CIA nasce Granaio Italia a salvaguardia dei produttori
«Dopo il nostro pressing, torna nel Decreto Agricoltura l’istituzione del Registro telematico nazionale a tutela del Made in Italy». Lo ha detto Matteo Bartolini, presidente di Cia Agricoltori italiani dell’Umbria e vice presidente nazionale sottolineando come sia stato «premiato il costante pressing di Cia- Agricoltori Italiani, che si è battuta fin da subito per l’istituzione del Registro telematico sulle giacenze dei cereali, strumento indispensabile per riportare trasparenza sui mercati, tutelare le produzioni Made in Italy e la qualità per i consumatori.
È una vittoria nostra e di tutti i produttori che rappresenta il riconoscimento dell'azione sindacale di Cia a salvaguardia dei cerealicoltori, a promozione del vero Made in Italy e a tutela della qualità per i consumatori. Un’opportunità per tutta l’Umbria dove una sempre migliore tecnica colturale adottata dagli imprenditori cerealicoli ha contribuito a valorizzare la produzione anche in termini qualitativi, oramai presupposto imprescindibile per l’agroalimentare locale».
In Umbria, secondo dati Istat, nel 2022 la superficie totale coltivata a frumento duro ammontava a 22.650 ettari, per 870 mila quintali di produzione raccolta; mentre sono stati 26.980 gli ettari per il frumento tenero, per una produzione di 1.050.000 quintali. Con il Registro telematico nazionale, infatti, sarà possibile tenere sotto controllo la consistenza delle scorte dei cereali, anche al fine di immettere sul mercato informazioni utili a ridurre la volatilità dei prezzi. Non solo, l’obiettivo di Granaio Italia è garantire al consumatore la completa tracciabilità dei grani in tutti i diversi
passaggi del prodotto e offrirgli gli strumenti utili ad una scelta consapevole del prodotto da portare sulla propria tavola.
«Queste sono le risposte che aspettano i nostri agricoltori e i consumatori -aggiunge Bartolini-. Monitorare le produzioni cerealicole, promuovere il grano nazionale puntando sulla qualità, mettere un freno all’import selvaggio, assicurare prezzi giusti.
Ed è ancora più importante adesso, in un momento in cui la redditività non è garantita e le semine diminuiscono, con un calo delle superfici nazionali coltivate a grano duro di circa 130 mila ettari e la siccità che porterà a un taglio della produzione. Ora chiederemo a breve anche l’apertura del tavolo di filiera».
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