Cia: "Biogas, ottima opportunità per l'Umbria"
Pubblico delle grandi occasioni nella Sala Europa del Centro fieristico di Bastia per l’incontro promosso stamattina dalla Cia dell’Umbria, in collaborazione con il Cesar e Europe Direct, sul “Biogas per uno sviluppo sostenibile”. Un tema di grande attualità, attorno al quale si è accesa nei territori della regione una discussione a volte anche aspra tra favorevoli e contrari, che gli organizzatori hanno voluto affrontare con esperti e tecnici di alto livello proprio per fugare ogni perplessità su una bioenergia vantaggiosa per l’ambiente, per l’economia e per la società. Moderato da Angelo Frascarelli, direttore del Cesar, l’incontro è stato aperto da Catia Mariani, direttore generale della Cia dell’Umbria, che ha ribadito l’importanza degli impianti aziendali per la produzione di biogas non solo per risolvere i problemi legati allo smaltimento degli effluenti ma anche per fornire nuove opportunità di reddito agli imprenditori. Una riflessione ripresa negli interventi di due allevatori, uno – Luciano Chianella – che ha già iniziato con successo un’interessante esperienza di produzione di biogas nella propria azienda, l’altro – Fabio Topini – che è in procinto di avviare nel breve periodo il proprio impianto. Marino Berton, presidente di Aiel, Associazione italiana energie agroforestali promossa dalla Cia, ha dapprima illustrato con grande chiarezza il processo per la produzione di biogas, dimostrando non solo la sua assoluta compatibilità con l’ambiente ma anche la sua piena rispondenza alle strategie di politica energetica dell’Unione Europea. Il presidente di Aiel ha, quindi, spiegato nel dettaglio i contenuti della nuova normativa che entrerà in vigore dal prossimo 1° gennaio e che fornisce un esplicito impulso agli impianti a dimensione aziendale in grado di utilizzare tutto il potenziale energetico dei sottoprodotti vegetali e degli effluenti zootecnici. “Oggi pertanto – ha concluso Berton – esistono tutte la condizioni perché si affermi, anche e soprattutto in una regione come l’Umbria, un modello di produzione di biogas basato sui piccoli impianti aziendali ed interaziendali, comunque al servizio di imprese agricole e zootecniche locali.” Sulla politica agroenergetica umbra è quindi intervenuta Ernesta Maria Ranieri, responsabile dell’ambito Ambiente e Energia della Regione, evidenziando le azioni già intraprese e quelle da avviare per uno sviluppo basato sulla green economy e confermando l’impegno della Regione Umbria per il raggiungimento, entro il 2020, dell’obiettivo del 13 per cento di energia ottenuta da fonti rinnovabili (attualmente siamo al 6,5 per cento). Alessandra Paciotto, presidente Legambiente Umbria, ha espresso la piena sintonia della sua organizzazione con le proposte della Cia e si è detta favorevole agli impianti di piccola taglia, il cui biogas rappresenterà una delle fonti energetiche più importanti per il raggiungimento in Italia degli obiettivi fissati dall’Unione Europea per il 2020.
Cinque i punti di forza del biogas – ha aggiunto Paciotto – riconducibili all’elevato rendimento energetico, alla vasta gamma di materie prime utilizzabili, alla valorizzazione delle matrici agricole e agroalimentari, alla sensibile riduzione delle criticità nella gestione degli effluenti zootecnici (tempi, quantità, odori, modalità di spargimento, etc.) e alla produzione di biometano “pulito” da immettere direttamente in rete. Di grande interesse anche l’intervento di Gabriele Boccasile, responsabile Green economy della Regione Lombardia, che ha evidenziato come nella sua regione il biogas abbia trasformato un problema – lo smaltimento dei reflui degli allevamenti – in una grande opportunità: oggi in Lombardia vi sono ben 250 impianti quasi tutti alimentati con effluenti zootecnici. Dopo un approfondito dibattito al quale hanno preso parte, tra gli altri, l’assessore all’Ambiente del Comune di Perugia Lorena Pesaresi ed il portavoce dei Verdi Remo Granocchia, il presidente regionale della Cia, Domenico Brugnoni, ha svolto l’intervento conclusivo sottolineando in primo luogo come, dagli interventi scientifici svolti nel corso del convegno, sia apparsa evidente l’assoluta assenza di rischi per la salute umana e per l’ambiente derivante dalla produzione di biogas. Il presidente regionale della Cia ha, quindi, messo in risalto l’importanza di una corretta informazione per far comprendere, soprattutto ai non addetti ai lavori, la grande utilità delle agroenergie e, in particolare per l’Umbria, del biogas per l’ambiente e l’economia ma anche per la creazione di nuova occupazione. “In questo senso – ha concluso Brugnoni – nei prossimi giorni saranno attivati due corsi, uno promosso dalla Cia dell’Umbria ed uno dal Cesar, per la formazione di 31 tecnici per la gestione di impianti agroenergetici; i corsi sono rivolti a giovani laureati disoccupati e prevedono anche un’esperienza pratica retribuita presso imprese operanti nel settore.”
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