CIA LE PRIORITA' PER CHI GUIDERA' LA REGIONE
«Come Cia agricoltori italiani dell’Umbria intendiamo dialogare con il futuro governatore o governatrice dell’Umbria perché riteniamo indispensabile passare dalla lamentela del nostro settore all’opportunità che, invece, l’agricoltura può offrire. Questo l’abbiamo fatto presentando un documento programmatico che delinea quelli che sono i due pilastri fondamentali: l’agricoltura delle aree rurali e quella delle aree interne». A dirlo il presidente di Cia Umbria e vice presidente nazionale Matteo Bartolini al termine della mattinata di martedì quando ha consegnato nelle mani delle candidate Stefania Proietti e Donatella Tesei un documento con idee di programma per l’agricoltura sul futuro dell’Umbria che vuole racchiudere le problematiche del settore aggiungendo anche delle soluzioni che possono accompagnare il futuro governo regionale.
Tra le priorità inserite nel documento di Cia Umbria c’è la questione dell’acqua di fronte ad eventi estremi come siccità o alluvioni e la necessità di riprogrammare una nuova metodologia di gestione, ad esempio, introducendo cultivar più resistenti al cambiamento climatico o aumentando l’efficienza delle infrastrutture irrigue.
«Sul tema delle aree interne è fondamentale il contributo dell’agricoltura, ma è necessario un intervento da parte delle istituzioni là dove mancano infrastrutture, scuole, asili, banda larga, la volontà di attivare una collaborazione con le aziende agricole. Penso al modello degli agriasilo, già sperimentato all’estero, che dimostra un diverso impatto nell’educazione e nella crescita del ragazzo. Bisognare dare un sostegno al ripopolamento delle aree rurali magari con l’accesso al credito e liquidità e pensare alle Zes, zone economiche speciali, che a fronte di difficoltà, di varia natura, come nelle aree interne, consentano una tassazione differenziata».
Serve una filiera agroalimentare più competitiva che vuole andare ad invertire il meccanismo odierno. «Nel 2023 secondo dati Istat il valore aggiunto dell’agricoltura è diminuito del 3,3 per cento, ma allo stesso tempo, chi fa trasformazione e vendita, ha aumentato i suoi costi del 2,2 per cento. Questo vuol dire che è stato ridotto il riconoscimento per il produttore e, allo stesso tempo, il consumatore ha visto un considerevole aumento dei costi della propria spesa. Per ribaltare tutto questo in Umbria dobbiamo cercare di costruire relazioni che possano facilitare azioni sinergiche tra produttore e utilizzatore (consumatori, ristorazione collettiva, agriturismi e strutture ricettive) e un piano di marketing territoriale che tenga insieme tutti gli attori economici: artigiani, commercianti, ristoratori, albergatori».
E poi c’è la proliferazione di alcune specie selvatiche che rappresenta un problema per le coltivazioni umbre riducendo la possibilità per chi di agricoltura vive di ottenere un risultato economico, anche in considerazione del rischio di emergenze sanitarie ad essa connesse (es. peste suina africana).
Qual è, dunque, il progetto di Cia per l’Umbria di domani? «Il cambiamento culturale verso la sostenibilità deve diventare il perno centrale delle politiche agricole regionali. Questa sostenibilità non si limita all’aspetto ambientale, ma abbraccia anche la dimensione sociale e soprattutto economica dell’agricoltura. La prossima amministrazione regionale potrebbe incentivare e sostenere la creazione di filiere alimentari territoriali che rispondano alla domanda di qualità e sostenibilità, offrendo al contempo un margine di guadagno equo per i piccoli produttori. La presenza di food hub sul territorio umbro, per esempio, rappresenterebbe una piattaforma fondamentale per il collegamento tra produttori locali e consumatori, con il vantaggio di ridurre i costi di intermediazione e sostenere la competitività delle piccole aziende agricole. Riconoscere l’agricoltura come motore di crescita significa superare la percezione del settore primario come fonte di problemi per vederne invece il potenziale economico e sociale. Per concretizzare questa visione, è essenziale il ruolo delle amministrazioni locali, che possono facilitare l’incontro e il dialogo tra agricoltori, artigiani, enti pubblici e consumatori, incentivando sinergie tra i diversi settori. In questo momento di scelte decisive per il futuro dell’Umbria, i candidati alle elezioni regionali sono chiamati a includere l’agricoltura in una visione più ampia di sviluppo sostenibile e resiliente.
Una politica agricola attenta e integrata nelle scelte di governo può trasformare l’Umbria in un laboratorio di sostenibilità, in cui l’agricoltura diventa uno strumento per creare valore, ridurre le disuguaglianze territoriali e rafforzare il senso di appartenenza alla comunità».
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