"L'indagine del Corpo forestale evidenzia una situazione non più tollerabile e dimostra inequivocabilmente la fondatezza delle preoccupazioni dei cittadini umbri in merito alla nascita di nuove cave. A essere messo sotto accusa è un sistema di gestione e controllo delle attività estrattive che evidenzia l'anomalia umbra in un settore che negli anni ha puntato sulla vendita fuori regione degli inerti e su una scarsa attenzione da parte della politica. Il quadro che ne è esce è poco rassicurante e ci spinge a intervenire con rigore, iniziando a innalzare i canoni delle concessioni minerarie, in Umbria tra i più bassi d'Italia”. Con queste parole Oliviero Dottorini, capogruppo dell'Italia dei Valori in Consiglio regionale, e Matteo Minelli, responsabile dei Giovani Idv, commentano l'operazione di stamani del Corpo forestale dello Stato che ha scoperto 33 illeciti amministrativi riguardanti il settore estrattivo, con 11 denunciati e 158mila euro di sanzioni.


“In questo quadro – affermano Dottorini e Minelli - è significativo che amministrazioni come quella di Perugia assecondino richieste per l'attivazione di nuove cave. Il caso di Resina è emblematico e testimonia una significativa subalternità della politica verso interessi che mal si conciliano con lo sviluppo del territorio e la sua tutela ambientale”. 


"Lo sfruttamento intensivo del territorio, specie quando avviene in sfregio alle normative, rappresenta una ferita profonda al patrimonio ambientale e paesaggistico della nostra regione. Clamoroso il caso della cava in costruzione a pochi metri dalle sponde del fiume Sordo, a Serravalle di Norcia, un posto di altissimo pregio ambientale, già oggetto di una nostra interrogazione. L'Umbria - continuano Dottorini e Minelli - non può permettersi di puntare su cave, estrazioni e sfruttamento intensivo del territorio, a maggior ragione quando le forze dell'ordine paventano per prime l'alto rischio di contaminazioni illegali in questo settore. Piuttosto sarebbe bene affrontare definitivamente il problema delle risibili concessioni e della modalità di ripristino dei siti dismessi che negli anni hanno lasciato ferite insanabili sul territorio regionale. Per quanto ci riguarda siamo pronti a intraprendere qualunque azione si renda necessaria per impedire nuovi sfruttamenti di terreno regionale, a partire dal folle progetto di una nuova cava nella località di Resina".


"Occorre - concludono Dottorini e Minelli - dare seguito con convinzione ai proclami sulla green-economy e indirizzarsi verso una coerente politica di sviluppo sostenibile, duraturo e non imitabile che sia in grado di valorizzare le qualità del territorio attraverso la riqualificazione dell'agricoltura, del turismo e la tutela delle risorse idriche".
 

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