Di Ciuenlai - Chi ha Smacchiato l’Umbria Rossa? L’abbiamo chiesto a Rita Castellani, già Docente di Economia Politica presso il Dipartimento di Economia dell'Università degli Studi di Perugia. Rita Castellani ha anche una lunga militanza politica nella sinistra umbra e italiana, ed è stata membro della direzione nazionale del Pd, nella minoranza uscita dal Congresso del 2013 in quota a Giuseppe Civati .

La domanda di rito. L’Umbria Rossa è stata smacchiata? E’ evidente. L’Umbria non è più rossa da un sacco di tempo. Anzi direi che la smacchiatura, come hanno ricordato altri intervenuti in questo dibattito, si è vista di più qui che in altre parti d’Italia perché questa regione era uno dei “fortini e dei simboli della sinistra italiana.

La ragione o le ragioni? Non starò a ricordare i processi internazionali e nazionali che hanno provocato la drammatica crisi della sinistra nel mondo. Ma da noi, come dicevo, si è visto di più perché c’è stato uno scadimento lento ed inesorabile della classe dirigente.

Mi faccia capire questo concetto – L’Umbria è stata una delle regioni che ha trainato il processo del “buon regionalismo” , negli anni 70. Oltre a politici si spessore come Pietro Conti ed altri di quella generazione, l’Ufficio del Piano della Regione era formato da tecnici di grande statura, provenienti da varie esperienze e, in gran parte, originari di altre zone dell’Italia. Un ufficio che ha fatto storia proiettando l’Umbria, una piccola realtà fin allora misconosciuta, nello scenario nazionale con innovazioni, copiate da quasi tutti gli altri, su welfare, economia e sociale.

Poi? Poi il diluvio

Cioè? Da Ghirelli in poi istituzioni, partiti della sinistra, sindacati e associazioni di massa (i famosi corpi intermedi) si sono riempiti di “carrieristi” e di “opportunisti”. Si è smarrito il senso del bene comune ed ha prevalso quello dell’interesse personale

Che modello è stato seguito? In parte il modello e le pratiche nella quale la DC è stata maestra per decenni. Ma con una diversità. I democristiani facevano a mezzo. Cioè dividevano il loro impegno a metà tra bene comune e bene personale. Quelli di sinistra invece hanno agito a senso unico, pensando solo alle loro carriere politiche o amministrative, che in politichese si traduceva con il mantra della salvaguardia della “ditta”.

Risultato? Risultato una classe dirigente che si è progressivamente impoverita. La logica conseguenza è stata la perdita, da parte dell’Umbria, di quella centralità che si era costruita nel primo regionalismo e la sua meridionalizzazione, testimoniata dall’andamento dei principali indicatori economici e sociali. Quando si ha come chiave dello sviluppo il famoso “calce e carrello” vuol dire che si ha solo attenzione ai poteri forti locali, che sono diventati gli interlocutori unici e privilegiati della sinistra umbra.

Lei vive a Terni. Tutto quello che ha descritto che impatto ha avuto sulla seconda città dell’Umbria? Un impatto più devastante che a Perugia. MI spieghi perché – Perché Terni, anche all’epoca d’oro del Pci ha sempre avuto un gruppo dirigente “sottomesso” agli interessi di quello regionale. Gli esponenti della conca hanno presto interiorizzato l’assunto che, per emergere, avevano bisogno del gradimento del capoluogo. Eppure la prima repubblica partigiana fu creata sulle montagne della Valnerina, ma non se ne trova più traccia già nel primo dopoguerra.

Continui il racconto che è interessante – I “capipopolo” venuti giù dai monti e gli operai che, rischiando la vita, avevano difeso con il boicottaggio le acciaierie dai tedeschi, erano poco inclini ai compromessi e vennero subito messi da parte dagli “intellettuali” perugini. Non è un caso che i primi segretari della federazione del Pci di Terni e del comprensorio di Orvieto, furono il perugino doc Raffaele Rossi. e il “lacustre” Ottavio Rossi.

Non è un bel quadretto per i politici di Terni – La parola giusta è subordinazione. Prima ai dirigenti perugini e poi agli altri poteri della città L’esempio classico è stato ii periodo che io chiamo del “triangolo d’oro”: Sindaco Raffaelli, vescovo Paglia e Ad dell’Ast Espenhahn (condannato un anno fa n via definitiva a 9 anni e 8 mesi per il rogo di Torino, ma ancora comodamente in attesa a casa sua che un tribunale tedesco dia corso alle richieste del Ministero della Giustizia italiano), che ha praticamente portato la città alla drammatica situazione di oggi. Privatizzazione dell’acqua, speculazioni edilizie, chiusura del magnetico e impoverimento dei processi produttivi dell’AST, concessioni agli inceneritori, nessun intervento per l’ambiente….solo per indicare le azioni più eclatanti.

Ma nessuno ne parla – Le responsabilità politiche di quei tempi vengono coperte, tanto ci sono Di Girolamo e soci a dover fare i conti con le conseguenze di quella stagione che, per esempio, hanno portato il Comune a dichiarare il predissesto (per ora). Non senza effetti anche politici, vista anche l’esasperazione diffusa tra i cittadini. Il pericolo che il centrosinistra venga spazzato via da questo territorio non è alto, è altissimo.

Interviste ed interventi precedenti

1) Francesco Mandarini

http://www.umbrialeft.it/notizie/sono-stati-%E2%80%9C-nostri%E2%80%9D-0

2) Renato Locchi

http://www.umbrialeft.it/editoriali/chi-ha-smacchiato-lumbria-rossa-ulti...

3) Manlio Suvieri

http://www.umbrialeft.it/notizie/chi-ha-smacchiato-l%E2%80%99umbria-ross...

4)Leonardo Caponi

http://www.umbrialeft.it/notizie/chi-ha-smacchiato-lumbria-rossa-chi-ha-...

5)Giuseppe Mattioli

http://www.umbrialeft.it/notizie/chi-ha-smacchiato-l%E2%80%99umbria-ross...

6) Gianfranco Pannacci

http://www.umbrialeft.it/notizie/chi-ha-sbiancato-lumbria-rossa-semplice...

7) Mario Bartolini

http://www.umbrialeft.it/notizie/chi-ha-smacchiato-lumbria-rossa-incapac...

 

 

 

 

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