CITTA' DI CASTELLO - È stata la Scatorbia, torrente storico di Città di Castello, il caso di studio del “Progetto Acqua”, promosso dall’assessorato alle Politiche ambientali del Comune tifernate, in collaborazione con l’Arpa, l’Agenzia umbra di protezione ambientale, con le scuole e una serie di soggetti che, a seconda dell’approfondimento, hanno offerto la loro competenza, dall’Ordine dei Dottori Agronomi della Provincia di Perugia all’Associazione Tartufai.

Il laboratorio, che ha portato alunni ed insegnamenti lungo il corso della Scatorbia, era incentrato sulla falda come elemento fondamentale della salubrità dell’acqua, a scopo idropotabile o irriguo. “Abbiamo osservato la qualità del torrente a partire dai suoi insetti, studiando dei macroinvertebrati la cui presenza non è compatibile con fonti inquinanti” spiega Paolo Fabbriciani, coordinatore Arpa, che ha seguito il progetto “All’altezza delle terme di Fontecchio e fino al suo arrivo in città, dove per esigenze urbanistiche e di sicurezza l’alveo è stato circoscritto da strutture in muratura, la Scatorbia, in base alle nostre indagine, mantiene all’interno e intorno a sé un habitat incorrotto.

Questa risultanza ci è servita per indagare su cosa implica avere, al contrario, una falda alterata: ad esempio per smaltire un solo chilo di sostanze nocive che contaminino la falda sono necessarie centinaia di migliaia di euro. Oltre al danno ambientale, non rispettare l’ambiente si rivela un consistente danno economico per tutta la società”. L’esperienza pratica è stata preceduta da una lezione teorica e seguita da un momento conclusivo, che ha coinciso con il cinque giugno, Giornata mondiale dell’Ambiente. “Sensibilizzare i giovani verso una risorsa primaria e non riproducibile si inserisce nelle azioni già annunciate in occasione dell’Umbria Water Festival da questa Amministrazione” specifica l’assessore Luca Secondi, precisando che “acquisire una nuova relazione con l’ambiente è un’esperienza anche emotiva. Interiorizzare il gesto di non gettare a terra rifiuti - fenomeno ancora troppo osservato in città - è più facile se conosciamo i pericoli insiti in atteggiamenti quotidiani sconsiderati anche se apparentemente di trascurabile entità. Rimediare ai danni prodotti è incomparabilmente più dispendioso del danno stesso. In questo senso la prevenzione è un risparmio e non una mera attività culturale. Investire sull’informazione oggi ci garantità economie in scala nel futuro e un am-biente migliore”.

L’iniziativa ha coinvolto due classi del liceo classico Plinio il Giovane ed una del corso scientifico, seguite dai docenti Patrizia Morvidoni, Patrizia Torre e Marcella Mancini. Nella seduta finale i ragazzi hanno presentato i lavori, producendo elaborati e proiettando diapositive in modo da socializzare l’esperienza, che sarà ripetuta e si concentrerà sul suolo, l’aria e i rifiuti. Bilancio positivo per il dirigente del polo liceale Plinio il giovane Rosella Mercati in vista di “una sempre maggiore integrazione tra scuola e territorio su temi universali. La scuola deve muoversi in relazione continua tra osservazione pratica e riflessione teorica, perché questo approccio permette di rileggere sotto una luce nuova elementi talmente pervasivi da risultare invisibili. Come l’acqua. Il documento prodotto a conclusione sarà la base di partenza per ulteriori percorsi formativi”. Sempre nell’ambito del “Progetto Acqua” si stanno tenendo presso la scuola elementare di Trestina precisi incontri con i bambini e nel prossimo anno scolastico anche il polo tecnico “Franchetti-Salviani” sarà coinvolto in questa iniziativa. Agli alunni l’Arpa ha distribuito un Atlante delle specie vegetali ed animali autoctone, prodotto dall’agenzia.
 

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