PERUGIA - “Finalmente l’assessore Rometti ha tirato fuori dal cassetto il progetto per il rilancio della centrale a carbone di Bastardo. Adesso venga a parlarne in Consiglio regionale dove l'attende un'interrogazione presentata da mesi a cui si è sempre sottratto, rifiutandosi di rispondere alle numerose perplessità che quel progetto suscita nei cittadini e in chi crede nella green economy e nello sviluppo delle fonti rinnovabili”. Oliviero Dottorini, capogruppo dell’Italia dei Valori in Consiglio regionale, ribadisce “la necessità di una riconversione della centrale di Bastardo” e torna a chiedere la presenza in Aula dell’assessore all’Ambiente Silvano Rometti prima della firma della convenzione tra Enel, Università e Regione, prevista per l’8 giugno.

“Un misto di arroganza e approssimazione – spiega Dottorini - rischia di trasformare un’opportunità di riconversione economica e occupazionale in un opaco disegno di rilancio delle fonti convenzionali e inquinanti. Da come ci viene presentato nei giornali, infatti, il progetto di Enel, Regione e Università non ha nulla di 'rinnovabile' o di lontanamente attinente la green economy. Anzi - continua - l’impressione è quella che si voglia riproporre la centrale a carbone con appena qualche ritocco estetico”.

Per Dottorini “il progetto risulta pertanto non decifrabile se non con gli strumenti della propaganda. Risulta impossibile, per esempio, immaginare di alimentare una centrale da 150 megawatt con mais e canna da zucchero, se non importando immensi quantitativi di biomassa da fuori regione, fuori nazione o fuori continente. Il che, com’è noto, renderebbe improponibile annoverare questa modalità di produzione energetica come rinnovabile, risultando le emissioni climalteranti di gran lunga superiori a quelle recuperate attraverso l’assorbimento da parte delle varietà vegetali adottate.

Per rendere compatibile l'impatto ambientale infatti - spiega il capogruppo dell'Idv - è necessario che le centrali siano di piccole dimensioni ed utilizzino biomasse locali. In questo caso è evidente che neanche se dedicassimo tutti i terreni agricoli dell'Umbria a queste coltivazioni riusciremmo a sopperire alle esigenze di una centrale di quelle dimensioni. A meno che non si pensi di bruciarvi rifiuti, come suggerisce Confindustria”.

“In ogni caso – aggiunge Dottorini - il Piano energetico regionale prevede che in Umbria non si possano produrre più di 14 megawatt di energia da biomasse. In questo caso, solo con il sito di Gualdo Cattaneo, si pensa di arrivare a 150 o comunque a livelli non autorizzati da alcuna programmazione. Se si ritiene di rivedere quelle previsioni, è necessario modificare il Piano energetico. Se questo non bastasse, una mozione approvata dal Consiglio regionale nell'ottobre 2007 prevede che non si possa riconvertire la centrale di Bastardo a biomasse. E inoltre – aggiunge - che non vi si possano bruciare rifiuti o altro materiale inquinante ulteriore rispetto a quello già in uso.

Tra l'altro – ricorda - quella mozione chiedeva anche che venisse realizzata una indagine epidemiologica per verificare malattie e patologie presenti nell'area della centrale. Quella deliberazione del Consiglio regionale – sottolinea - non è stata mai superata da altre mozioni e non risulta in alcun punto compatibile con le scelte che, a quanto si apprende dai giornali, l’assessorato all’Ambiente ha in mente di attuare. Pertanto - conclude Dottorini - l’idea di coltivare varietà come mais e canna da zucchero a fini energetici, sottraendole all’alimentazione umana e a coltivazioni di pregio, risulta particolarmente bizzarra, a maggior ragione per il fatto che si tratterebbe di una tecnologia di prima generazione, mentre si sta già lavorando alla terza generazione, molto meno impattante”.
 

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