PERUGIA - Perugia, città profondamente laica dal forte sentimento religioso, ha celebrato stamani, con la partecipazione di alcune migliaia di fedeli, la solennità del Corpus Domini nella cattedrale di San Lorenzo. Al termine della celebrazione è seguita la tradizionale processione con il Santissimo Sacramento, che ha percorso le vie del centro storico fino alla basilica di San Domenico, sostando davanti alle sedi delle Istituzioni civili e politiche del capoluogo umbro, elevando preghiere al Signore per coloro che sono chiamati ad operare per il bene comune.

Il cardinale Gualtiero Bassetti, che ha presieduto la celebrazione eucaristica e portato il Santissimo Sacramento in processione, ha ricordato che il Corpus Domini «è la festa solenne nella quale celebriamo la Santa Eucaristia, dono incommensurabile di Dio dinanzi al quale noi possiamo con verità pronunciare soltanto una parola: Grazie Signore!».

Il presule ha voluto affidare al Santissimo, in modo particolare, i tre diaconi seminaristi che sabato 28 giugno ordinerà sacerdoti in San Lorenzo, le famiglie, «che possono vive nel vincolo dell’amore» e i giovani, «affinché nessuno possa strappare loro la speranza e la gioia». Il cardinale Bassetti ha esortato anche i fedeli all’unità attorno al pane eucaristico, ricordando le parole di sant’Ambrogio, che, all’inizio del Cristianesimo «esortava il popolo di Dio a non disgregarsi perché membra di Cristo: guai alle divisioni, alle lotte fratricida, alle invidie, al dito puntato - dice Papa Francesco - gli uni contro gli altri. Chi punta il dito contro l’altro lo punta contro se stesso. Siamo una cosa sola come quel pane di cui ci nutriamo sull’altare».

«Eucaristia Dinanzi al Padre che ci ha tanto amati da donarci il proprio figlio – ha evidenziato il presule –; dinanzi al Figlio che ci ha tanto amati da donarci la sua carne e il suo sangue, perché diventino cibo e bevanda per la nostra vita; dinanzi allo Spirito Santo, dito della destra di Dio, che con la sua azione trasforma il pane e il vino dell’altare nel corpo e nel sangue di Cristo, fratelli e sorelle, che possiamo fare se non dire, emozionati, stupiti e pieni di gioia: Grazie Signore! E’ questo anche il senso della processione che faremo dopo la messa».

«La processione del Corpus Domini – ha ricordato il cardinale – è certamente un gesto sacramentale. Camminare per le vie della nostra città, cantando la nostra fede; attraversare insieme le piazze e le strade è figura luminosa, quasi icona vivente, del popolo di Dio che avanza nella storia, come il popolo ebraico nel deserto. Egli sa di andare verso la Terra promessa, perché Dio non glielo ha detto, ma sa anche che Dio non gli fa mancare la manna dal cielo, come cibo quotidiano, e che il suo Signore rimane sempre con lui, con la tenda della sua presenza. L’Eucaristia è questa tenda che ci ricopre tutti».

«Ognuno di noi, stamani, compiendo questo cammino con l’Eucaristia, è consapevole di rappresentare quello che è il cammino della vita cristiana, ma anche della vita civile e sociale della comunità intera. Perché è tutta una comunità e qui non c’è distinzione fra religioso e sociale che cammina per il bene comune e per il progresso umano e soprattutto cammina verso la Casa del Padre a cui tutti siamo destinati. Ma l’Eucaristia diventa una testimonianza irrefutabile soltanto quando è tradotta nella nostra vita di tutti i giorni. Non basta essere devoti dell’Eucaristia e non basta nemmeno adorare il Santissimo Sacramento; l’Eucaristia va tradotta nella nostra vita. Aveva ragione il vescovo sant’Agostino a gridare ai cristiani, che si raccoglievano intorno alla mensa eucaristica: “diventate quello che mangiate”. Diventate cioè uomini e donne che nelle fede sempre ringraziano il Signore: sanno riconoscere i segni della sua bontà nella loro storia e sono in grado di comprendere e riconoscere l’amore di Cristo che sorpassa ogni conoscenza».

Il cardinale Bassetti, avviandosi alla conclusione dell’omelia, ha ricordato che nutrirsi del pane eucaristico comporta anche compiere «servizio» tra fratelli, cioè, come fece Gesù nel Cenacolo attraverso il gesto della lavanda dei piedi ai discepoli, «accogliersi, accettarsi, amarsi, servirsi a vicenda».

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