PERUGIA  - “Con l'avvio della discussione sulla mia mozione che mira ad instaurare in Umbria un sistema di filiera corta per valorizzare la qualità della carne ottenuta dall'attività di contenimento della specie cinghiale, e le modifiche al regolamento regionale in materia, spero che si arrivi presto a mettere in campo soluzioni efficaci che sappiano tutelare le produzioni agricole, ma anche dare impulso ad una nuova forma di economia regionale”.

Così il consigliere regionale Carla Casciari (Pd) dopo l'audizione di ieri in Terza Commissione (https://goo.gl/2mqWKP(link is external) ) dove si è discusso in merito al suo atto di indirizzo insieme ai rappresentanti della associazioni venatorie, degli ATC, dell’Università, dell’Istituto zooprofilattico, degli agricoltori e delle Usl.

“Dall'audizione – ricorda Casciari - è emerso unanime il parere secondo il quale le pratiche di gestione della specie cinghiale, fin qui messe in atto, non sono più sufficienti ad arginare un fenomeno che desta quotidianamente preoccupazione negli agricoltori e che provoca ingenti danni alle loro produzioni. Occorrono strumenti efficaci per il contenimento della specie alla luce della situazione straordinaria che si è venuta a creare in Umbria, come in altre regioni d'Italia. Secondo le stime il numero di capi presenti sul territorio regionale è sovrapponibile a quello dei suini allevati”.

“La realizzazione di una filiera di promozione della carne di cinghiale locale e la valorizzazione del prodotto con un marchio regionale – assicura Casciari - saranno interventi integrativi delle azioni mirate al contenimento della specie, per le quali auspico una rapida approvazione delle modifiche al regolamento proposte dalla Giunta regionale. Con le modifiche infatti, gli agricoltori, in caso di danneggiamenti alle colture, potranno attivare interventi di urgenza con tempi ancor più tempestivi e quindi prevenire e limitare ulteriormente i danni subiti”.

Questi saranno i primi passi da compiere – conclude Casciari –, ma allo stesso tempo ritengo che i tempi siano maturi per responsabilizzare i singoli agricoltori e renderli attivamente partecipi, insieme agli Ambiti territoriali di caccia, i sele-controllori e le altre istituzioni coinvolte, in un sistema semplificato, ma più qualificato, di contenimento della specie cinghiale”. 

 

 

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