PERUGIA - Per il tabacco è arrivato il momento delle scelte importanti. A otto anni dalla riforma dell’Organizzazione comune di mercato (Reg. Cee n. 864 del 2004) e ad un anno dalla fine del sostegno comunitario, prevista per il 2013, il mondo agricolo italiano di interroga sul futuro di una coltivazione che dà vita ad una filiera che occupa ben 210mila addetti in tutto il Paese, dei quali circa 10mila in Umbria. Nella situazione di crisi generale in cui ci troviamo come è possibile evitare la fine della coltivazione di tabacco e, quindi, il crollo automatico del grande indotto che genera? E’ questo l’ interrogativo cui bisogna dare con urgenza una risposta.

Abbiamo avuto otto anni per affrontare questa problematica ma, come accaduto spesso, anche in questo caso rischiamo di arrivare con colpevole ritardo all’ appuntamento con il mercato aperto, senza una efficiente organizzazione della produzione e con rapporti disorganici tra i vari protagonisti della filiera. Per giunta le proposte avanzate ad ottobre dalla Commissione europea per la Pac post 2013 non fanno intravedere nulla di buono per una coltivazione che viene vista con diffidenza dai Paesi non produttori e dai burocrati di Bruxelles. L’ impegno di tutti coloro che hanno a cuore le sorti del tabacco deve essere quindi immediato e costruttivo, ma soprattutto scevro dalle bardature e dagli ostacoli che finora hanno impedito la realizzazione di un progetto più volte evocato e condiviso, da alcuni solo a parole, nel corso degli anni. Unire le associazioni dei tabacchicoltori per dare maggiore forza alla produzione nel confronto con l’ industria di trasformazione è stato il primo obiettivo raggiunto in Umbria nei giorni scorsi a testimonianza della buona volontà dei primi protagonisti della filiera.

La costituzione di un’ associazione molto rappresentativa, da tanto tempo sostenuta dalla Cia, ha irrobustito la componente finora più debole del sistema tabacchicolo umbro e può finalmente consentire l’ avvio di un efficace processo di riorganizzazione del nostro sistema produttivo per renderlo maggiormente competitivo. Occorre ora avviare una fase nuova, di serrato e costruttivo confronto con le grandi manifatture partendo dagli impegni più volte pubblicamente enunciati, per costruire un progetto condiviso per il tabacco italiano che ha tutte le caratteristiche per affrontare il mercato a viso aperto. Con questa convinzione chiediamo, pertanto, al ministro Mario Catania, alla presidente Catiuscia Marini ed all’ assessore Fernanda Cecchini di creare le condizioni migliori affinché questo dialogo possa svolgersi nei tempi e nei modi più giusti ed opportuni. Per quanto riguarda la nostra regione il Tavolo del Tabacco, da convocare subito dopo il Tavolo nazionale già annunciato dal ministro Catania, rappresenta certamente la sede più adeguata per intraprendere il nuovo percorso verso un futuro che veda la coltivazione, con i produttori, le maestranze e le varie professionalità formatesi validamente negli anni, ancora pienamente protagonista del nostro sviluppo economico.

Domenico Brugnoni
 

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