PERUGIA - “C’era un cartello sostenuto da due donne al presidio dei lavoratori ex Merloni che lunedì hanno manifestato la propria rabbia e le proprie preoccupazioni davanti alle telecamere di Rai1, un cartello con una scritta molto semplice: ‘Il welfare è finito’. Credo che in quelle poche parole sia descritto alla perfezione quello che sta avvenendo sul nostro territorio: la drammatica crisi economica che si trasforma in crisi sociale”. Parte da qui l’analisi di Filippo Ciavaglia, segretario generale della Cgil di Perugia, che pone l’accento su alcuni dati a suo avviso particolarmente allarmanti.

“Intanto abbiamo un welfare familiare che non regge più – osserva Ciavaglia – dopo anni in cui la famiglia ha rappresentato il primo vero ammortizzatore, oggi ci sono segnali inequivocabili di grande difficoltà, a partire dai dati sull’andamento dei consumi, anche quelli alimentari, che nel 2016 continuano a calare (commercio al dettaglio -2,6% nel I trimestre) dopo essere diminuiti di oltre il 15% negli anni della crisi”. Un dato che, secondo Ciavaglia, testimonia come la riduzione del reddito disponibile abbia indotto le famiglie a tagliare tutte le spese non essenziali, per continuare a sostenere il costo di quelle meno comprimibili. 

Alla crisi del cosiddetto “welfare familiare” si affianca poi, secondo la Cgil, un chiaro indebolimento degli strumenti di welfare pubblico: “La riforma degli ammortizzatori sociali, ad esempio, andrà a limitare fortemente la risposta alle tante crisi ancora aperte anche nella nostra regione, crisi che – osserva Ciavaglia – interessano trasversalmente tutti i settori, fatta eccezione per quelle realtà in cui si è investito nell’innovazione, nel lavoro e in buone relazioni sindacali”. 

Dunque, secondo il segretario della Camera del Lavoro, ci sono forti preoccupazioni per la tenuta sociale di alcuni territori in particolare: “Penso non solo alla fascia appenninica, dove la ferita della ex Merloni è ancora pulsante, ma anche allo Spoletino dove l’industria è in ginocchio e alla Valnerina, che risentirà inevitabilmente degli effetti del terremoto”. 
E proprio sul terremoto Ciavaglia manda un messaggio chiaro alle istituzioni, Regione in primis: “È grave che a ormai quasi un mese dal sisma – dice – i sindacati non siano stati ancora convocati per affrontare insieme le tante questioni che interessano lavoratori e cittadini delle aree colpite. Eppure – continua – il modello del ‘97, che oggi tutti richiamano come vincente, era proprio basato sulla collaborazione tra istituzioni e forze sociali”.

Intanto, la Cgil, insieme a Cisl e Uil prosegue con l’elaborazione di proposte che possano fermare il declino e far ripartire davvero l’economia: “A livello nazionale abbiamo presentato proprio in questi giorni come Cgil un Piano per l’occupazione giovanile e femminile – sottolinea Ciavaglia – che punta alla creazione diretta di lavoro a partire da settori strategici come la prevenzione antisismica, la manutenzione del territorio e le bonifiche. Ma anche a livello locale è in corso l’elaborazione di una piattaforma regionale dei sindacati per l’Umbria, una piattaforma che parta dalle esigenze dei singoli territori, di lavoratori e cittadini, per costruire un’idea organica di rilancio per l’Umbria”.

 

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