PERUGIA - Cgil, Cisl e Uil, si sono messi "Al lavoro per l'Umbria", per un nuovo modello economico e sociale di sviluppo regionale, "superando le tante difficoltà accumulate, attraverso la produttività e il lavoro". Vincenzo Sgalla, Ulderico Sbarra e Claudio Bendini, segretari generali dei sindacati, hanno presentato a Perugia un documento unitario con le proposte delle organizzazioni sindacali. Oggetto di un confronto istituzionale promosso dalla presidente della Regione Catiuscia Marini con tutti gli attori sociali.

Il documento, elaborato dai sindacati per accelerare il confronto tra istituzioni e parti sociali dopo una fase di partecipazione e condivisione che sarà avviata anche con lavoratori e cittadini, mette al centro alcune precondizioni fondamentali: lavoro e reddito dignitosi, sicurezza sul lavoro, legalità, turn-over occupazionale "per affrontare l'aggravarsi della disoccupazione giovanile".

Questo il testo integrale del documento

La crisi ha colpito duramente la nostra regione relegandola agli ultimi in termini di Pil, consumi, occupazione. In particolare, preoccupa fortemente la difficoltà a tenere il passo con le limitrofe Marche e Toscana, che possono vantare un andamento ben diverso
 
Considerazioni di fondo Il periodo di crisi ha duramente colpito la nostra regione a partire dal 2008, relegandola agli ultimi posti tra le regioni italiane in termini di PIL, consumi, occupazione. In particolare, preoccupa fortemente la difficoltà evidente a tenere il passo con le regioni limitrofe, Marche e Toscana, che possono vantare un andamento ben diverso dall’Umbria. Molte sono le fragilità della nostra regione, che può apparire piccola, isolata e vecchia, incapace di cogliere le sfide della globalizzazione con le quali anche il nostro territorio e il nostro modello economico devono fare i conti, all’interno di uno schema competitivo che vede un mondo più piccolo e soprattutto più veloce. Per questo pensiamo che il ritardo accumulato, in un sistema sempre più selettivo e votato ad efficienza e qualità, debba essere affrontato con nuovo piglio e nuova determinazione, cercando di condividere analisi, obbiettivi, prassi e strumenti, che devono quantomeno essere rivisti ed aggiornati rispetto alle nuove esigenze e ai nuovi scenari in tempi accettabili. Tutto ciò, tenendo presente che dal nostro punto di vista assume centralità il fattore lavoro e il reddito da lavoro, il solo che può garantire dignità, identità e cittadinanza. Quindi serve un lavoro dignitoso, non sostituibile da redditi di povertà, cittadinanza o simili che, seppure utili ad affrontare fasi particolari della vita, non possono sostituirsi al lavoro dignitoso. Un lavoro che andrebbe valorizzato anche recuperando ed investendo nei fattori culturali e nella formazione e riqualificazione professionale continua, curando percorsi che accreascano conoscenze, competenze e attitudini utili a favorire nuova occupabilità. Dopo le elezioni del 4 marzo Il risultato delle ultime elezioni politiche muta certamente lo scenario di riferimento, determinando uno sconvolgimento profondo degli assetti politici, che rimette in discussione il sistema di governo regionale, ne condiziona gli equilibri, le certezze, le consuetudini. Tale situazione inevitabilmente si sommerà alle difficoltà ed ai problemi di carattere socio-economico che attanagliano da anni la nostra regione e inciderà sull'azione di governo ed in particolare sulle importanti questioni aperte, quali riforme istituzionali, gestione dei servizi pubblici e socio sanitari, crisi industriali etc. Uno scenario completamente nuovo che richiede una nuova attenzione ed un rinnovato impegno, perché i risultati delle elezioni al saldo del populismo hanno pesantemente parlato di lavoro; di un sud 1 UMBRIA CGIL CISL UIL REGIONALE UMBRIA AL LAVORO PER L'UMBRIA Le proposte di CGIL CISL e UIL per un nuovo progetto di sviluppo regionale Considerazioni di fondo Il periodo di crisi ha duramente colpito la nostra regione a partire dal 2008, relegandola agli ultimi posti tra le regioni italiane in termini di PIL, consumi, occupazione. In particolare, preoccupa fortemente la difficoltà evidente a tenere il passo con le regioni limitrofe, Marche e Toscana, che possono vantare un andamento ben diverso dall’Umbria. Molte sono le fragilità della nostra regione, che può apparire piccola, isolata e vecchia, incapace di cogliere le sfide della globalizzazione con le quali anche il nostro territorio e il nostro modello economico devono fare i conti, all’interno di uno schema competitivo che vede un mondo più piccolo e soprattutto più veloce. Per questo pensiamo che il ritardo accumulato, in un sistema sempre più selettivo e votato ad efficienza e qualità, debba essere affrontato con nuovo piglio e nuova determinazione, cercando di condividere analisi, obbiettivi, prassi e strumenti, che devono quantomeno essere rivisti ed aggiornati rispetto alle nuove esigenze e ai nuovi scenari in tempi accettabili. Tutto ciò, tenendo presente che dal nostro punto di vista assume centralità il fattore lavoro e il reddito da lavoro, il solo che può garantire dignità, identità e cittadinanza. Quindi serve un lavoro dignitoso, non sostituibile da redditi di povertà, cittadinanza o simili che, seppure utili ad affrontare fasi particolari della vita, non possono sostituirsi al lavoro dignitoso. Un lavoro che andrebbe valorizzato anche recuperando ed investendo nei fattori culturali e nella formazione e riqualificazione professionale continua, curando percorsi che accreascano conoscenze, competenze e attitudini utili a favorire nuova occupabilità. Dopo le elezioni del 4 marzo Il risultato delle ultime elezioni politiche muta certamente lo scenario di riferimento, determinando uno sconvolgimento profondo degli assetti politici, che rimette in discussione il sistema di governo regionale, ne condiziona gli equilibri, le certezze, le consuetudini. Tale situazione inevitabilmente si sommerà alle difficoltà ed ai problemi di carattere socio-economico che attanagliano da anni la nostra regione e inciderà sull'azione di governo ed in particolare sulle importanti questioni aperte, quali riforme istituzionali, gestione dei servizi pubblici e socio sanitari, crisi industriali etc. Uno scenario completamente nuovo che richiede una nuova attenzione ed un rinnovato impegno, perché i risultati delle elezioni al saldo del populismo hanno pesantemente parlato di lavoro; di un sud 1 UMBRIA che lo chiede ed un nord che lo difende, ed dell'insicurezza del centro rispetto alla capacità di mantenere in vita un modello di sviluppo socio economico ormai alle corde. Risorse e obiettivi prioritari Questa fase storica, a fronte di grandi difficoltà, si caratterizza anche per alcune importanti opportunità che dovremo saper cogliere, come la concentrazione nella nostra regione di significative risorse economiche. Da quelle per la ricostruzione post terremoto, a quelle per le Aree Interne, ad Industria 4.0, passando per i fondi europei e le risorse per Terni-Narni Area di crisi complessa. Si tratta quindi di inquadrare queste potenzialità in un progetto complessivo di sviluppo, evitando gli errori del passato, legati alla distribuzione a pioggia delle risorse, agli equilibri territoriali, alla ricerca del consenso, che hanno alla fine generato più problemi che opportunità. Ecco perché Cgil, Cisl e Uil dell'Umbria ritengono fondamentale individuare e condividere alcuni obiettivi prioritari, verso i quali canalizzare le risorse e calibrare, anche aggiornandoli, gli strumenti necessari. È necessario prima di tutto affrontare alcuni problemi che si vanno aggravando e non possono essere sottovalutati, quali quello delle povertà e delle diseguaglianze, che ci chiamano a riflettere su una possibile redistribuzione fiscale a livello regionale e comunale, finalizzata ad un riequilibrio dei redditi, con particolare attenzione a quelli più bassi. Considerando inoltre l’aggravarsi della disoccupazione giovanile e l’esodo degli under 30 fuori regione, è necessario pensare ad un turn-over occupazionale, da favorire attraverso la costituzione di un fondo dedicato e di altri strumenti per l’occupazione giovanile in Umbria, come in parte previsto già nella nuova Legge Regionale sull’occupazione con l’ipotesi della staffetta generazionale. C'è poi il grande tema della produttività, dove siamo endemicamente in ritardo. Dal nostro punto di vista è necessario in primo luogo rimettere al centro proprio produzione e lavoro, in particolare il lavoro produttivo, attraverso un vero e proprio Progetto per il Lavoro, che noi riteniamo debba incentrarsi su quelli che chiamammo “motori autonomi dello sviluppo”: industria e manifattura 4.0, servizi avanzati e reti, digitalizzazione, start-up innovative, filiera turismo ambiente e cultura (TAC). Questi rimangono gli ambiti concreti e prevalenti su cui l’Umbria può ricostruire un progetto di crescita. Produttività di sistema locale e sviluppo sostenibile L'Onu ha riconosciuto con Agenda 2030 l'insostenibilità dell'attuale modello di sviluppo. Ha quindi individuato una serie di obiettivi per lo sviluppo sostenibile, che vanno dall'eliminazione della povertà, al rafforzamento dell'istruzione, all'uguaglianza di genere, alla lotta ai cambiamenti climatici, etc. Uno degli obiettivi fondamentali è il perseguimento di una crescita economica “duratura, inclusiva e sostenibile” e di “un’occupazione piena e produttiva, con un lavoro dignitoso per tutti”. Per conseguirlo, l'Onu indica la necessità “raggiungere livelli più elevati di produttività economica attraverso la diversificazione, l'aggiornamento tecnologico e l'innovazione, anche attraverso un focus su settori ad alto valore aggiunto e settori ad alta intensità di manodopera”. Anche l'Umbria, naturalmente, è chiamata a lavorare per questi obiettivi, valorizzando le sue potenzialità. Per questo riteniamo che si dovrebbe iniziare a pensare di incentivare e sviluppare nuovi lavori nella sfera del sociale e delle assistenze che, anche in conseguenza dell’andamento demografico, sono ambiti particolarmente importanti nel territorio regionale e forieri di nuove opportunità. Il tema della produttività, e quindi della produzione e dell’occupazione, mette anche in evidenza altre questioni, quali la massa critica per sviluppare un efficiente piano di sviluppo economico, che non può 2 che lo chiede ed un nord che lo difende, ed dell'insicurezza del centro rispetto alla capacità di mantenere in vita un modello di sviluppo socio economico ormai alle corde. Risorse e obiettivi prioritari Questa fase storica, a fronte di grandi difficoltà, si caratterizza anche per alcune importanti opportunità che dovremo saper cogliere, come la concentrazione nella nostra regione di significative risorse economiche. Da quelle per la ricostruzione post terremoto, a quelle per le Aree Interne, ad Industria 4.0, passando per i fondi europei e le risorse per Terni-Narni Area di crisi complessa. Si tratta quindi di inquadrare queste potenzialità in un progetto complessivo di sviluppo, evitando gli errori del passato, legati alla distribuzione a pioggia delle risorse, agli equilibri territoriali, alla ricerca del consenso, che hanno alla fine generato più problemi che opportunità. Ecco perché Cgil, Cisl e Uil dell'Umbria ritengono fondamentale individuare e condividere alcuni obiettivi prioritari, verso i quali canalizzare le risorse e calibrare, anche aggiornandoli, gli strumenti necessari. È necessario prima di tutto affrontare alcuni problemi che si vanno aggravando e non possono essere sottovalutati, quali quello delle povertà e delle diseguaglianze, che ci chiamano a riflettere su una possibile redistribuzione fiscale a livello regionale e comunale, finalizzata ad un riequilibrio dei redditi, con particolare attenzione a quelli più bassi. Considerando inoltre l’aggravarsi della disoccupazione giovanile e l’esodo degli under 30 fuori regione, è necessario pensare ad un turn-over occupazionale, da favorire attraverso la costituzione di un fondo dedicato e di altri strumenti per l’occupazione giovanile in Umbria, come in parte previsto già nella nuova Legge Regionale sull’occupazione con l’ipotesi della staffetta generazionale. C'è poi il grande tema della produttività, dove siamo endemicamente in ritardo. Dal nostro punto di vista è necessario in primo luogo rimettere al centro proprio produzione e lavoro, in particolare il lavoro produttivo, attraverso un vero e proprio Progetto per il Lavoro, che noi riteniamo debba incentrarsi su quelli che chiamammo “motori autonomi dello sviluppo”: industria e manifattura 4.0, servizi avanzati e reti, digitalizzazione, start-up innovative, filiera turismo ambiente e cultura (TAC). Questi rimangono gli ambiti concreti e prevalenti su cui l’Umbria può ricostruire un progetto di crescita. Produttività di sistema locale e sviluppo sostenibile L'Onu ha riconosciuto con Agenda 2030 l'insostenibilità dell'attuale modello di sviluppo. Ha quindi individuato una serie di obiettivi per lo sviluppo sostenibile, che vanno dall'eliminazione della povertà, al rafforzamento dell'istruzione, all'uguaglianza di genere, alla lotta ai cambiamenti climatici, etc. Uno degli obiettivi fondamentali è il perseguimento di una crescita economica “duratura, inclusiva e sostenibile” e di “un’occupazione piena e produttiva, con un lavoro dignitoso per tutti”. Per conseguirlo, l'Onu indica la necessità “raggiungere livelli più elevati di produttività economica attraverso la diversificazione, l'aggiornamento tecnologico e l'innovazione, anche attraverso un focus su settori ad alto valore aggiunto e settori ad alta intensità di manodopera”. Anche l'Umbria, naturalmente, è chiamata a lavorare per questi obiettivi, valorizzando le sue potenzialità. Per questo riteniamo che si dovrebbe iniziare a pensare di incentivare e sviluppare nuovi lavori nella sfera del sociale e delle assistenze che, anche in conseguenza dell’andamento demografico, sono ambiti particolarmente importanti nel territorio regionale e forieri di nuove opportunità. Il tema della produttività, e quindi della produzione e dell’occupazione, mette anche in evidenza altre questioni, quali la massa critica per sviluppare un efficiente piano di sviluppo economico, che non può 2 che tenere in considerazione il dibattito aperto sulla “macroregione” che - al di là delle forme - deve prevedere interazione, collaborazione e scambio con le regioni confinanti. Il territorio andrebbe considerato come un “veicolo attrattivo” per un nuovo sviluppo economico, quindi occorre lavorare sul marketing territoriale, quale fattore di efficienza e soprattutto di attrazione di imprese e capitali. Un ambito nel quale, a nostro avviso, si sta perdendo forza per varie cause, a cominciare dallo stato dei servizi pubblici e privati attivi sul territorio, dal credito, all’energia, ai trasporti, ai rifiuti che stanno vivendo un periodo di particolare difficoltà. Particolare attenzione va rivolta al mondo del credito, che rimane fattore determinante per lo sviluppo locale delle PMI e dell’artigianato, e alle disponibilità delle fondazioni bancarie, che potrebbero meglio concorrere allo sviluppo del territorio. Un settore per il quale andrebbe ristabilito il principio del servizio alla comunità ed al suo sviluppo, attraverso l’erogazione di credito e disponibilità ad imprese e famiglie. Ci permettiamo inoltre di sottolineare le difficoltà legate alla riorganizzazione istituzionale, che rendono più confuso e macchinoso il sistema, ed in particolare la tendenza ad agire da “istituzioni esclusive”, che penalizza una gestione aperta e partecipativa, orientata alla trasparenza, all’efficienza e al merito. Il ruolo centrale dell’Assessorato allo Sviluppo Economico Soggetto protagonista di questo percorso (ovviamente dopo le imprese) deve essere l’assessorato regionale allo Sviluppo Economico, con le agenzie ad esso collegate, in particolare Sviluppumbria e Gepafin, che - nonostante il lavoro e l’impegno prodotto - non sono riuscite ad arginare le performance negative della regione e che quindi, a nostro avviso, devono rivedere e migliorare le proprie azioni, concentrandosi e riorganizzandosi su tre ambiti prevalenti, sui quali impegnare tutte le risorse e le competenze disponibili, ed acquisirne di nuove se ritenute strategiche e necessarie. Gli ambiti ipotizzati: - Innovazione e ricerca (università, centri di ricerca) - Crisi aziendali e territoriali - Mercato del lavoro innovativo e dinamico, politiche attive e centri per l’impiego In tal senso la Legge Regionale per il Lavoro può rappresentare l'avvio di un percorso in grado di mettere in campo interventi per l’occupazione, in attesa di conoscere ciò che accadrà sul piano nazionale. Sollecitiamo al contempo la necessità di una maggiore e più incisiva partecipazione nel percorso di gestione dell'area di crisi complessa Terni-Narni, mentre apprezziamo il pacchetto di misure per l’occupazione giovanile e ultra quarantacinquenne, espulsa dal ciclo produttivo, che accoglieva una nostra specifica richiesta. La centralità del territorio Nella logica globalizzatrice i problemi vengono ricacciati in basso, nei territori, con un processo di “scaricabarile” internazionale, statale, locale, con il territorio costretto a rispondere con le proprie forze per organizzare e sistematizzare l’azione dal “fondo del bidone”, evitando di subire passivamente le negatività esterne. Serve dunque una visione innovativa, che deve recuperare le buone prassi, in particolare per ciò che attiene alla questione ambientale, trasversale ai vari aspetti della vita di una comunità, dalla produzione alla qualità della vita. L'ambiente dovrà dunque assumere un’importanza molto più grande, affermando il principio di una vera sostenibilità delle politiche. In questa ottica rientra naturalmente 3 che tenere in considerazione il dibattito aperto sulla “macroregione” che - al di là delle forme - deve prevedere interazione, collaborazione e scambio con le regioni confinanti. Il territorio andrebbe considerato come un “veicolo attrattivo” per un nuovo sviluppo economico, quindi occorre lavorare sul marketing territoriale, quale fattore di efficienza e soprattutto di attrazione di imprese e capitali. Un ambito nel quale, a nostro avviso, si sta perdendo forza per varie cause, a cominciare dallo stato dei servizi pubblici e privati attivi sul territorio, dal credito, all’energia, ai trasporti, ai rifiuti che stanno vivendo un periodo di particolare difficoltà. Particolare attenzione va rivolta al mondo del credito, che rimane fattore determinante per lo sviluppo locale delle PMI e dell’artigianato, e alle disponibilità delle fondazioni bancarie, che potrebbero meglio concorrere allo sviluppo del territorio. Un settore per il quale andrebbe ristabilito il principio del servizio alla comunità ed al suo sviluppo, attraverso l’erogazione di credito e disponibilità ad imprese e famiglie. Ci permettiamo inoltre di sottolineare le difficoltà legate alla riorganizzazione istituzionale, che rendono più confuso e macchinoso il sistema, ed in particolare la tendenza ad agire da “istituzioni esclusive”, che penalizza una gestione aperta e partecipativa, orientata alla trasparenza, all’efficienza e al merito. Il ruolo centrale dell’Assessorato allo Sviluppo Economico Soggetto protagonista di questo percorso (ovviamente dopo le imprese) deve essere l’assessorato regionale allo Sviluppo Economico, con le agenzie ad esso collegate, in particolare Sviluppumbria e Gepafin, che - nonostante il lavoro e l’impegno prodotto - non sono riuscite ad arginare le performance negative della regione e che quindi, a nostro avviso, devono rivedere e migliorare le proprie azioni, concentrandosi e riorganizzandosi su tre ambiti prevalenti, sui quali impegnare tutte le risorse e le competenze disponibili, ed acquisirne di nuove se ritenute strategiche e necessarie. Gli ambiti ipotizzati: - Innovazione e ricerca (università, centri di ricerca) - Crisi aziendali e territoriali - Mercato del lavoro innovativo e dinamico, politiche attive e centri per l’impiego In tal senso la Legge Regionale per il Lavoro può rappresentare l'avvio di un percorso in grado di mettere in campo interventi per l’occupazione, in attesa di conoscere ciò che accadrà sul piano nazionale. Sollecitiamo al contempo la necessità di una maggiore e più incisiva partecipazione nel percorso di gestione dell'area di crisi complessa Terni-Narni, mentre apprezziamo il pacchetto di misure per l’occupazione giovanile e ultra quarantacinquenne, espulsa dal ciclo produttivo, che accoglieva una nostra specifica richiesta. La centralità del territorio Nella logica globalizzatrice i problemi vengono ricacciati in basso, nei territori, con un processo di “scaricabarile” internazionale, statale, locale, con il territorio costretto a rispondere con le proprie forze per organizzare e sistematizzare l’azione dal “fondo del bidone”, evitando di subire passivamente le negatività esterne. Serve dunque una visione innovativa, che deve recuperare le buone prassi, in particolare per ciò che attiene alla questione ambientale, trasversale ai vari aspetti della vita di una comunità, dalla produzione alla qualità della vita. L'ambiente dovrà dunque assumere un’importanza molto più grande, affermando il principio di una vera sostenibilità delle politiche. In questa ottica rientra naturalmente 3 la già annunciata riorganizzazione e riforma dell’agenzia di riferimento, ARPA. Sempre in materia di occupazione giovanile, andrebbe valutata l'ipotesi di un reddito di transizione, attraverso un impegno lavorativo ridotto in ambito sociale o ambientale, da gestire dopo il percorso di studi e a cui collegare percorsi di specializzazione, così da ampliare le competenze personali ed evitarne l’esodo. Misure, anche queste, che potrebbero essere finanziate con una revisione della tassazione sui redditi alti o con una tassa di scopo dedicata all’occupazione giovanile. Altro ambito d’intervento è legato alla responsabilità sociale, in particolare delle imprese tutte, comprese le multinazionali, che oltre che per agli azionisti, potrebbero attivarsi anche per il territorio, e attraverso norme premianti, incentivi e sgravi, impegnarsi anche per la gestione delle crisi, rendendosi ad esempio disponibili a riassorbire eventuali esuberi. Non possiamo trascurare una crescente illegalità diffusa nelle pratiche quotidiane ed in particolare nel lavoro, dove avanzano, in modo piuttosto evidente, prevalentemente attraverso la logica degli appalti e subappalti (ma non solo) pratiche di concorrenza sleale, di ricatto, di abbassamento dei diritti e quindi della sicurezza del lavoro. Appalti, dumping contrattuale, infiltrazioni mafiose e sicurezza sul lavoro dovranno essere argomenti da rimettere al centro del dibattito, individuando per tutti i temi le adeguate soluzioni, garantendo da subito il contrasto determinato di queste pratiche che, come detto, oltre che alla dignità del lavoro e alla sua sicurezza, attengono al pericoloso capitolo dell’illegalità. Il percorso Come detto, non si può perdere l’occasione derivante dalle ingenti risorse disponibili: una massa di finanziamenti pubblici che, uniti ad altri fondi privati, potrebbero sostenere un nuovo percorso di sviluppo economico locale. Pensiamo dunque che sia giunta l’ora, considerata l’importanza dei temi, di fare il punto, in primo luogo con l’istituzione regionale, per vedere se vi sono le condizioni per costruire momenti di verifica, confrontare le idee, condividere la visione e gli obbiettivi, costruendo gli strumenti adeguati, anche innovando e cambiando quelli esistenti, per provare ad arginare i problemi e tentare, attraverso la produzione ed il lavoro, di invertire l’andamento economico della nostra regione ed il rischio del peggioramento della tenuta sociale. Consideriamo quindi positiva la disponibilità già espressa dalla giunta regionale e l’avvio di alcuni primi tavoli di confronto, che dovranno essere meglio definiti e partecipati per poterne garantire la migliore funzionalità, ed il perseguimento degli obbiettivi attesi. Gli ambiti di verifica e conseguenti tavoli di lavoro potrebbero essere individuati nel percorso dei fondi europei Fesr, Fse, Feasr, e nelle politiche più generali di sviluppo della regione, in una nuova visione di economia circolare e di sostenibilità. Ne indichiamo alcuni : - innovazione e ricerca: bandi, misure, fondi, interventi delle agenzie Sviluppumbria e Gepafin - crisi industriali: monitoraggio e verifica dello stato delle crisi, strumenti risorse azioni, attività della task force e delle Agenzie - Turismo: verifica dello stato dell’arte, analisi delle azioni e delle strategie in essere - Sistema dei bandi pubblici: la concorrenza sleale, il dumping contrattuale, l'illegalità - Servizi pubblici locali: il sistema delle partecipate e gli altri servizi, credito, energia, etc. 4 la già annunciata riorganizzazione e riforma dell’agenzia di riferimento, ARPA. Sempre in materia di occupazione giovanile, andrebbe valutata l'ipotesi di un reddito di transizione, attraverso un impegno lavorativo ridotto in ambito sociale o ambientale, da gestire dopo il percorso di studi e a cui collegare percorsi di specializzazione, così da ampliare le competenze personali ed evitarne l’esodo. Misure, anche queste, che potrebbero essere finanziate con una revisione della tassazione sui redditi alti o con una tassa di scopo dedicata all’occupazione giovanile. Altro ambito d’intervento è legato alla responsabilità sociale, in particolare delle imprese tutte, comprese le multinazionali, che oltre che per agli azionisti, potrebbero attivarsi anche per il territorio, e attraverso norme premianti, incentivi e sgravi, impegnarsi anche per la gestione delle crisi, rendendosi ad esempio disponibili a riassorbire eventuali esuberi. Non possiamo trascurare una crescente illegalità diffusa nelle pratiche quotidiane ed in particolare nel lavoro, dove avanzano, in modo piuttosto evidente, prevalentemente attraverso la logica degli appalti e subappalti (ma non solo) pratiche di concorrenza sleale, di ricatto, di abbassamento dei diritti e quindi della sicurezza del lavoro. Appalti, dumping contrattuale, infiltrazioni mafiose e sicurezza sul lavoro dovranno essere argomenti da rimettere al centro del dibattito, individuando per tutti i temi le adeguate soluzioni, garantendo da subito il contrasto determinato di queste pratiche che, come detto, oltre che alla dignità del lavoro e alla sua sicurezza, attengono al pericoloso capitolo dell’illegalità. Il percorso Come detto, non si può perdere l’occasione derivante dalle ingenti risorse disponibili: una massa di finanziamenti pubblici che, uniti ad altri fondi privati, potrebbero sostenere un nuovo percorso di sviluppo economico locale. Pensiamo dunque che sia giunta l’ora, considerata l’importanza dei temi, di fare il punto, in primo luogo con l’istituzione regionale, per vedere se vi sono le condizioni per costruire momenti di verifica, confrontare le idee, condividere la visione e gli obbiettivi, costruendo gli strumenti adeguati, anche innovando e cambiando quelli esistenti, per provare ad arginare i problemi e tentare, attraverso la produzione ed il lavoro, di invertire l’andamento economico della nostra regione ed il rischio del peggioramento della tenuta sociale. Consideriamo quindi positiva la disponibilità già espressa dalla giunta regionale e l’avvio di alcuni primi tavoli di confronto, che dovranno essere meglio definiti e partecipati per poterne garantire la migliore funzionalità, ed il perseguimento degli obbiettivi attesi. Gli ambiti di verifica e conseguenti tavoli di lavoro potrebbero essere individuati nel percorso dei fondi europei Fesr, Fse, Feasr, e nelle politiche più generali di sviluppo della regione, in una nuova visione di economia circolare e di sostenibilità. Ne indichiamo alcuni : - innovazione e ricerca: bandi, misure, fondi, interventi delle agenzie Sviluppumbria e Gepafin - crisi industriali: monitoraggio e verifica dello stato delle crisi, strumenti risorse azioni, attività della task force e delle Agenzie - Turismo: verifica dello stato dell’arte, analisi delle azioni e delle strategie in essere - Sistema dei bandi pubblici: la concorrenza sleale, il dumping contrattuale, l'illegalità - Servizi pubblici locali: il sistema delle partecipate e gli altri servizi, credito, energia, etc. 4 - Politiche del settore agroalimentare - Altri Il percorso dovrà recuperare l’impegno anche delle altre rappresentanze di interessi, a partire da quelle della produzione industriale e manifatturiera, così da poter verificare le diverse posizioni sullo stato dell’economia locale e sul possibile piano di sviluppo, per poi procedere con la costituzione dei tavoli di verifica di ambito sindacale, al fine di condividere una strategia e i possibili comuni obbiettivi, analizzando più attentamente gli specifici settori economici, recuperando il principio della trasparenza e della scientificità, che presume che il confronto si basi sulla certezza di dati e analisi condivise, su occupazione, produttività, investimenti, etc., supportati da serie storiche e dettagliate di dati. Il percorso ipotizzato, sul quale aprire il confronto, può considerarsi propedeutico alla condivisione e sottoscrizione di un aggiornato accordo per lo sviluppo economico sociale dell’Umbria, partendo dalla centralità del lavoro e della produzione, che andrebbe a completare il confronto aperto sul sociosanitario, quello sulle riforme istituzionali e sulla pubblica amministrazione. Si tratta insomma di costruire e dare respiro ad un “vero progetto politico” che sappia pensare e costruire l’Umbria del futuro, attraverso un ripensato e aggiornato sviluppo della nostra economia e il rilancio del nostro importante modello di coesione sociale. L’impegno Su questo progetto e sulla sua possibile realizzazione si sta concentrando l'azione sindacale che proseguirà con la discussione e la partecipazione capillare e diffusa di iscritti, lavoratori e cittadini, sia nei luoghi di lavoro che attraverso campagne di comunicazione, così da rendere partecipi e responsabili più lavoratori e cittadini possibile sull’azione intrapresa dal sindacato. Per questo ci impegniamo a lavorare all’organizzazione di alcuni importanti eventi legati allo sviluppo di questo progetto, da realizzare in alcune aree simbolo del lavoro e della produzione della nostra regione. Con l'obiettivo di aprire un confronto pubblico sullo stato reale della nostra regione e di ricercare pratiche e idee per un nuovo sviluppo economico e sociale, superando, attraverso la produzione ed il lavoro, le tante difficoltà accumulate. Il sindacato confederale prende dunque un impegno per un’azione riformatrice, che passi attraverso il protagonismo del lavoro, troppo trascurato e vilipeso. Un impegno da portare avanti in trasparenza, ma con fermezza, attivando tutti i mezzi a nostra disposizione che si renderanno, strada facendo, necessari.

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