PERUGIA - “La centrale a biogas sul Tevere è un distillato di errori”. Bocciatura secca, quella di Paolo Brutti,  segretario regionale e Responsabile Ambiente dell'Italia dei Valori, nei confronti della Distilleria Di Lorenzo e del suo impianto da 999 chilowatt, fresco di autorizzazione da parte della Conferenza di servizi.

“Ripetiamo per l'ennesima volta che l'effetto virtuoso di bruciare gli scarti di lavorazione sta nel trattare i propri residui, non importandone tonnellate da altri stabilimenti per alimentare un bruciatore che produce energia e guadagna attraverso gli incentivi governativi. Fuori dalle ipocrisie - afferma Brutti -, con la decisione sciaguratamente unanime di ieri non si è autorizzato un sistema per eliminare gli scarti della Distilleria ma una piccola centrale di produzione elettrica. Se a questo si aggiunge che l'impianto sorge a ridosso del Tevere, un luogo che dovrebbe aver ben altra tutela da parte dell'amministrazione comunale, che già oggi la puzza dei fumi rende particolarmente sgradevole la bellissima passeggiata lungo il fiume, e che, colmo dell'assurdità, un bruciatore di queste dimensioni produce comunque discrete quantità di residui, per cui il problema si ripropone tale e quale, non resta che unirci alle proteste dei Comitati locali di Pontevalleceppi che si battono contro l'impianto e per la delocalizzazione della Distilleria”.

“Finirà - conclude Brutti – col solito monumento alla stupidità: una volta cessati gli incentivi – infatti – restarà un camino non solo orribile ma pure inutile”.

Fortemente critica anche la posizione espressa da Franco Granocchia, coordinatore cittadino del partito di Di Pietro che da parte sua parla di “Nuovo capitolo di un vecchio libro”.

“Ad ottobre – spiega Granocchia  che sull’argomento si era già molte volte speso in passato - avevamo tirato un sospiro di sollievo quando la Distilleria aveva ritirato il progetto di un ulteriore impianto a biomasse superiore ad un megawatt. Oggi non solo siamo di fronte al fatto che la Distilleria ha presentato un nuovo progetto , questa volta da 999kilowatt, potendo così contare su una procedura più snella, ma apprendiamo anche che al Comune di Perugia in conferenza dei servizi nessuno avrebbe apposto pareri ostativi”.

Il nuovo impianto “non s’ha da fare!”, è il grido di manzoniana memoria lanciato da Granocchia, che spiega: “ proprio perché già una delibera del Comune del 2009 stabiliva come a rischio incidenti l’azienda perugina, tanto che, si era disposta la sospensione delle fermate della linea ferroviaria Fcu in prossimità della distilleria”. “Per non parlare del fatto - sottolinea ancora Granocchia - che l’incidenza in termini ambientali della produzione industriale era già stata denotata anche dalle indagini del Noe”.

“Abbiamo sempre sostenuto - conclude quindi - che la distilleria andava delocalizzata, si tratta dell’unico sito con questo rischio censito dal Comune di Perugia e i fatti hanno dimostrato come la gestione negli anni non sia stata impeccabile. Ci sono abusi edilizi, riscontrati anche dallo stesso Comune, e un’inchiesta partita dal Noe che ha portato al sequestro di settantasette ettari di terreno”. E’ perciò opportuno per Granocchia che si verifichi se la procedura abilitata semplificata posa essere applicata anche in un caso simile.

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