La Chevron deve pagare: 9 miliardi agli indios
di Simonetta Cossu
A metà strada tra Hollywood e Quito gli indigeni dell'Ecuador segnano un primo punto a loro a favore. In una piccolo tribunale dell'Amazzonia ecuadoregna un giudice coraggioso ha condannato la multinazionale del petrolio Chevron a pagare nove miliardi e mezzo di dollari per i danni arrecati all'ambiente e alla popolazione della regione amazzonica del Paese.
La storia ebbe inzio nel 1993, quando il gruppo Texaco - poi fuso con la Chevron - venne accusato per le estrazioni di petrolio effettuate tra il 1964 e il 1990 nella regione amazzonica dell'Ecuador, operazioni che secondo l'accusa hanno provocato ingenti danni alle comunità indigene delle regioni di Sucumbios e Orellana, che si sono trovati con campi aridi e avvelenati impossibilitati a coltivare ed allevare quello di cui avevano bisogno. Inoltre nel corso degli anni sono aumentati i casi di malattie mortali, fra cui il cancro e la leucemia. Chevron ha reagito, come era da aspettarsi, denunciando la sentenza come "illegittima" e annunciando che ricorrerà in appello fino "a riuscire a far prevalere la giustizia: secondo Chevron, la sentenza è il risultato di una frode e va contro quanto hanno sostenuto le prove scientifiche" fornite sul caso.
Il coraggioso giudice, Niucolas Zambrano, aveva inizialmente inflitto una multa che ammontava a 8 miliardi di dollari, ma il giudice ha fatto aggiungere alla cifra 860milioni di dollari, circa il 10% della multa, a favore della Amazon Defence Coalition, che rappresenta il gruppo dei danneggiati.
La sentenza di ieri era da attesa da 17 anni, dopo una battaglia legale che ha visto il suo inizio negli Stati Uniti e che da allora è stata rimbalzata da una nazione all'altra con una serie di colpi legali da una parte e dall'altra. Tra le grandi sostenitrici degli indigeni e che ha speso il suo volto e che ha dato visibilità alla vicenda va citata Bianca Jagger che sin dal 2003 non ha perso occasione per denunciare lo sfruttamente della Texaco prima e della Chevron poi.
La sentenza di ieri è stata accolta positivamente dai gruppi ambientalisti Amazon watch e Rainforest action network, che l'hanno definita come "la prova schiacciante che il gigante del petrolio sia responsabile di aver scaricato deliberatamente miliardi di galloni di scarti in corsi d'acqua e fiumi locali, che migliaia di persone usano per bere, fare il bagno e pescare". "È arrivato il momento per Chevron - hanno aggiunto le organizzazioni in un comunicato congiunto - di rimediare al disastro combinato in Ecuador". Chevron potrebbe inoltre vedersi raddoppiare la multa se non chiederà pubblicamente scusa per i danni causati entro 15 giorni.
Quella di ieri è considerata una tra le più salate multe imposte da una corte ad una multinazionale per danni ambientali, ma nonostante questo successo non c'è molto ottimismo per ora sul pagamento effettivo della multa.
Anche gli avvocati che rappresentavano le popolazioni amazzoniche hanno preannunciato ricorso, infatti il risacimento iniziale chiesto era di 113 miliardi di dollari.
In ogni caso la sentenza è un buon segnale per le organizzazioni ambientaliste se si considera che solo una settimana fa Chevron aveva fatto causa agli avvocati degli indigeni per frode.
Chvron è la seconda più grande multinazionale petrolifera americana e ha fatto registrare lo scorso anno un profitto pari a 19miliardi di dollari.
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