Cgil: in Umbria l'obiezione di coscienza cancella i diritti delle donne
È incredibile la situazione che si è venuta a creare all’ospedale di Foligno, dove è di fatto sospeso il servizio di interruzione volontaria di gravidanza (IVG) perché l'unico medico non obiettore della USL Umbria 2 ha deciso di fare nuove esperienze professionali. Così, in un territorio molto vasto della regione Umbria non è più possibile esigere un diritto e applicare una legge dello Stato (peraltro in vigore da 40 anni). Ma il fatto è ancora più grave visto che le dimissioni del medico in questione erano previste da tempo e, quindi, la direzione generale della USL Umbria 2 avrebbe dovuto bandire un concorso per ginecologi non obiettori o ricercare professionisti che abbiano questa caratteristica.
È inaccettabile il mancato rispetto di una legge dello Stato, è inaccettabile che non si pensi alla salute delle donne e alla loro volontà di autodeterminazione.
Ricordiamo che l’Europa ha già condannato due volte l’Italia - da ultimo lo scorso anno, proprio su ricorso della Cgil - per la violazione dei diritti delle donne e per i “notevoli rischi per la loro salute e il loro benessere” che l’obiezione di coscienza comporta.
Si sani subito questo vulnus, adottando la soluzione individuata ad esempio dal Lazio che ha emesso un bando di concorso rivolto a medici tassativamente non obiettori di coscienza. E si implementino poi, come più volte promesso, i servizi che si occupano di prevenzione e salute delle donne.
Barbara Mischianti - Cgil Umbria
Vanda Scarpelli - Cgil Perugia
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