A che punto è la sanatoria per lavoratori e lavoratrici straniere irregolari, ma comunque “radicate” nella nostra regione e in particolare nella provincia di Perugia? A quasi un anno dal varo del provvedimento voluto dall’allora ministra dell’Agricoltura, Teresa Bellanova, molte sono le difficoltà registrate, anche a causa della pandemia. A fare il punto sono Vanda Scarpelli e Alessia Giuliacci, di Cgil e Inca Cgil Perugia.
“L'emergenza che stiamo vivendo certamente incide – affermano - ma ci sono anche croniche carenze del personale e tanti intoppi burocratici. Intanto però molte persone, in particolare donne, che vengono considerate irregolari ma sono più propriamente invisibili, continuano a lavorare in nero spesso nell’assistenza dei nostri anziani, entrando nelle nostre case e prendendosi cura dei nostri cari. Persone – continuano le sindacaliste - che rinunciano a diritti e tutele, che vivono senza assistenza sanitaria e che oggi più che mai avrebbero invece bisogno di essere ben visibili e inserite nel nostro sistema di prevenzione e cura”.
Secondo la Cgil, le lunghe attese e la totale assenza di informazioni sullo stato di avanzamento delle domande di emersione stanno creando “enormi problemi” e lasciando di fatto “senza un titolo di soggiorno molte persone anche nel nostro territorio”. Nella provincia di Perugia, infatti, a fronte di più di 1600 richieste presentate per la regolarizzazione di lavoro domestico, solo 200 sono state le convocazioni fatte dalla prefettura, con 95 le domande rigettate (dati aggiornati al 16 febbraio 2021).
“È necessario attivare ogni azione utile per accelerare le procedure e per garantire le necessarie risposte non solo ai lavoratori e alle lavoratrici, ma anche ai datori di lavoro – concludono Scarpelli e Giuliacci - Per questo motivo abbiamo richiesto un incontro con la Prefettura di Perugia, al fine di conoscere nel dettaglio la situazione che riguarda la sanatoria sul nostro territorio e per offrire il nostro contributo al fine di risolvere eventuali problematiche”.

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