CISL. La Regione affronti i temi più urgenti della sanità
L’ennesima notizia di un professionista che abbandona l’Azienda sanitaria e quindi l’Umbria per andare in altre regioni non può che destare grande preoccupazione in casa Cisl. “Così si apre il 2023, in perfetta continuità con gli ultimi 2 anni. In questo lasso di tempo sono stati almeno 5 i professionisti che hanno deciso di lasciare l’Umbria per andare a svolgere ruoli dirigenziali in strutture più grandi di quelle presenti nella nostra regione. Tra queste ci sono le realtà ospedaliere della Toscana e della Campania”. E' il segretario generale Cisl Umbria Angelo Manzotti, che mette l'accento su questa criticità. "Criticità - sottolinea il segretario - che non trova prospettive risolutive da parte della Regione, per noi troppo impegnata su questioni politiche legate all'assessorato alla Sanità".
Il problema arriva da più fronti. “Se da una parte - spiega Manzotti - abbiamo le nostre eccellenze che decidono, per ragioni economiche o di prospettive di carriera, di lasciare la nostra regione, dall'altra abbiamo i giovani specializzandi che già all'inizio della propria attività decidono di lasciare il nostro territorio. Per non parlare dei senior, i medici con più esperienza, che sempre di più abbandonano il pubblico per lavorare nel privato perchè non adeguatamente valorizzati nelle strutture nelle quali sono stati impegnati per anni".
La preoccupazione della Cisl Umbria è sulle conseguenze di queste scelte. "Tutto questo, soprattutto se visto nel suo insieme, non può che fare male alla sanità regionale, in quanto rinforza i processi che caratterizzano una sanità passiva, che tra l'altro si caratterizza per annose e insostenibili liste d’attese. Oltre, naturalmente, a minare la qualità del servizio”.
Per la Cisl Umbria è arrivato il momento di concertare una strategia comune. “Quello che sta accadendo in Umbria – spiega Manzotti -, trattandosi di un fondamentale servizio, in prospettiva potrebbe portare a far considerare l’Umbria come una grande macro area interna. Se vogliamo che questo non accada dobbiamo attraverso il dialogo sociale lavorare per creare le sinergie affinché i professionisti possano restare nella sanità umbra, dando così risposte alle esigenze dei territori e dei cittadini. Ciò, nella consapevolezza delle nostre caratteristiche demografiche. L'Umbria, infatti, ha un primato: quello degli over 65. Sono in questo modo - conclude il segretario - potremo riuscire a creare le premesse per una sanità attiva. Una sanità che invece che impoverire il territorio lo arricchisca anche in uno dei beni più preziosi che si possa avere: la qualità della vita”.
Cisl Umbria
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