Un cessate il fuoco a Gaza rappresenta una pausa vitale, uno stop alle uccisioni dopo 400 giorni di sangue e distruzione.

Ma arriva tragicamente tardi e dopo sofferenze immense dei civili. Serve più di una pausa temporanea per permettere alle persone di ricostruire le proprie vite, recuperare la propria dignità, piangere i morti e tutto ciò che è andato perduto.

E serve un ingresso rapido e massiccio degli aiuti per soddisfare i catastrofici bisogni umanitari e medici. Il cessate il fuoco è solo il primo passo...

"Molti miei colleghi piangevano. Anche prima dell'annuncio dell'accordo per un cessate il fuoco, hanno iniziato a piangere. Piangevano e provavano sentimenti di grande dolore. Alcuni di loro hanno iniziato a ricordare le persone rimaste uccise. Questi pensieri tristi inizieranno con la fine delle ostilità. Soprattutto quando le persone sfollate nel sud torneranno alle loro case nel nord e a Gaza City e lì vedranno una situazione diversa. Vedranno case distrutte. Penso che sarà molto difficile. Finirà la paura, inizierà il dolore. 
 
Personalmente ho provato sentimenti contrastanti. A un certo punto volevo sorridere, ridere e cantare e allo stesso tempo piangere. Piangeremo per molte cose quando inizierà il cessate il fuoco. Piangeremo per le persone che abbiamo perso, amici, familiari. Piangeremo per gli orfani. Piangeremo per le vedove di Gaza. Piangeremo per i disabili. Piangeremo per le case che sono state distrutte" - Dr. Abu Abed, vice coordinatore medico di MSF a Gaza

Così si legge in una nota diffusa da Medici Senza Frontiere 

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