, meritandosi la medaglia d’oro al valor civile e l’onoreficenza di “Giusto tra le nazioni” da parte della Suprema corte israeliana.

L’ulivo, che l’associazione Keren Kayemet le Israel ha fatto giungere da Israele, è stato piantato presso l’area verde di Viale Leopoldo Franchetti, dove si è svolta la manifestazione di piantumazione ed è stata scoperta una targa a ricordo del gesto eroico di mons. Schivo, alla presenza di alcune classi della Scuola ebraica di Roma “Vittorio Polacco”, dei pari grado di San Filippo, di tanti cittadini e di una delegazione di Gallio, paese di origine del sacerdote, guidata dal sindaco Pino Rossi, “L’esempio civile di questo uomo di chiesa parla ancora a tutti noi” ha detto il sindaco Bacchetta “ma soprattutto vogliamo che parli ai bambini, ai giovani, a cui abbiamo il dovere di trasmettere i valori di libertà, tolleranza, coraggio dimostrati da mons. Schivo che oggi ricordiamo con l’affetto e l’ammirazione che si deve ad un esempio di virtù morale. Per questo abbiamo deciso di porre il nostro omaggio in un luogo deputato ai bambini, alle famiglie, agli anziani, che potranno vedere e riflettere sulla figura di un grande uomo”.

“Questo ulivo giunge a pochi giorni dalla decisione del Parlamento europeo di dedicare una giornata ai giusti, nel cui novero rientra a pieno diritto mons. Schivo” ha detto il presidente Pacifici, rivolgendosi ai bambini presenti per sottolineare come “ si deve parlare del male anche del bene e di chi se ne fatto strumento. Le scelte di questo uomo testimoniano come ci sia sempre una scelta anche se le circostanze sembrano negarla. Contro chi anche oggi sostiene che allora, al tempo della persecuzione degli ebrei, non si sarebbe potuto fare altrimenti, mons. Schivo ci ammonisce rispetto alla possibilità di essere interpreti della giustizia a prescindere dalla parte del mondo o della storia in cui ci troviamo. Mons. Schivo ha vissuto a lungo e nella cultura ebraica questo è uno dei modi con cui viene premiato chi spende nobilmente la propria esistenza”.
Il vescovo mons. Cancian ha ricordato mons. Schivo citando la testimonianza di Ursula Korn, la figlia minore della famiglia salvata dal sacerdote, “dalle cui parole emerge tutta la sua determinazione nel portare al sicuro in un convento persone che rischiavano di essere deportate se nessuno avesse fatto la cosa giusta in un momento in cui sarebbe stato più facile voltarsi altrove”. Alla cerimonia ha partecipato anche la signora Antonietta che fino all’ultimo si è presa cura del sacerdote, morto all’età di 103 anni il 30 gennaio scorso.
Mons. Beniamino Schivo era nato a Gallio nel 1910, giunse a Città di Castello, fu accolto nel seminario tifernate dal vescovo Carlo Liviero e venne ordinato sacerdote a Città di Castello il 24 giugno del 1933 dal vescovo Maurizio Crotti. Tra gli incarichi che ricoprì, fu direttore dell'archivio storico, della biblioteca diocesana e per molti anni direttore della "Libreria Sacro Cuore". Nella sua opera sacerdotale fu legato alle "Piccole ancelle del Sacro Cuore", figlie spirituali del beato Carlo Liviero, e responsabile della "Scuola Sacro Cuore”.

Il sindaco poi letto un messaggio del parlamentare Walter Verini, che grande parte ha avuto per l’esito dell’iniziativa, il quale, assente per impegni istituzionali, ha inviato “un saluto affettuoso agli amici della Comunità ebraica di Roma, venuti nella nostra città per onorare un uomo, un sacerdote che ha salvato cittadini ebrei durante i terribili e orrendi anni del nazifascismo e delle persecuzioni razziali. Questo gesto odierno è di straordinario valore civile, morale e politico, un seme gettato per allontanare dalla coscienza civile ogni germe velenoso di negazionsimo, razzismo, rifiuto del diverso e della società aperta. Un gesto che onora la nostra città”.
“È per me un onore rappresentare la comunità d’origine di don Schivo” ha detto il sindaco di Gallio Pino Rossi “e ricordare insieme a voi un uomo che illustra l’Italia e le città dove spese al servizio degli altri la sua vita. Questo ulivo rimane un segno concreto e tangibile dello spirito umanitario e generoso che ha informato il suo magistero terreno. Abbiamo voluto essere qui perché ci sentiamo vicini sia ai tifernati, alla Comunità ebraica, e a tutti coloro che sentono propri i valori di pace e amicizia tra i popoli”.

“Abbiamo donato un ulivo di 400 anni al Papa e oggi doniamo a voi questo ulivo perché crediamo che il legame tra l’uomo e la natura sia essenziale. In questa pianta riponiamo il nostro ricordo per un giusto tra le nazioni ma anche un ammonimento affinché non si ripetano più i drammi che abbiamo conosciuto durante la seconda guerra mondiale” ha detto Lorella Zarfati, rappresentante dell’associazione Keren Kayemet le Israel, mentre la dirigente della scuola “Vittorio Monaco” Milena Pavoncello ha sottolineato “la presenza dei bambini, a cui chiediamo di raccogliere il testimone della memoria e di guardare al futuro con fiducia anche grazie all’esempio di don Schivo, uomo degno d’onore”. “Unità nella diversità è la filosofia della nostra scuola che crede nei valori universali della solidarietà, dell’amicizia e del rispetto” ha aggiunto Massimo Belardinelli, dirigente del Primo circolo San Filippo “questi ideali vanno coniugati quotidianamente attraverso pratiche e esempi che possano far comprendere alle giovani generazioni che cosa significhi vivere in armonia con gli altri”.

Dopo la benedizione da parte del rabbino Alberto Funaro, la messa a dimora dell’ulivo si è svolta in un clima particolarmente commosso, con il sottofondo dei bambini che hanno cantato alcuni salmi e il Codice della pace. Da oggi una targa, accanto all’ulivo, ricorderà mons. Schivo ed il suo atto di coraggio.
All’iniziativa erano presenti anche il segretario della Comunità ebraica Emanuele di Porto, l’assessore Andreina Ciubini, il presidente dell’istituto Gabriotti Sergio Polenzani.
La giornata è proseguita con un pranzo presso la scuola di San Filippo per ospiti, autorità e bambini, che nel pomeriggio hanno visitato il centro storico e i musei del capoluogo tifernate.
 

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